Gli affari delle élite nascosti all’opinione pubblica
di IL SUSSIDIARIO (Mauro Bottarelli)
Per evitare di dover raccontare una realtà che le vedrebbe colpevoli di una nuova ondata di crisi, le élites generano nuovi mostri da vendere all’opinione pubblica
Lapresse
Questo articolo è l’ideale prosecuzione di quello pubblicato ieri. Perché, infatti, il potere sente la necessità di dissimulare la realtà, creandone una parallela attraverso gli allarmi, la paura, l’ansia collettiva, le false notizie? Semplice, per evitare la reazione della cosiddetta e un po’ mitologica opinione pubblica: sia essa a livello elettorale che di sollevazione violenta che di disobbedienza civile. O, peggio, economica. Ovvero, una messa in discussione radicale del modello imperante. Non so quanti di voi abbiano visto il film Fight club, se non lo avete fatto vi invito a porre rimedio. In una delle scene iniziali, i due protagonisti si incontrano fortuitamente – poi si scoprirà che non vi è nulla di fortuito nel loro rapporto – in aereo, essendo vicini di posto. Parlano delle disposizioni di sicurezza, guardando il libretto che si trova nel sedile di fronte e Brad Pitt chiede a Edward Norton se sappia perché sui velivoli vi siano le maschere per l’ossigeno: «Per respirare», risponde quest’ultimo. «L’ossigeno ti fa sballare», lo corregge Pitt, parlando di un meccanismo più che consolidato: «In un’emergenza catastrofica, uno fa grandi respiri di paura, a un tratto diventi euforico, docile, accetti il tuo destino». Qui trovate la scena di cui parlo, tratta da YouTube.
Cosa c’entra tutto questo con la realtà che stiamo vivendo? Anzi, che ci apprestiamo a vivere? È la medesima cosa: per evitare di dover raccontare una realtà che le vedrebbe colpevoli di una seconda ondata di crisi e ulteriore impoverimento globale, le élites generano nuovi mostri da vendere all’opinione pubblica, somministrando loro in contemporanea l’ossigeno della paura ansiogena alimentato dai media. A quel punto, nessuno più guarderà al livello di indebitamento globale pubblico+privato, alla bolla che grava su Wall Street, al potenziale distruttivo di un rialzo dei tassi reali dopo anni di Qe generalizzato, alla precarizzazione di massa, all’intelligenza artificiale, all’automazione e alla robotica, al falso problema dell’inflazione strutturale a fronte di dinamiche salariali che hanno generato, dal 2008 in poi, una devastante e progressiva proletarizzazione di massa del ceto medio a livello globale, Usa di Barack Obama in testa.
Volete un esempio di quanto sto dicendo? Guardate questi grafici: quanta gente al mondo è conscia di questa situazione? Ovvero che mentre tutti i tg parlano delle magnifiche sorti e progressive del mercato equities, ancora una volta la cosiddetta smart money sta disfandosi di titoli azionari che rivende felice e al massimo delle quotazioni al parco buoi, anch’esso felicissimo perché non conscio dell’ennesima tosatura che lo aspetta? E guardate il secondo grafico, ci mostra come i bonus pagati a Wall Street siano tornati ai livelli record, saliti ulteriormente del 17% nell’ultimo anno a 184.220 dollari di media. E guardate i redditi dei cittadini comuni, del parco buoi cui quella gente sta vendendo la sua carta da parati, gonfiata nel prezzo da anni e anni di buybacks resi possibili dai tassi a zero della Fed che facilitava emissioni obbligazionarie di massa per finanziarli.
Nel 2016, il bonus medio era di 158mila dollari contro il reddito medio dei comuni mortali statunitensi di poco più di 59mila dollari. E se la storia dovrebbe insegnarci qualcosa, come ci mostrano questi altri due grafici relativi a correlazioni fra indici (e tragici epiloghi),
questi altri grafici svelano quello che è il segreto meglio mantenuto e nascosto dalle élites, grazie al loro impianto disinformativo e a quell’arma di distrazione di massa che è la paura collettiva: la discrepanza fra realtà e speranza economica non è mai stata così ampia. Viviamo nel mondo parallelo che i media ci dipingono e raccontano (speranza), ma che non corrisponde alla realtà dei numeri, quella drammatica e dissimulata, quella con cui dovremo fare i conti a breve. Esattamente come accadde nel fall-out socio-economico del 2008, quando tutti pensarono a uno shock legato al fallimento Lehman Brothers che coinvolgesse solo la finanza, dovendo a breve ricredersi dolorosamente e pagando di tasca propria una parte (quella sostanziale, oltretutto) del conto sotto forma di disoccupazione, pignoramenti, prosciugamento del credito ed esclusione dal suo ciclo di trasmissione (vedi le banche che chiudono rubinetti, prestiti, fidi, mutui e quasi si vengono a riprendere anche agende e calendari regalati a Natale), esclusione sociale.
Certo, ci sono i farmaci oppiodi a dare una mano nell’accettazione quotidiana della realtà, ma capite da soli che siamo a livelli davvero degni di un romanzo distopico. Ma se volete davvero capire cosa serve oscurare agli occhi dei cittadini, mettendo in campo di tutto, dall’atomica nordcoreana al Russiagate fino alle spie avvelenate e ai dazi per rendere ancora grande l’America, guardate questo grafico e avrete la realtà davanti agli occhi: mette in correlazione quella che possiamo tranquillamente definire la mina antiuomo all’idrogeno creata dalla Fed negli anni di espansione monetaria e monetizzazione del debito.
Quelle linee così divergenti, sia nel recente passato che in prospettiva nel prossimo futuro, rappresentano l’una (quella verde) il tasso di default presente e proiettato nel futuro degli emittenti obbligazionari ad alto rendimento, mentre quella gialla il debito come percentuale del Pil nominale statunitense: siamo alle sperimentazioni di Frankenstein allo stato puro, non esiste più alcuna correlazione diretta fra indebitamento e ciclo di default delle aziende americane non finanziarie che hanno generato quello stesso debito negli anni. Perché? Semplice, finora ha tenuto tutto a galla la Fed con il Qe e le sue varie derivazioni/degenerazioni, ma adesso che i tassi stanno salendo, cosa accadrà? L’aumento del Libor, ovvero delle condizioni di stress bancario nel finanziamento in dollari, è il canarino nella miniera di questa bomba pronta a esplodere?
Perché c’è poco fa fare, anche volendo ontologicamente ignorare la teoria dei cicli economici: se la Fed smette di tamponare la situazione, qualcuno quel debito deve non solo onorarlo, ma pagarci anche gli interessi sopra. Sono in grado le corporations non finanziarie Usa di fare questo? E quelle dei Paesi emergenti? E i governi di quelle nazioni? No, altrimenti Donald Trump non si sarebbe inventato dalla sera alla mattina la politica dei dazi e non avrebbe attaccato frontalmente Amazon in difesa del commercio tradizionale, strozzato dal dumping ben più letale di quello dell’acciaio cinese del gigante delle-commerce. E gli Usa, piaccia o meno, vedono il loro Pil composto al 70% ancora dai consumi personali: se il trend delle vendite al dettaglio cala e il tasso di risparmio ci mostra un calo delle spese per consumi personali, dinamica che stiamo vivendo proprio ora e da ormai parecchi trimestri (fatti salvi periodi come Natale od occasioni come il Black Friday), come si potrà evitare una netta, drammatica e drastica inversione di trend di quella linea verde del grafico, al netto di grandi catene e centri commerciali che già oggi – con la Fed di fatto ancora nel guado – chiudono decine e decine di punti vendite, tanto che i fallimenti e i licenziamenti correlati già annunciati per quest’anno fanno il paio con il drammatico 2009 post-Lehman?
I tg e i giornali parlano di questo? No. In compenso, ci regalano dettagli sempre più spaventosi della risorgente minaccia terroristica, addirittura progetti di decapitazioni e mutilazione dei genitali degli infedeli occidentali: così, mentre qualcuno sta già operando nelle tue parti basse a livello economico e di qualità ormai devastata della vita (il livello di indebitamento per credito al consumo, specialmente l’acquisto di auto nuove e usate e per mutui scolastici negli Usa sta sfondando un record storico al mese, un trend ormai insostenibile anche per la fascia più alta della fu middle class), tu non te ne preoccupi, perché temi il jihadista di turno nascosto in cantina o nel vaso di fiori. Quando ti accorgerai della sciarada in atto, purtroppo sarà tardi. Insomma, mentre voi fate grandi respiri di paura indotta (e, per la maggior parte dei casi, immotivata), altrove si creano le condizioni per non pagare il prezzo delle proprie scelte criminali in campo economico, monetario e fiscale. E, anzi, scaricarle un’altra volta sull’opinione pubblica, fatta principalmente di consumatori, correntisti, risparmiatori, acquirenti e detentori di titoli azionari e obbligazionari. Quindi, vi vendono titoli azionari gonfiati perché siate voi i primi sulla linea del fuoco della valanga, quando si staccherà oppure vi diranno che qualche retrogrado barbuto vuole evirarvi in nome di Allah, in modo che non vediate come i primi che puntano a quell’operazione così drastica sul vostro apparato genitale sono proprio i percettori dei bonus che avete visto nel grafico su Wall Street: il tutto, mentre i salari della stragrande maggioranza dei lavoratori Usa restano al palo, mentre sale drasticamente il loro indebitamento e il sempre più ingestibile servizio dello stesso tramite interessi, rate, rid bancari, insolvenze e meraviglie assortite del consumo a tutti i costi.
Perché è comodo, comodissimo farvi aver paura di Daesh o della Corea del Nord o della Russia. Primo, non pensate ai problemi reali (e se vi azzardate a continuare a farlo, vi imbottiscono di farmaci antidolorifici all’oppio, droghe o alcool, acquistabili non a caso anche con i food stamps, i sussidi alimentari federali, così come le sigarette, visto che la voce principale del Pil Usa negli ultimi trimestri rimangono le spese obbligatorie legate a Obamacare, ovvero la spesa sanitaria) e, secondo, spendete una fortuna in armamenti e difesa per scongiurare quelle minacce.
Sapete quanto ha appena deciso di spendere la Polonia in chiave anti-russa? Un contratto da 4,75 miliardi di dollari per ammodernare l’hardware militare, lo stanziamento più grande di sempre. Indovinate un po’ chi fornirà quelle armi e quell’equipaggiamento a Varsavia? E come mai gli Usa hanno chiuso il consolato russo a Seattle e non a New York o Los Angeles, città e avamposti diplomatici ben più strategici? Perché era troppo vicino alla fabbrica e al quartier generale operativo della Boeing, la gallina delle uova d’oro del warfare. Svegliatevi, prima che sia troppo tardi. Essere sopravvissuti, in qualche modo, al 2008, non garantisce il medesimo epilogo quando finirà l’Eldorado garantito finora dalle Banche centrali. E lo stesso ragionamento vale per il Giappone, dove ieri i dati macro hanno parlato di prospettive inflazionistiche in calo e disoccupazione in aumento, casualmente: è bastato parlare blandamente e ipoteticamente di exit strategy dall’Abenomics da mettere sul tavolo alla riunione del board della Bank of Japan dell’aprile 2019 (non dopodomani) e il panico sottotraccia – questa volta per una ragione reale e seria – è stato tale da far invertire i dati macro, dopo trimestri di miracolo nipponico. Tu guarda le coincidenze! E la Bce con l’eurozona, settore obbligazionario corporate in testa, non fanno eccezione.
Ma se preferite, continuate pure a fare grandi (e vanamente tranquillizzanti, un po’ come gli antidolorifici che stanno facendo strage di overdosi in Usa) respiri di paura.
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