Il governo gialloverde e l’idiozia delle fazioni italiane
di OLTRELALINEA (Stelio Fergola)
Si è insediato, finalmente, il governo Conte. Pena chiaramente la fiducia parlamentare che verrà votata nei prossimi giorni. Le reazioni sono già copiose, soprattutto in senso negativo, da gran parte degli opinionisti e delle testate nazionali. Si parla di fascismo, razzismo, governo più a destra della storia dal 1948: Vittorio Zucconi e Gad Lerner tra i grandi protagonisti. Quest’ultimo si prodiga in questa geniale e filosofica sintesi:
Toni da solite, noiosissime paure di pseudo-dittature ed altre scemenze simili. In ogni caso, non credo sia questo l’elemento più interessante da notare, quanto la scarsa capacità analitica che molti, in queste settimane, hanno mostrato nei riguardi della formazione dell’esecutivo giallo-verde.
I motivi sono relativi alla cristallizzazione delle sue componenti: l’ignorantissimo e impreparato Movimento 5 Stelle da un lato, la razzistissima e altrettanto ignorantissima Lega dall’altro.
Ovviamente si tratta di due giudizi di valore molto diversi tra loro: mentre che la Lega sia razzista è a tutti gli effetti un’invenzione giornalistica, altrettanto non si può dire dei 5 Stelle, novellini incapaci di produrre un proprio programma per anni e inauguratori di una filosofia che, a ben vedere, è l’esatto opposto della politica, visto che si concentra sull’ormai inflazionatissimo “fattore onestà” che tutto vuole dire e nulla fare, in un contesto del tutto privo degli elementi più importanti per governare un paese: capacità e personalità.
Ma qui sta il punto. La politica è lo specchio della realtà: è fluida, soggetta ad evoluzioni spesso inaspettate, che possono condurre a situazioni altrettanto inaspettate.
Se nessuno può negare il livello estremamente basso dei parlamentari pentastellati, allo stesso modo nessuno può ancora esprimersi sul futuro. Un futuro che almeno nell’immediato li vedrà legati a un partito che, con tutti i suoi limiti, potrebbe “svezzarli” nel senso di una maturazione utile e proficua per il Paese. Il governo con la Lega è un’occasione di evoluzione per un Movimento che, fino all’altro ieri, da solo avrebbe vagato senza meta in chissà quali direzioni catastrofiche.
Il rischio di queste direzioni, ovviamente, esiste ancora: ma mi permetto di ritenere che sia diminuito. E il Carroccio potrebbe avere una funzione fondamentale. La strategia di Salvini spazia su vari ambiti: anzitutto andare al governo come forza principale pur essendo – elezioni alla mano – quella di minoranza.
Ma non escluderei anche una “tentazione” di lungo periodo, desumibile anche dalle recenti dichiarazioni sul mantenimento del contratto di governo anche in caso di ritorno al voto, espresso a più riprese in occasione di tutte le interviste televisive. Perché tanta attenzione a puntualizzare un dato del genere?
L’unica cosa che mi viene in mente – ma si tratta pur sempre di un’opinione – è una strategia complicatissima da realizzare: inglobare o quanto meno avvicinare ideologicamente i 5 stelle in un’ottica più sovranista nei prossimi anni. Se non dovesse riuscire un piano del genere, il leader della Lega non avrà perso assolutamente nulla. In caso contrario, però, si ritroverebbe di fronte a un consenso potenzialmente superiore al 50% dei voti, tra entrambi i partiti: numeri da far girare la testa per l’intera storia della Repubblica.
Ecco perché le critiche “da destra” al nuovo esecutivo sono sostanzialmente stupide e miopi: non si rendono conto dell’importanza dei processi politici, prima ancora che dell’immanenza. Di Di Maio ho sempre avuto – e conservo tutt’ora – un’opinione estremamente negativa. Ma la fluidità della situazione politica italiana a cui accennavo prima potrebbe edulcorare il leader grillino e tutto il suo movimento in un contesto più proficuo di come non sarebbe stata – al contrario – un’alleanza con il PD (sulla quale davvero ci sarebbe stato da piangere).
In estrema sintesi, è l’indefinitezza stessa dei 5 stelle a renderli interessanti e “ghiotti”: da soli porterebbero probabilmente il Paese alla rovina, a sinistra fungerebbero da estensione alle leggi suicide proposte in questi anni dal PD (ius soli su tutte), in compenso a destra potrebbero allargare la diffusione di idee più inclini all’interesse nazionale.
Vale quindi la pena provare: a patto di essere consapevoli dell’estrema moderatezza di questo governo, come dimostrano le cessioni su buona parte dei ministeri cari a Mattarella e di conseguenza all’UE. La nomina di Moavero Milanesi agli Esteri, ex-Commissione UE ed ex dei governi Monti e Letta, è segnale chiaro in tal senso.
C’è comunque spazio per qualche spunto interessante: su tutti il fatto che Paolo Savona faccia parte della squadra, sebbene non all’Economia ma agli Affari Europei, ma anche la nomina di Giovanni Tria al tanto discusso ministero potrebbe presentare delle sorprese.
Entrambi sono “europeisti riformisti”, ed entrambi sono molto critici sui parametri di Maastricht: Tria, non differentemente da Savona, ha espresso in un articolo del 9 marzo 2017 su Il Sole 24 Ore, tutta la sua contrarietà al risicato rapporto deficit/PIL del 3%, e ha anche sostenuto l’importanza di stampare moneta per finanziare il deficit stesso:
Sappiamo che è necessario un programma massiccio di investimenti pubblici per rilanciare la crescita europea dal lato dell’offerta e dal lato della domanda, ma questa strada è interdetta sotto le regole europee per i paesi che non hanno spazio fiscale, cioè quelli che ne hanno più bisogno, se non nella misura molto limitata consentita dai pochi aggiustamenti ancora possibili tra spesa in conto capitale e spesa corrente dopo anni di compressione di bilancio. La risposta di chi sostiene che lo spazio fiscale si trova tagliando ulteriormente la spesa pubblica corrente non è allo stato attuale una risposta. Sarebbe necessario ricorrere a spesa in deficit per finanziare investimenti pubblici, azione di principio corretta secondo la cosiddetta golden rule, di cui si parla almeno da quando si sono concepite le regole europee di stabilità e crescita, ma mai accettata per sfiducia nell’uso corretto della regola stessa da parte di governi propensi alla spesa.
In altre occasioni il neo-ministro non si è risparmiato di ricordare che il debito pubblico di tutti i paesi dell’eurozona sia cresciuto nonostante l’austerità, di ritenere l’euro un fallimento e di ipotizzare, per una vera ripresa economica, piani di investimento pubblico al di fuori dei parametri comunitari.
Idee rivoluzionarie? Assolutamente no, esattamente come quelle di Savona del resto. Discontinuità? Senz’altro, anche considerando che l’Unione Europea, oltre ad essersi dimostrata un nemico per l’Italia, non ha mai lasciato spazio neanche per un’azione riformista di un sistema economico che, nei fatti, non ha mai dimostrato di funzionare. La cosa più importante, come al solito, sarà vedere quante di queste idee si potranno tradurre in fatti.
Qual è dunque il bilancio iniziale di questo governo? Forse nelle intenzioni c’era, soprattutto da parte leghista, quella di produrre un esecutivo di rottura. Nella pratica il Carroccio ha dovuto cedere su troppe cose, provando a tenere duro su Savona e riuscendo in qualche maniera a inserirlo nell’esecutivo mettendo al suo posto un economista dalle idee simili. In ogni caso la battaglia in senso democratico può dirsi persa per mancanza di mezzi, a dimostrazione ennesima dell’inutilità del voto italiano sotto molteplici aspetti.
Abbiamo comunque di fronte un governo europeista ma con delle discontinuità che potrebbero portare a qualche sviluppo interessante. C’è da essere pessimisti in senso antisistema, ma incancrenirsi su vecchie antipatie e ostilità resta in ogni caso un atteggiamento senza nessun senso.
E le fazioni italiane, quelle che giudicano sulla base delle antipatie o dei giudizi pregressi, sono purtroppo una manifestazione tradizionale di questa mancanza di spirito analitico, lo stesso che blocca il nostro Paese da decenni rifiutando qualsiasi speranza di possibile passo avanti, per quanto moderato esso possa essere.
Fonte: http://www.oltrelalinea.news/2018/06/03/il-governo-gialloverde-e-l-idiozia-delle-fazioni-italiane/
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