Bce, verso la fine del Quantitative easing: cosa rischiano Italia e Ue
di LETTERA 43 (Francesco Pacifico)
L’annuncio potrebbe arrivare nelle prossime ore oppure a luglio. Fatto sta che la Banca centrale europea (Bce) si appresta a ufficializzare l’uscita dal Quantitative easing. Ecco gli effetti, rischi compresi, in Italia e in Europa.
1. Lo stop agli acquisti: Draghi e Bundesbank in disaccordo
Nel gennaio 2015 Mario Draghi annunciò al World Economic Forum di Davos che ogni mese avrebbe acquistato tra i 60 e gli 80 miliardi di euro di titoli di Stato con rating non minore alla doppia B. Ora siamo scesi a 30 miliardi al mese, ma questa operazione espansiva ha permesso ai Paesi più deboli quanto a quelli più ricchi di risparmiare risorse per sostenere il proprio debito da utilizzare per investire in politiche di welfare o investimenti.
Da mesi il banchiere centrale ha chiarito che l’Eurotower non smobiliterà i titoli comprati in questi anni e per alcuni mesi potrebbe anche continuare (ma secondo gli analisti non oltre fine anno) con sparuti acquisti. Questa almeno la linea di Draghi, che però contrasta con quella dell’azionista forte della Bce, cioè la Bundesbank, che spinge per un’uscita totale dal Quantitative easing.
Ma le ripercussioni non riguarderanno soltanto gli Stati: il programma ha di fatto abbattuto i rendimenti sui bond, spingendo gli investitori verso la Borsa, che non a caso è cresciuta in maniera esponenziale in questi anni. Ora il trend potrebbe invertirsi, anche perché la crisi petrolifera e il rallentamento della crescita potrebbero spingere i risparmiatori verso prodotti più sicuri…
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