Sovranisti e euroscettici
di LUCA MANCINI (FSI Roma)
Nei giorni successivi al rifiuto di Mattarella sul governo Conte, Salvini e Di Maio si sono affrettati nel dire che essi non vogliono uscire dall’euro, ma che la loro azione è volta alla riforma dell’eurozona. Tale atteggiamento riformista potremmo definirlo più euroscettico che sovranista, nel senso che essi criticano indubbiamente l’euro e i parametri europei, poiché scettici nei loro confronti, ma non vogliono eliminarli del tutto e ridare perciò interamente la sovranità al popolo italiano.
La storia dovrebbe averci insegnato che l’UE non si può riformare, basti pensare a quanto avvenuto in Grecia con Tsipras. Il messaggio che arriva da Bruxelles e da Berlino è chiaro e inequivocabile: le regole sono queste, noi comandiamo, voi ubbidite. L’UE e il capitalismo finanziario, che essa rappresenta, usano e useranno ogni mezzo a loro disposizione per mantenere il potere e spremeranno i popoli per il loro profitto fino all’ultima goccia di sudore. È chiaro che dinanzi ad un atteggiamento del genere un partito non può porsi avanzando timidi tentativi di riforma e, una volta che questi vengono bocciati, quasi chiedere scusa per ciò che si è detto. Serve una prospettiva molto più audace e coraggiosa, che affermi a chiare lettere che l’UE è il male, strumento del capitalismo finanziario e perciò principale avversario del popolo lavoratore.
I tentativi di riforma saranno tutti inutili, poiché siamo in una gabbia. La prospettiva del governo Lega/M5S è quella di arredare la cella, renderla più confortevole, ma per quanto si possa abbellirla una prigione resta pur sempre tale. La nostra unica prospettiva per sopravvivere è l’evasione e questa non sarà che il primo passo verso la totale liberazione. Essa non è che la condicio sine qua non per applicare un programma di governo tendenzialmente socialista, basato su un forte intervento dello Stato in economia, laddove il capitale è sempre stato carente e dove ha dimostrato di badare maggiormente al proprio profitto piuttosto che all’interesse nazionale. Ed è proprio questo il punto: serve una politica audace e coraggiosa che voglia porre al primo posto l’interesse del popolo lavoratore che compone la nazione e non gli avidi e sporchi interessi di signori in giacca e cravatta.
Questo atteggiamento, insieme alla nostra prospettiva rivoluzionaria di uscita dall’UE, ci contraddistingue nettamente dai riformatori leghisti e pentastellati, che comunque rimangono nel solco di una politica di stampo nettamente liberale che noi aborriamo.
Il futuro sarà indubbiamente sovranista, ma non semplicemente nel senso di un recupero della sovranità nazionale uscendo dall’UE, bensì nel più ampio senso di difesa dei diritti sociali di quel popolo che detiene la sovranità. Questa è la nostra missione storica.
Viva la Repubblica sovrana!
Commenti recenti