La vittoria del ‘Leave’ al referendum sulla Brexit e l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca non verranno ricordate solo come i primi grandi trionfi del sovranismo di fronte a una globalizzazione in crisi ma anche come una bruciante sconfitta dei sondaggisti, che in quell’occasione furono accusati della stessa incapacità di leggere la realtà mostrata negli ultimi anni dai ceti politici tradizionali. Se nel caso di Trump, a mettere fuori strada le rilevazioni fu una complessa serie di fattori (tra i quali la riluttanza degli intervistati nel mostrare sostegno per il candidato “populista”), nel caso della Brexit ci sarebbe stato invece dolo vero e proprio. È quanto sostiene un’inchiesta di Bloomberg, basata sulle rivelazioni fornite in forma riservata da una trentina di dipendenti delle società di rilevazione coinvolte in quello che, se confermato, diventerebbe forse il più grande scandalo ad aver mai investito il settore.
YouGov e almeno altre cinque società, a urne ancora aperte, avrebbero venduto exit poll segreti (e illegali), che prevedevano correttamente la vittoria dei ‘Leave’ a un gruppo di fondi speculativi che sono stati così in grado di incassare centinaia di milioni di dollari scommettendo al ribasso sulla sterlina. Questo mentre, chiuse le votazioni, i mercati andavano da tutt’altra parte, poichè il primo dato fornito dalla stessa YouGov a Sky News parlava di un campo del ‘Remain’ in vantaggio al 52%. Pochi minuti prima, l’allora leader dell’Ukip, Nigel Farage, aveva dichiarato la sconfitta del ‘Leave’ sulla base di non meglio precisati dati. Una precipitosa avventatezza? La sua amicizia con il proprietario di una delle compagnie coinvolte e le contraddizioni tra le diverse ricostruzioni della vicenda da lui esposte in seguito suggeriscono che anche l’uomo simbolo della Brexit abbia qualcosa da nascondere.
La sterlina sulle montagne russe
La reazione dei mercati è immediata e smuove attività per trilioni di dollari. I titoli delle banche salgono, i farmaceutici e quelli legati al mercato immobiliare (ovvero le ‘azioni rifugio’) scendono e, soprattutto, la sterlina prende il volo. Poche ore dopo arriveranno i dati reali: ad aver vinto con il 52% e il ‘Leave’. Le tendenze degli indici si invertono bruscamente, i finanziari crollano e la moneta britannica cola a picco. Nel frattempo, i manager di un piccolo gruppo di hedge fund si fregavano le mani. Loro sapevano fin dall’inizio da che parte spirasse il vento. Avevano pagato profumatamente i sondaggisti per avere quegli exit poll illeciti, effettuati a urne ancora aperte, e scommettere, correttamente, su un tonfo della sterlina. Un’operazione dal basso costo e dai proventi miliardari.
Non c’è bisogno di essere esperti di finanza per capire il meccanismo: se io scommetto su uno scenario che tutti gli altri stanno escludendo e alla fine esce fuori che ho ragione, posso guadagnare tanto puntando poco. È il mercato, bellezza: alcuni sondaggisti, che devono fornire i dati alla televisione pressochè gratis, erano stati sedotti dagli speculatori che avevano offerto loro cifre molto sostanziose per ottenere quei numeri prima della chiusura delle urne. Ovvero, per violare la legge. Quali siano stati in concreto gli hedge fund che hanno corrotto le società di rilevazione non è chiaro dalle testimonianze raccolte. Tra i gruppi che avevano almeno manifestato interesse per l’affare ci sarebbero comunque Arrowgrass Capital Partners, Element Capital, Maven, PointState e TSE Capital Management.
L’amico di Farage
La rilevazione privata che sarebbe stata venduta a più fondi, secondo Bloomberg, è stata quella fornita da Survation, compagnia guidata da Damian Lyons-Lowe, sondaggista di fiducia e amico personale di Farage. Che, in un’intervista alla stessa testata, affermò di aver appreso i dati prima di almeno una delle sue pubbliche ammissioni di sconfitta. In questo caso, Farage avrebbe confessato a Bloomberg di essersi reso complice di un colossale aggiotaggio, ovvero di aver riferito pubblicamente informazioni dal forte impatto sui mercati che sapeva essere false. L’ex leader dell’Ukip, interpellato più di recente, ha poi cambiato versione, sostenendo di aver ricevuto i dati di Survation solo “minuti dopo” aver parlato a Sky. Ma, nelle diverse interviste, si è contraddetto più volte: prima ha affermato di aver parlato direttamente con Lyons-Lowe, poi con un suo addetto, poi con Lyons-Lowe e un altro sondaggista (non identificato) che avrebbe predetto una vittoria del ‘Remain’ e al quale avrebbe quindi dato più credito che al suo sondaggista preferito.
Farage avrà fatto confusione? Non si ricorda bene, complici le libagioni della notte? Glielo si può concedere. Il problema è che, 70 minuti dopo aver parlato a Sky, Farage concesse un’intervista alla Press Association nella quale dichiarava con ancora più nettezza la sconfitta del ‘Leave’, citando esplicitamente “alcuni amici nei mercati finanziari che hanno effettuato dei grossi sondaggi”.
“Operazione Melograno”
Se il caso di Survation colpisce per la possibile complicità di Farage, per l’immagine dell’industria sarebbe ancora più pesante l’illecito commesso da YouGov, una delle principali società del settore. Il nome in codice era “Operazione Melograno”. Mentre Joe Twyman, uno degli ex capi di YouGov, annunciava a SkyNews la prima rilevazione che dava il ‘Remain’ in testa, tre dei suoi colleghi si trovavano nell’ufficio di un hedge fund, al quale avevano venduto gli exit poll segreti per un milione di dollari. Relazioni pericolose che, scrive Bloomberg, erano già iniziate ai tempi del referendum del 2014 sull’indipendenza della Scozia. Allora YouGov rifiutò le offerte degli speculatori per dei sondaggi riservati. Altre società, tra cui Survation, videro invece aprirsi una nuova opportunità di business. Alla quale, due anni dopo, si sarebbe adeguato l’intero settore.
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