Salvini sorvola sul legame tra finanziarizzazione e migrazione
di COMIDAD
Matteo Salvini ha risolto fortunosamente la sua prima sortita sul tema della migrazione. Se la nave ONG “Aquarius” fosse rimasta in mezzo al mare, Salvini, volente o nolente, avrebbe dovuto far raccogliere i migranti a causa delle norme internazionali che impongono il soccorso in mare. C’è stata però la circostanza favorevole di un nuovo governo spagnolo bisognoso di far punti per risalire nella graduatoria del politicamente corretto dopo il disastro di immagine dei pestaggi polizieschi in Catalogna.
Un’altra circostanza fortunosa è consistita nel fatto che a condurre la polemica anti-italiana sia stato Macron, cioè il capo di una Francia che sul tema migratorio non ha lesinato comportamenti sbrigativi ai propri confini. Per questo motivo anche gran parte dell’opinione pubblica meno favorevole al governo si è compattata con Salvini di fronte agli attacchi francesi.
Il punto interessante è però che persino nelle repliche più accese si è appena sfiorato la questione delle responsabilità francesi nella spinta migratoria. Lo scorso anno un quotidiano dell’establishment come “La Repubblica” riferiva dell’atteggiamento stranamente passivo e complice delle truppe francesi in Niger nei confronti delle carovane dei migranti che si avviano verso la Libia.
L’articolista spiegava l’atteggiamento ambiguo dei militari francesi con le priorità della loro presenza in Niger, che riguarderebbero il contrasto ai jihadisti. In realtà l’interesse della Francia è molto più diretto. La spinta alla migrazione non consiste nella generica “povertà” ma nell’accumulo di indebitamento personale che occorre smaltire con guadagni che sarebbero impossibili in patria. Se si considera la vastità dell’elenco delle ONG francesi che sono coinvolte nel microcredito in Africa, si comprende che le truppe francesi stanno tutelando anche dei precisi interessi finanziari. La lista ufficiale fornisce i nomi di ben diciotto ONG francesi che si occupano di microcredito in Africa e che quindi contribuiscono ad integrare forzosamente (ad “includere”, secondo l’ipocrisia vigente) le masse dei poveri africani nel circuito finanziario.
Le ONG rappresentano una propaggine mascherata del potere vero, quello della finanza. Nel business del microcredito ai poveri del mondo sono entrati infatti i colossi della finanza internazionale; non ultimo il sistema bancario svizzero, che ha invaso l’Africa servendosi anche di tecnologie “biometriche”, in modo che lo stesso corpo dell’indebitato diventi una memoria vivente e perenne dei debiti contratti.
Nella polemica contro le ONG Salvini si era davvero avvicinato agli interessi veri che dominano il fenomeno della finanziarizzazione/migrazione. Magari qualcuno si aspettava che avviasse una serie di misure di controllo sui movimenti di capitali che coinvolgono le ONG. È risultata perciò tanto più brusca e precipitosa la retromarcia di Salvini con il ripiego su proposte ad uso dei media come il censimento dei Rom. Nonostante dichiarazioni isolate ed estemporanee di esponenti della Lega, il legame tra finanziarizzazione e migrazione rimane ancora sullo sfondo mentre al centro della scena vengono lanciate queste parodie delle leggi razziali. Il vero rischio che Salvini corre con queste boutade però non è quello di passare da razzista, bensì di rendersi ridicolo agli occhi di chi aveva riposto in lui delle speranze di contrasto allo strapotere della finanza.
Questo governo è riuscito ad imbarcare, seppure in un ministero minore (“senza portafoglio”), due personalità di notevole spessore, come Paolo Savona e Luciano Barra Caracciolo. Se Savona e Barra Caracciolo vorranno mantenere la loro reputazione di persone serie, sarà difficile che reggano a lungo lo stillicidio di figuracce a cui questo governo si sta avviando. Il governo Conte si è lasciato coinvolgere in quella farsa dei vertici europei che avrebbe dovuto invece evitare. La vera “trattativa” si fa da casa propria, mettendo in campo tutte quelle reti di protezione giuridiche e finanziarie che, quelle sì, costringerebbero gli avversari a darsi una regolata.
Il problema politico riguarda i limiti della presunta evoluzione ideologica della Lega, che è rimasta sostanzialmente lo stesso partito della fine degli anni ’80, con i suoi cavalli di battaglia della rivolta fiscale e del rifiuto dell’immigrazione, con gli Africani che hanno preso il posto dei Meridionali. Non basta certo qualche battuta di Salvini su Soros per celare questa mancata evoluzione.
Fonte: http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=846
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