Libero scambio Ue-Giappone : Pil da export in panchina per il made in Italy caseario
di SCENARI ECONOMICI (Dario Polini)
Tokyo 17 luglio 2018, firmano il JEFTA 3 parti : il Premier Giapponese, il Presidente del Consiglio Europeo e il Presidente della Commissione UE, rispettivamente Tusk e Junker che hanno espresso pubblicamente compiacimento per “Il momento storico (…), tappa epocale per il commercio mondiale”, criticando contestualmente il protezionismo di Trump. Segue all’Accordo la fase di ratifica in sede di Parlamento Europeo.
Il Japan-EU Free Trade Agreement entrerà in vigore a Marzo 2019, ricomprende tra l’altro anche l’EPA , testo redatto in Commissione UE già a gennaio 2018, per il libero scambio eliminando dazi e altre barriere commerciali.
Da commercio di libero scambio nel mercato interno comune su cui si fondano concettualmente i Trattati istitutivi dell’Unione Europea, a un mercato globale mondiale per i sempre più frequenti, quanto funghi dopo la pioggia, Accordi di libero scambio con Stati Extra UE, come Canada e Mercorsur (Sud America), ecc.
Finora l’interscambio commerciale tra UE e Giappone è stato intenso ma effettivamente penalizzato da altissimi dazi doganali Giapponesi nel settore agroalimentare che rendevano molto difficile per le aziende europee rimanere competitive in quel mercato, considerato che ricadevano sul consumatore finale Nipponico.
Analizziamo alcuni comparti strategici per il nostro export.
Il settore vinicolo è sicuramente avvantaggiato, infatti esulta l’Unione Italiana Vini visto che quello Nipponico è il primo mercato nel continente asiatico per il nostro vino e che è prevista l’eliminazione totale dei dazi (finora del 15%) sin dall’entrata in vigore, realizzando più che un allineamento con i principali competitor Cileni e Australiani, considerato il buon riconoscimento delle nostre Indicazioni Geografiche. Con la doverosa notazione tuttavia che l’export riguarda solo le grandi aziende vinicole che hanno la capacità organizzativa, non certo le Piccole Medio Imprese, su cui si fonda la nostra economia.
Ben altre aspettative realizza l’Accordo per il nostro strategico comparto lattiero-caseario, tenendo conto che il Giappone è uno dei maggiori importatori di formaggi al mondo e che la cucina Italiana ha preso lì molto piede costituendo per noi la prima meta asiatica di export di formaggi, attualmente sottoposti a dazi per il 30 % , di cui è prevista una abolizione graduale.
Formalmente su 19 formaggi a Denominazione di Origine Europea riconosciuti in Accordo, 10 sono Italiani. Verrebbe da dire, bel risultato per le nostre DOP, che proteggono l’indicazione geografica dei migliori prodotti agro alimentari Italiani, quelli di qualità per intenderci, per le loro proprietà organolettiche uniche impresse da un particolare terreno, clima, sottosuolo .
E invece no, a causa delle pesantissime eccezioni introdotte tramite asterischi !
In effetti la tutela si restringe solo all’ “insieme delle denominazioni protette” e non riguarda le singole parti per i formaggi a nome doppio (Pecorino Romano, Grana Padano, Pecorino Toscano, Provolone Valpadana, Mozzarella di bufala campana), restando libero così il Giappone di vendere formaggi non Italiani che sono una imitazione, con il nome ad esempio di “Grana”, “Pecorino”, “Romano cheese”, “Padano cheese ”.
Un discorso a parte per il Parmigiano Reggiano, come mi conferma in intervista l’ufficio legale del Consorzio del noto marchio “Parmigiano reggiano”, eccellenza Dop Italiana che esprime comunque una realistica e compromissoria soddisfazione perché è conservata la DOP in ogni sua parte, soprattutto per la riduzione dei dazi di esportazione di questo gioiello di qualità Italiana, benchè si permetta al Giappone di registrare il marchio “Parmesan” per un prodotto concorrente con l’obbligo però di indicazione in etichetta della produzione straniera (soprattutto Statunitense).
Di fatto sono state esplicitamente legalizzate dall’Unione Europea brutte copie di prodotti simbolo del Made in Italy, con conseguente danno al PIL Italiano, legato all’export di Formaggi DOP in Giappone, come conferma il Presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi.
Concludendo, il Giappone venderà imitazioni Italiane di bassa qualità e fattura, formaggi prodotti fuori Italia con nomi molto somiglianti a quelli Italiani, un Italian sounding che crea confusioni al momento dell’acquisto ; infatti la mera indicazione in etichetta del luogo di produzione, non eviterà ai consumatori Giapponesi di essere tratti in inganno da prodotti con prezzi ovviamente più bassi, anche della metà, Australiani, Nipponici ma soprattutto Statunitensi.
Coldiretti denuncia che sono davvero troppi i suoni che imitano le eccellenze Italiane nel mondo, legalizzando tarocchi per 60 miliardi di € attraverso gli Accordi di libero scambio che prevedono in larga parte esportazioni Italiane non tutelate nelle loro identità e genuinità e importazioni di cibo spazzatura ! (rimando al mio precedente articolo https://scenarieconomici.it/ue-tra-slogan-di-intento-e-sordide-realta-nel-nostro-agroalimentare/)
E’ questo il nuovo mercato globale mondiale di Tusk e Junker?
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