Il destino del Medio Oriente Una regione che non avrà pace
di GLI OCCHI DELLA GUERRA (Lorenzo Vita)
Il Medio Oriente non trova pace. Non l’ha mai trovata negli ultimi anni: e forse non la troverà mai. E non è detto che questo non sia il reale obiettivo delle superpotenze coinvolte nella regione. E il motivo è che stabilità, in molti casi, indica l’ascesa di una potenza che regola il caos. E che quindi, in sostanza, ha prevalso su un’altra.
Le Primavere arabe
Le Primavere arabe sono state un esempio eclatante. Nate e foraggiate con l’idea di rovesciare un sistema di potere ormai consolidato fra Nordafrica e Medio Oriente, la loro utilità è stata quella di creare caos dove non c’era. E di destrutturare società che si reggevano su delicati equilibri tribali ed etnici molto spesso tenuti vivi da regimi autoritari ma che garantivano una certa stabilità regionale.
Non sono certo quei tumulti ad essere l’unica origine delle tragedia del Medio Oriente e dei problemi che affliggono il Mediterraneo allargato. È la storia che ci consegna un’immagine i tutta questa grande area come quella di un mondo dove, caduto l’Impero ottomano, c’è stata sempre guerra. Ma se la Storia ormai non si può cambiare, è il futuro che deve preoccuparci. E in molti casi, a questa guerra permanente, non sembra esserci una via di uscita, costringendo molti Paesi a pensare al proprio destino come quello di un campo di battaglia.
Le guerre che attualmente insanguinano Siria, Yemen, Iraq – ed escludiamo la Libia solo per una questione geografica – sono guerre che si evolvono costantemente e dove è impossibile pensare realmente a una pace che possa essere la base per una convivenza pacifica di tutta la regione.
Sono conflitti in larga parte complessi, multiformi, dove si intrecciano numerose guerre unite dall’unico denominatore comune del Paese in cui si svolgono. Ma proprio perché non esiste una sola guerra di Siria, né una sola guerra in Yemen, o in Iraq, pensare a una pace è tendenzialmente impossibile. Sono troppi gli interessi in gioco e pochi quelli che confidano nella stabilizzazione.
L’Iraq ribolle
Forse l’Iraq è il primo esempio di questa situazione cui ormai intere generazioni di suoi cittadini hanno fatto l’abitudine. Baghdad non trova realmente pace ormai da decenni. I conflitti insanguinano il Paese dall’era di Saddam Hussein e sono rimasti con la sua uccisione. Il Paese non ha mai trovato una vera pace: sono state solo tregue e, nella maggior parte dei casi, preludio a qualcosa di più grande. La nascita dello Stato islamico ne è stata la dimostrazione.
Si pensava (erroneamente) che l’invasione dell’Iraq e la caduta di Saddam avrebbero consegnato un nuovo Iraq. In realtà l’inferno che ne è scaturito e le conseguenze di quella stessa guerra hanno creato il terreno perfetto per l’ascesa del Califfato. E oggi, l’Iraq, finito con l’Isis, non è destinato a trovare pace. A Bassora il popolo è in rivolta, il nord curdo è sferzato dai raid turchi e iraniani. E il governo centrale è avvolto da una spirale di guerra tra fazioni che è il simbolo della grande guerra fra Iran e Paesi arabi e occidentali.
Siria, la pace è ancora lontana
Più a ovest, in Siria, la situazione appare ancora più intricata. Qui ci sono numerose guerre in corso, unite sotto la falsa etichetta di “guerra in Siria“. C’è un’invasione turca contro i curdi, una campagna israeliana contro Hezbollah e gli iraniani, uno scontro fra Russia e Stati Uniti per il Mediterraneo orientale, e una lotta fra potenze regionali e non per assumere la leadership di una parte del Paese. In questo mosaico di conflitti, la pace sembra un sogno irraggiungibile: poiché ci sarà sempre qualche potenza interessata a non crearne i presupposti. Chi impone la pace, ha vinto. E chi pere, evidentemente, non può esserne contento.
La dimostrazione di questo punto la si può vedere leggendo una qualsiasi mappa dell’attuale Siria. Questo non è un Paese destinato a trovare pace nell’immediato. A nord-ovest, Idlib è un nodo che presto andrà sciolto. Ma il resto del Paese è ancora un punto interrogativo, in cui ci sono purtroppo tutti i requisiti per far sì che queste guerre durino ancora per molto. Il Nord-est, in mano ai curdi e alle forze della coalizione internazionale a guida americana, rappresenta un cuneo occidentale in Medio Oriente che difficilmente sarà abbandonato. E la Turchia, in tutto il nord della Siria, non sembra destinata a cedere terreno sul fronte curdo e dell’espansione della propria influenza.
FONTE: http://www.occhidellaguerra.it/medio-oriente-guerra-permanente/
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