Cambiamenti climatici, disinformazione e mitologia scientifica
di CRITICA SCIENTIFICA (Enzo Pennetta)
Una notizia può essere data in modo fuorviante per orientare l’opinione pubblica verso una narrazione politicamente corretta, questo è il caso dei cambiamenti climatici.
Ma si possono anche raccontare fiabe che nessuno può confermare, questa oggi è la crisi della scienza.
L’articolo apparso su Le Scienze ha un titolo che non lascia dubbi: “Ancora sotto la media il minimo estivo dei ghiacci marini artici“. Chi legge non ha dubbi sul fatto che siamo in piena emergenza da riscaldamento globale, ma la lettura dell’articolo mostra quanto la scelta del titolo sia alquanto discutibile:
Quest’anno l’estensione minima del ghiaccio marino artico – raggiunta il 19 settembre e il 23 settembre – è stata di 4,59 milioni di chilometri quadrati: ben al di sopra del minimo assoluto di 3,41 milioni di chilometri quadrati del 2012, ma comunque 1,63 milioni di chilometri quadrati al di sotto della media delle estensioni minime annuali 1981-2010.
La copertura del ghiaccio marino artico è quindi cresciuta del 34% in soli sei anni.
Un articolo correttamente impostato avrebbe dovuto affermare: “Imponente crescita dei ghiacci al polo nord”, poi ricordare che rispetto al periodo ’81-2010 è ancora inferiore, ma anche ricordando che alla fine degli anni ’70 si era in una fase che faceva pensare ad una glaciazione imminente. La strada verso una scienza libera dai condizionamenti del pensiero politicamente corretto, che in questo caso deve mostrare un’umanità colpevole di esistere e produrre energia, è ancora lunga.
Ma si può fare un cattivo servizio alla scienza diffondendo notizie prive di un riscontro reale che servono solo a mostrare che “gli scienziati” scoprono sempre qualcosa di nuovo in quei campi in cui invece una seria riflessione sarebbe auspicabile. Questa volta l’esempio viene da un articolo pubblicato su Pikaia con il titiolo “Cambiamento climatico ed estinzione dei Neanderthal“.
In esso leggiamo:
I Neanderthal (Homo neanderthalensis) vivevano in Europa e Asia ma si estinsero circa 30-40.000 anni fa, poche migliaia di anni dopo l’arrivo della nostra specie in Europa. Gli antropologi hanno a lungo discusso sulla causa della loro scomparsa e si sono spesso divisi tra coloro che la vedevano come una conseguenza dell’arrivo di Homo sapiens e altri che sostenevano il ruolo cruciale dei cambiamenti climatici. Un nuovo studio pubblicato su ProceedinJgs of the National Academy of Sciences si inserisce in questo dibattito, propendendo per la seconda ipotesi e suggerendo che i cambiamenti climatici abbiano reso difficili le condizioni di vita degli uomini di Neanderthal, favorendone quindi l’estinzione….
Ma come mai i nostri antenati di Homo sapiens sono invece sopravvissuti? I ricercatori ritengono che gli esseri umani moderni siano sopravvissuti a questi periodi di freddo estremo e siccità perché erano più adattabili all’ambiente rispetto ai Neanderthal. In particolare, la dieta potrebbe essere stato il fattore chiave: gli uomini di Neanderthal erano abili cacciatori e la loro dieta si basava soprattutto sulla carne delle prede che cacciavano ma che in periodi di clima estremo sarebbero scarseggiate; Homo sapiens invece aveva una dieta più varia che comprendeva anche pesce e vegetali, tramite la quale sono riusciti a sopperire alle altre fonti di cibo.
In pratica le prede dei cacciatori scarseggiano col freddo mentre i pesci no. Strano, i laghi in passato non dovevano ghiacciare come oggi mentre animali come cervi, renne e mammut scappavano al caldo. Per non parlare poi dei neanderthal che non si accorgevano che si potevano anche mangiare i vegetali.
Una ricostruzione di fantasia e non verificabile, una “just so story” alla Kipling, cronache di una scienza venerata come una divinità greca e resa mitologica, come una divinità greca. E coerentemente guai a farlo notare perché gli adepti sono molto irascibili.
Fonte: http://www.enzopennetta.it/2018/10/cambiamenti-climatici-disinformazione-e-mitologia-scientifica/
Cari amici di Appello al Popolo,
Ho grande stima della vostra attività intellettuale, culturale, e politica. Ma certi articoli ve li potreste anche risparmiare. Il ghiaccio artico non è cresciuto del 34% in sei anni: il minimo estivo del 2018 è stato del 34% inferiore a quello del 2012, che è cosa ben diversa, e che è quello che dice il titolo, correttissimo per chi conosce la lingua italiana, cioè che il minimo estivo dei ghiacci, che è minimo per definizione perché d’estate il ghiaccio artico si scioglie, è stato al di sotto della media trentennale. Il periodo di trent’anni è infatti il periodo che in climatologia si assume come rilevante per misurare i cambiamenti. Importante non è quindi che nel 2012 ci fosse meno ghiaccio, ma che ancora nel 2018 siamo stati al di sotto della media, così come non è importante il fatto che oggi faccia davvero molto freddo, bensì la crescita sul lungo periodo delle temperature medie. Insomma controllate quello che pubblicate, perché queste sono proprio considerazioni sconclusionate.