Ottimismo della volontà
di ANDREA ZHOK (FSI Trieste)
Guardando al panorama nazionale, internazionale e mediatico è difficile non essere presi dallo sconforto. Tutto sembra congiurare perché si intensifichi e diffonda una deriva autoritaria.
La alimenta la globalizzazione finanziaria, che spinge alla richiesta diffusa di protezione.
La alimentano le pressioni migratorie e il depotenziamento dei governi democratici, connessi alla globalizzazione economica, che spingono in direzione identitaria.
La alimenta l’insicurezza economica crescente, legata all’ubiquo incremento delle diseguaglianze, e cui si risponde cercando sicurezza, economica, sociale e legale.
Tutte queste sono spinte reali, dinamiche oggettive e perciò non possono essere scongiurate con qualche gesto apotropaico. Non vale a nulla, come fanno i media, opporsi scandalizzati alle conseguenze mentre le cause restano tranquillamente all’opera.
Così, i padroni dei media, accoccolati nei propri privilegi, lamentano con toni apocalittici lo sgretolarsi di un’immaginaria età dell’oro liberale (forse per loro davvero dorata), e danno sfogo a questo lamento sconsolato tirando il freno a mano, e cercando di innestare la retromarcia. L’effetto complessivo è solo quello di screditarsi, e con ciò la loro funzione civile si esaurisce.
In concreto soltanto due strade sono aperte, solo due strade sono percorribili.
La prima è l’annunciata direzione autoritaria e securitaria, che non ci prova nemmeno a disinnescare le tensioni sul piano economico e sociale, ma le incanala nelle forme della protesta individuale, eventualmente tollerando l’illegalità e la brutalità – purché ‘per una giusta causa’. Questa tendenza ha il vento in poppa, perché non mette in discussione nessuno dei meccanismi di mercato, e riceve su questo piano se non il plauso, la condiscendenza delle classi affluenti e dei media che ne dipendono.
Le posizioni di liberismo autoritario e sbrigativo tipo Bolsonaro o AfD ne sono esempi puri. La Lega ha alcuni tratti di questa natura, ma confusi con elementi popolari e populisti, che ne rendono la posizione ondivaga.
La seconda direzione possibile è quella popolare, identitaria e socialista (o socialdemocratica), che riconosce senza remore le ragioni di quelle tensioni, comprende il bisogno di protezione, sicurezza, identità del popolo, ma cerca di porvi riparo lungo tutto lo spettro dei temi cruciali: come giustizia economica, sociale e legale.
Questa tendenza ha tutti contro. Ha contro le classi affluenti, i media, le salme dei vecchi ‘partiti progressisti’, l’intellighentsia anarcocapitalista – a sua insaputa, e tutti quelli troppo deboli o impauriti per reagire. Dalla sua ha solo le ragioni del bene comune e la speranza di un futuro migliore.
Ma chi crede che la storia la fanno gli uomini continuerà a nutrire il necessario ottimismo della volontà. Gli altri, che lo sappiano o meno, lavorano perché una volta di più, a un secolo di distanza, si entri in un vicolo cieco della storia.
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