Quale patria per il ribelle? Parte III
di MARX XXI (Gianbattista Cadoppi)
Patriottismo, sovranità nazionale, adattamento nazionale del marxismo e alleanze
Il patriottismo risorgimentale
Una per tutti i popoli
Chiamati alla riscossa
Risplendi tra i patiboli
Santa bandiera rossa.
(Bandiera Rossa: la versione originale dei repubblicani)
Qui la prima parte
Qui la seconda parte
Patrioti sono ovviamente i mazziniani (che per altro sono i primi in Italia ad adottare la bandiera rossa). La versione originale del canto patriottico (poi socialista e comunista) Bandiera Rossa dimostra come il patriottismo sia legato all’internazionalismo (“Una per tutti i popoli”). Parliamo del Giuseppe Mazzini della Repubblica Universale, quello della Giovane Europa per la solidarietà tra tutti i popoli oppressi. Giuseppe Mazzini aderisce assieme a Garibaldi alla Prima Internazionale con Marx, Mikhail Bakunin, Lajos Kossuth e compagnia. Il Partito d’Azione mazziniano adotta, la Bandiera Rossa (simbolo del sangue versato durante i moti rivoluzionari e patriottici del 1948) [1]. Non si troverà mai un Mazzini sciovinista. Il Patriota comprende anche il patriottismo degli altri. Il nazionalista capisce solo la forza. Non a caso il fascista Mussolini aggredì il fascista Metaxas. Le lotte di liberazione nazionale, così come le immaginano Mazzini e Garibaldi, non sono certo state continuate dai fascisti oppressori di altri popoli né da qualsiasi imperialismo. Mazzini non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Il Risorgimento è anche quello dei socialisti Carlo Pisacane [2], Giuseppe Ferrari, Giuseppe Garibaldi. L’antecedente della nostra carta costituzionale sta nella Repubblica Romana di Mazzini, Saffi e Armellini del 1849.
Mazzini è un autentico rivoluzionario. Nell’Ottocento è considerato, però, un estremista, accusato addirittura di essere l’inventore del terrorismo. Gavrilo Princip [3], l’attentatore di Sarajevo, diceva di ispirarsi politicamente a Kropotkin ma nell’azione pratica, ovvero il terrorismo, a Mazzini. La protettrice del patriota italiano in Inghilterra lo chiamava confidenzialmente “l’assassino”. Alexander Herzen (apprezzato da Lenin) e i populisti russi assieme agli indiani Subhas Chandra Bose [4] e Vinayak Damodar Savarkar si rifeririscono a Mazzini. La Giovane Italia è il primo partito rivoluzionario di massa moderno con un programma politico esplicito opponendosi alle sette carbonare, strutturate sulla falsariga della massoneria, che nascondono il programma ultimo, accessibile solo per gli adepti “anziani”.
Si dovrebbe rilevare come l’icona dell’irredentismo italiano, ossia Cesare Battisti [5], sia un militante formatosi nel quadro dell’austro-marxismo. Perché l’austro-marxismo è importante? Perché è il primo a porre all’ordine del giorno la “questione nazionale” e il problema della “nazione culturale”. Stalin va a Vienna a studiare il dibattito sull’argomento apertosi nell’austromarxismo con le tesi di Karl Renner e Otto Bauer, per poi scrivere Il marxismo e la questione nazionale, testo molto elogiato da Lenin. Come scrive Hobsbawn “quando il radicalismo della Rivoluzione russa si sostituì a quello della Rivoluzione francese nel ruolo d’ideologia portante dell’emancipazione a livello mondiale, il diritto all’autodeterminazione, viene incarnato dagli scritti di Stalin, che conquistano anche chi aveva fatto parte delle schiere di Mazzini”.
Essere patrioti significa rivendicare pari dignità per tuti i membri della nazione, non certo credere ciecamente al proprio governo e nemmeno esaltare la propria nazione sopra le altre.
Si può anzi disprezzare lo stato d’inferiorità della propria nazione ed essere allo stesso tempo patrioti.
Il patriottismo russo del XIX secolo disprezza le condizioni della Russia e vuole imitare l’Europa più sviluppata. Lo stesso quello cinese del Movimento del 4 maggio 1959. Si ritene che l’arretratezza sia dovuta a certi elementi peculiari della propria storia che favoriscono l’asservimento. Anche in Gramsci agisce questa molla: «L’Italia è diventata un mercato di sfruttamento coloniale, una sfera di influenza, un dominion, una terra di capitolazioni, tutto fuorché uno stato indipendente e sovrano. […] Quanto più la classe dirigente ha precipitato in basso la nazione italiana, tanto più aspro sacrificio deve sostenere il proletariato per ricreare alla nazione una personalità storica indipendente» A. Gramsci, L’Ordine nuovo, 1919-1920, Torino, 1954, 262-263).
L’inter-nazionalismo presuppone il nazionalismo nel senso del patriottismo, che altrimenti diventerebbe cosmopolitismo senza radici. In un certo senso si può dire che senza “nazionalismo” non possa esistere l’inter-nazionalismo. Gramsci ritene Trotsky «un cosmopolita superficialmente nazionale e superficialmente europeo», rispetto a Lenin considerato al contrario «profondamente nazionale e profondamente europeo» [6].
In Antonio Gramsci si può trovare più di un’eredità del giacobinismo ad esempio nella concrezione del partito di avanguardia, presentato esplicitamente come erede legittimo della tradizione di Machiavelli e dei Giacobini (Lowy).
L’internazionalismo e il patriottismo non si escludono a vicenda ma anzi si integrano e si legittimano l’un l’altro. L’erede testamentaria del patriottismo è la Sinistra che può decidere cosa gli serve di questo patrimonio storico per affrontare il XXI secolo.
P.S. È stato obiettato al mio ultimo articolo che uno degli ultimi decreti di Robespierre impone il solo francese come “lingua della libertà” della Repubblica “una e indivisibile”. È vero, ma ciò viene fatto nell’ottica di combattere tutto ciò che conserva legami con il “vecchiume” reazionario e che ostacola la rivoluzione. Questo non implica assolutamente che sia venuto a meno lo stato di cittadinanza che anzi viene istituito per la prima volta. Napoleone, che è corso, fa una impressionante carriera prima nell’epoca giacobina e poi in quella termidoriana. Gli ebrei sono emancipati. Certo la République è “una e indivisibile”, una scelta opposta a quella sovietica dove addirittura furono inventati alfabeti appositi per le minoranze con diritto alla secessione delle Repubbliche federate. Una scelta, quella dei repubblicani francesi, indirizzata anche a impedire tentativi di smembramento e secessione messi in atto dalla reazione o nelle insorgenze controrivoluzionarie come nel caso della Vandea. Pasquale Paoli non è certo stato discriminato una volta tornato in Francia. Aderisce originariamente al club dei giacobini presieduto da Robespierre, poi diventa tenente generale e governatore della Corsica. Paoli poi, di fatto, si mette al servizio degli inglesi e perciò è accusato di tradimento. Ma nella Francia rivoluzionaria chiunque accettava la costituzione è citoyen e non è discriminato in base all’origine etnica o religiosa. La Francia rivoluzionaria non restringe ma amplia la base democratica dello stato.
NOTE
1. La bandiera rossa venne adottata originariamente nelle lotte dei minatori gallesi. Poi durante i mlti del 1948, infine dalla Comune di Parigi del 1871. I socialisti verrano chiamati, soprattutto in Romagna, i “nuovi rossi” per distiguerli dai “vecchi rossi” repubblicani
2. Pisacane afferma nel suo testamento: «Io credo nel socialismo. E’ l’avvenire inevitabile e prossimo dell’Italia, e forse di tutta Europa».
3. Princip aderiva alla “Mlada Bosna” (Giovane Bosnia) formata da giovani patrioti, socialisti e anarchici.
4. Bose è il fondatore del All India Forward Bloc, che nel proprio simbolo ha la bandiera rossa, la tigre e la falce e martello e fa parte del Fronte di Sinistra con i comunisti. Savarkar il cui idolo era il Mazzini “terrorista” sarà definito da S.A. Dange presidente del Partuito Comunista Indiano “uno dei grandi rivoluzionari antimperialisti”.
5. Cesare Battisti è definito «socialista internazionalista eppure irredentista convinto, che proclama la necessità di questa guerra liberatrice per le nazionalità oppresse. Mazziniano e austro-marxista fuoriuscito…» (Grossi). Anche il figlio Luigi Battisti, rifiutò qualsiasi identificazioine tra il padre e il fascismo, e fu tra i fondatori del Movimento di Unità Proletaria.
6. «Bronstein, che appare come un “occidentalista” era invece un cosmopolita, cioè superficialmente nazionale e superficialmente occidentalista o europeo. Invece Ilici era profondamente nazionale e profondamente europeo» Gramsci – Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/191.
Fonte: http://www.marx21.it/index.php/comunisti-oggi/in-italia/29336-quale-patria-per-il-ribelle-parte-iii
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