UK, May ai deputati alla vigilia del voto: “catastrofe” se non appoggerete accordo su Brexit
di SICUREZZA INTERNAZIONALE
Il Primo Ministro inglese, Theresa May, ha spronato i deputati britannici a sostenere l’accordo da lei raggiunto con Bruxelles, mettendo in guardia circa le conseguenze “catastrofiche” che il mancato appoggio all’accordo sulla Brexit potrebbe avere sul Paese, a soli due giorni dal voto che deciderà le sorti e i termini della separazione di Londra dall’UE.
Domenica 13 gennaio, scrivendo sul Sunday Express, May, che sembra aver riguadagnato qualche consenso all’interno del suo partito, ha affermato che i deputati non devono deludere i cittadini britannici che hanno votato a favore della Brexit, perché sarebbe molto pericoloso. “Così facendo si creerebbe una rottura catastrofica e imperdonabile della fiducia nella nostra democrazia”, ha commentato la premier, aggiungendo: “Quindi, il mio messaggio al Parlamento, in questo weekend, è semplice: è tempo di dimenticarci dei giochi e di fare ciò che è giusto per il nostro Paese”.
Venerdì 11 gennaio, il ministro degli Esteri inglese, Jeremy Hunt, ha affermato che la Brexit potrebbe non avvenire affatto, qualora l’accordo caldeggiato da May venisse respinto dalla Camera. La Gran Bretagna, la quinta più grande economia al mondo, secondo i piani dovrà lasciare definitivamente l’Unione Europea il 29 marzo 2019. Secondo un articolo del Sunday Times, che cita fonti governative, alcuni deputati contrari alla separazione starebbero progettando di sottrarre a May il pieno controllo dell’agenda legislativa prevista per la prossima settimana, nel tentativo di far sospendere o rimandare la Brexit.
Il voto sulla Brexit avrà luogo il 15 gennaio, martedì, dopo essere stato rimandato dalla premier una prima volta nel mese di dicembre, quando era apparso chiaro che non sarebbe stato spalleggiato da un numero sufficiente di deputati neppure all’interno del suo partito. Martedì sarà un momento cruciale per Londra, poiché dall’esito dipenderanno le modalità con cui verrà effettuata la Brexit: con un accordo, i legami economici tra la Gran Bretagna e gli altri membri dell’Unione Europea rimarranno stretti; in caso contrario, la situazione sarà più incerta. Per quanto riguarda le conseguenze sull’economia britannica, il Financial Times ha pubblicato uno studio del Fondo Monetario Internazionale, che riferisce che, nel lungo periodo, tale eventualità costerebbe al Regno Unito circa il 6.2% del PIL, vanificando, in questo modo, quattro anni di crescita. Al contrario, nel caso in cui l’accordo raggiunto il 25 novembre venisse ratificato dai Parlamenti nazionali, l’economia del Paese si contrarrebbe solo del 2,6%. La maggior parte dei problemi sarebbero causati dall’aumento delle barriere commerciali con l’Unione Europea e dalla diminuzione degli investimenti. Il 10 dicembre, successivamente alla notizia del posticipo del voto, la sterlina è crollata, raggiungendo il livello più basso degli ultimi 18 mesi.
Già in occasione della fine del 2018, May aveva lanciato un appello ai membri del Parlamento, sollecitandoli ad appoggiare l’accordo sulla Brexit, raggiunto lo scorso 25 novembre con gli altri 27 capi di Stato e di governo dei Paesi membri dell’Unione Europea. L’approvazione dell’accordo da parte della Camera dei Comuni era stata pianificata per martedì 11 dicembre, tuttavia, alla vigilia della votazione, questa era stata posticipata dalla premier britannica, subito dopo una conference call con i membri del suo gabinetto che le aveva dato modo di temere che non sarebbe stato possibile ottenere la maggioranza. Circa 100 membri del Partito Conservatore avevano dichiarato di essere contrari all’accordo, schierandosi in favore di una “Brexit senza accordo” che, a loro avviso, permetterebbe al Regno Unito di raggiungere condizioni commerciali migliori con Paesi terzi, nonché di determinare autonomamente le proprie regole. A questi si erano aggiunti circa 10 membri del partito Unionista Democratico, formazione di destra dell’Irlanda del Nord che fa parte della maggioranza che sostiene il governo guidato da Theresa May.
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Consultazione delle fonti inglesi e redazione a cura di Claudia Castellani
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