Manifesto per la sovranità costituzionale – Intervista a Ugo Boghetta
di MARX XXI
Il 18 febbraio a Bologna sarà presentato il Manifesto per la sovranità costituzionale. Abbiamo posto ad Ugo Boghetta di ‘Rinascita’ alcune domande per capire il senso di questa iniziativa.
Quali sono i punti fondamentali di questo Manifesto?
Il Manifesto parte dal declino sociale politico e democratico del paese prodotto da decenni di liberismo e dall’Unione-euro. Nè l’uno nè l’altro sono riformabili. Il punto focale scelto è la Costituzione del ’48, senza le modifiche successive dunque. La Costituzione del ’48 in quanto frutto dell’emergere del protagonismo delle masse popolari e lavoratrici dell’800 e del ‘900 incarnate nel marxismo e nella dottrina sociale della Chiesa. Una Carta nata anche dall’esperienza del fallimento liberista del ’29 e della lotta antifascista. Una Carta che, non a caso, i liberisti vari vedono come fumo negli occhi, in quanto impregnata di tendenze socialiste. Per questi motivi è sempre stata osteggiata e, a comiciare da Maastricht , è stata sospesa praticando politiche opposte.
Una Costituzione che è l’opposto all’ordoliberismo che impregna l’Unione e che per questo è incompatibile. Rispetto all’Unione Europea si propone come alternativa un assetto confederale di liberi stati sovrani. In buona sostanza, la Costituione come punto controegemonico da strappare agli avversari: a partire da Mattarella. Da qui ne discende il patriottismo costituzionale che è l’opposto del nazionalismo sia all’interno: non è un patto di sangue, sia all’esterno: non è aggressivo. Salvini è nazionalista perchè sovranista in Italia e antisovranista rispetto al Venezuela, ad esempio. Dalla centralità della Carta, discende la centralità di riconquistare il ruolo dello Stato controllando e regolando capitali, merci e persone. Senza questi passaggi non c’è salvezza per le classi popolari italiane e per la democrazia.
Il cosiddetto popolo della sinistra è sempre più confuso e frastornato, c’è il rischio che anche questa iniziativa si perda nell’irrilevanza?
La situazione è difficile e confusa in generale ed in particolare nella sinistra e fra i comunisti. L’obiettivo del Manifesto è costruire “il partito che in Italia non c’è”. Non c’è un partito sovranista su base costituzionale che lavori per far tornare nel lessico e nella politica la questione del socialismo. É un socialismo da ripensare sia rispetto all’esperienza storica sia rispetto alla necessità di calarlo nella fase attuale (ma per questo rimando agli scritti di Porcaro su Socialismo2017). In America c’è Sanders, in Inghilterra Corbyn, in Germania Sahra Wagenknecht e così via, in Italia c’è il deserto. C’è una rimozione totale o proposizioni folkloristiche. Per altro verso la situazione politica è molto fluida e si possono aprire notevoli spazi anche se sarà decisivo, come sempre, il conflitto sociale. Ma senza una prospettiva politica sappiamo che non c’è propsettiva e, a volte, non nasce nulla. Le classi popolari oggi non vanno oltre il voto come espressione dei loro bisogni e della loro rabbia. E l’Italia non è la Francia.
A maggio si terranno le elezioni europee, ci sarà una lista ‘sovranista di sinistra’?
Per quanto ci riguarda, purtroppo no. Non ci sono ancora le condizioni soggettive. Certo bisognerà essere almeno pronti per le prossime politiche. E potrebbero non essere lontane.
Spesso la sovranità è vista a sinistra, anche fra i comunisti, con grande scetticismo: si sprecano le accuse di rossobrunismo, come rispondi?
C’è scetticismo perchè con il movimento noglobal, diventato poi proglobal, è stata cancellata tutta l’esperienza storica del movimento operaio che, nella pratica, è stata lotta nelle varie realtà nazionali. Tutte le lotte di Liberazione, compresa la Resistenza, sono state lotte di liberazione nazionali. E l’internazionalismo è stata la ricerca dell’unità fra proletariati. Stesso errore viene compiuto nei confronti dei migranti. Si spaccia una doverosa accoglienza per internazionalismo. La posizione Noborder alimenta il razzismo e Salvini. E’ un fatto. E porta la cosiddetta sinistra fuori dal rapporto con le masse. L’internazionalismo in questo caso è solidarizzare con le lotte in Africa per il diritto a non emigrare. In secondo luogo, al fine di integrare gli immigrati ed evitare nel concreto e non a chiacchiere la guerra fra poveri, è necessario regolare in flussi in modo tale che l’accoglienza sia reale in quanto possibile in termini di risorse e di capacità sociale di accogliere, e non pelosa quando non interessata. Il manifesto sostiene questa posizione.
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