I due nemici: la volontà di recedere e la volontà di riformare l’UE
di STEFANO D’ANDREA
Quando si muove, come fanno tanti modestissimi, sebbene talvolta noti, “intellettuali”, dalla idea che l’Unione Europea sia irriformabile, si è già perso, proprio sul piano intellettuale. L’irriformabilità, infatti, non è mai dimostrabile, trattandosi non di irriformabilità teorica o astratta ma di irriformabilità reale o concreta.
Pertanto è normale e comprensibile che la irriformabilità nel discorso comune, politico e giornalistico divenga “estrema improbabilità di riforma”. Se l’ideale resta l’Unione Europea riformata e la riforma è soltanto “altamente improbabile”, nessuna persona di buon senso può desiderare il recesso.
Si deve invece muovere dall’idea che l’ideale è tornare alla sovranità recedendo dall’Unione Europea, e che perciò la molto improbabile riforma dell’Unione Europea sarebbe la più grande sciagura che possa capitare, con la conseguenza che si deve togliere ogni sostegno, anche a livello di tifo, a coloro che diffondono l’idea che si debba tentare di riformare l’Unione o cerchino di riformarla.
La volontà di riformare E’ CONTRARIA alla volontà di recedere e mira a un risultato che, per quanto improbabile, indebolisce la volontà di recedere e dunque attacca la volontà di recedere. E una volontà politica opposta è avversaria della volontà di recedere… Questo dice il pensiero.
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