La teoria della moneta moderna – parte seconda: i trucchi della circolazione monetaria
di LA CITTA’ FUTURA (Micheal Roberts)
Secondo gli esponenti di tale scuola, il capitalismo può essere salvato e raggiungere una crescita armoniosa e la piena occupazione con la semplice emissione di moneta.
Segue dalla prima parte.
Nel mio primo post sulla Teoria della moneta moderna (Modern monetary theory, MMT), ho offerto un’analisi generale della teoria, le sue somiglianze e le differenze con la teoria del denaro di Marx; e alcune delle implicazioni politiche del MMT e la sua utilità per il movimento operaio.
In questo post, voglio approfondire l’analisi della MMT. Come ho detto nel primo post, la MMT è figlia di quello che viene chiamato cartalismo, cioè della concezione che il denaro è storicamente la creazione dello stato e non, come sostiene la teoria neoclassica mainstream, un’estensione dal commercio di baratto; o nella visione marxista che il denaro appare con l’emergere dei mercati e della produzione di merci (“Il denaro si cristallizza necessariamente fuori dal processo di scambio, in cui i diversi prodotti del lavoro sono di fatto equivalenti tra loro e quindi convertiti in merci …. con la trasformazione dei prodotti del lavoro in merci, una merce particolare viene trasformata in denaro” Marx, Capitale Vol 1).
Non mi occuperò di stabilire se il cartalismo sia un accurato resoconto storico dell’emergere del denaro. Per questo rimando ad un eccellente breve saggio sulla storia del denaro dell’economista marxista argentino, Rolando Astarita (qui). Astarita ha anche analizzato la MMT in diversi post sul suo blog e anch’io utilizzerò alcuni dei suoi argomenti. Basta dire che sostenere che il denaro sia sorto meramente per il ruolo dello stato nelle economie precapitalistiche non è confermato dai fatti.
Tuttavia, la MMT inizia con la convinzione che è lo stato (non le relazioni capitalistiche tra le merci) a stabilire il valore del denaro. Il principale teorico della MMT Randall Wray sostiene che il denaro prende il suo valore non dalla merce “ma piuttosto dalla volontà dello Stato di accettarlo a pagamento”. Il fondatore del cartalismo, Knapp dice: “il denaro è una creatura della legge”; “La denominazione di mezzi di pagamento secondo le nuove unità di valore è un atto libero dell’autorità dello Stato”; e “nei moderni sistemi monetari la proclamazione [da parte dello Stato] è sempre suprema”. Quindi il sistema monetario moderno “è un fenomeno amministrativo” e nient’altro.
Anche Keynes ha sostenuto questa visione dei cartalisti. Nel suo Trattato sulla moneta, Keynes afferma: “il cartalismo o il denaro statale è stato raggiunto quando lo stato ha assunto il diritto di dichiarare quale moneta deve essere considerata denaro in un determinato momento”. Quindi “la moneta di conto, in particolare quella in cui sono espressi i debiti, i prezzi e il potere d’acquisto generale, è il concetto base della teoria del denaro”. Non credo sia corretto affermare che la MMT alteri Keynes (come sostiene un commento sul mio primo post) – al contrario, MMT e Keynes sono d’accordo sul fatto che il denaro è un prodotto della creazione dello Stato, in quanto lo stato decide l’unità di conto di tutte le transazioni.
Ma decidere l’unità di conto per le transazioni (ad es. dollari o euro) non equivale a deciderne il valore, cioè nella funzione di misura o riserva di valore. La MMT, apparentemente, sposa l’approccio monetario “endogeno”, cioè che il denaro è creato dalle decisioni degli imprenditori di investire o delle famiglie di spendere, e dai prestiti che le banche concedono loro a tale scopo. Quindi le banche fanno prestiti e quindi creano moneta (come quello emesso dallo stato). La moneta viene depositata da chi riceve prestiti e quindi la restituisce allo stato attraverso le tasse. Secondo la MMT, i prestiti sono creati dalle banche e quindi i depositi vengono distrutti dalla tassazione, in questo ordine. A un livello semplice, la MMT descrive meramente il modo in cui le cose funzionano con il sistema bancario e il denaro – e questo è ciò che sostengono molti sostenitori della MMT: “tutto ciò che facciamo è dire come stanno le cose”.
Ma la MMT va oltre. Sostiene che lo stato crea denaro per poi riceverlo per il pagamento delle tasse. Lo stato può imporre le tasse e può decidere la natura della moneta a corso legale che serve come denaro. Quindi il denaro è un prodotto dello stato. Quindi il circuito di denaro della MMT è: moneta di stato – altri (entità non statali) – tasse – moneta di stato. Lo stato inietta denaro nel settore privato e quel denaro viene poi riassorbito con la riscossione delle imposte. Secondo la MMT, contrariamente a quanto pensano molti di noi, l’emissione di denaro e la riscossione delle tasse non sono alternative, ma azioni che si verificano semplicemente in momenti diversi dello stesso circuito. Quindi, se un governo gestisce un deficit fiscale e spende più di quello che riceve in tasse, il settore non statale ha un’eccedenza che può utilizzare per investire, spendere e impiegare in maggior misura. Il deficit di stato può quindi essere finanziato creando più denaro. Le tasse non sono necessarie per finanziare la spesa pubblica, ma per generare domanda di denaro (per pagare le tasse!).
Ma il circuito della MMT non riesce a mostrare cosa succede con i soldi che hanno i capitalisti e le famiglie. Nella MMT, il denaro D (in valore) può essere aumentato a D’ esclusivamente in base alla volontà dello stato. Per Marx, D può essere aumentato a D’ solo se la produzione capitalistica ha luogo per aumentare il valore delle merci che vengono vendute per più denaro. Questo stadio è ignorato dalla MMT. Il circuito MTT inizia dallo stato ai settori non statali e torna allo stato. Ma questo è un modo capovolto, dal punto di vista causale, di analizzare la cosa. Il circuito capitalista inizia con il capitale monetario che, attraverso l’accumulazione e lo sfruttamento del lavoro, torna ad essere capitale monetario, col quale poi si pagano le tasse, ecc. La MMT lo ignora. Ma mostra che il denaro non è esogeno rispetto all’attività economica capitalista. Il suo valore non è controllato dallo stato.
La MMT crea l’illusione che tutto questo processo inizi e finisca con il governo quando in realtà inizia all’interno del settore capitalista incluso il sistema bancario. Le tasse non possono distruggere denaro perché le tasse si sopraggiungono logicamente dopo che si è verificato un certo livello di spesa per l’output privato. Le tasse sono imposte quando il settore privato spende e i governi decidono di utilizzare tali tasse per mobilitare alcune risorse per lo stato. I redditi privati e le spese precedono le tasse.
Un altro cartalista, Tcherneva, scrive: “I cartalisti sostengono che, dal momento che il denaro è un monopolio pubblico, il governo ha a sua disposizione un modo diretto per determinarne il valore. Si ricordi che per Knapp i pagamenti in valuta corrispondono a un certo numero di unità di valore. Ad esempio, se lo stato richiedesse che, per ottenere un’unità di moneta ad alto potenziale, una persona debba fornire un’ora di lavoro, allora il denaro varrebbe esattamente un’ora di lavoro. In qualità di emittente monopolista della valuta, lo stato può determinare il valore della valuta stabilendo i termini in cui viene ottenuto il denaro ad alto potenziale” (pagina 18). La politica di “prezzi esogeni” dello stato di Tcherneva è molto simile a quella del socialista utopista del XIX secolo John Gray, che ha ha creduto che emettendo obbligazioni che rappresentino tempo di lavoro, le economie potessero portare crescita e piena occupazione – una visione che Marx ha sempre criticato.
La MMT differisce dal deficit-spending di tipo keynesiano nella parte in cui i suoi sostenitori vedono i disavanzi pubblici come permanenti al fine di stimolare l’economia e ottenere il pieno impiego delle risorse. In questo modo, lo stato diventa il ‘datore di lavoro di ultima istanza’. In effetti, gli esponenti della MMT affermano che la disoccupazione può essere realmente risolta all’interno del capitalismo. Quindi non c’è bisogno di cambiare le relazioni sociali basate sul capitale privato. Tutto ciò che serve è che i politici e gli economisti riconoscano che la spesa statale ‘finanziata’ dalla creazione di denaro può sostenere la piena occupazione.
Il sostenitore dell’MMT Tcherneva scrive: “I cartalisti propongono una politica di piena occupazione in cui lo stato stabilisca esogenamente un prezzo importante per l’economia, che a sua volta serva da punto di riferimento per tutti gli altri prezzi… Questa proposta si basa sul riconoscimento che lo Stato non subisce i vincoli finanziari, che la disoccupazione è il risultato di restrizioni all’emissione di valuta e che lo Stato può determinare i prezzi esogenamente” Questa conclusione politica è piuttosto risibile. Porta ad una visione secondo cui la piena occupazione può essere raggiunta con l’emissione “esogena” di valuta a un prezzo fisso. Eppure la MMT respinge fortemente l’argomentazione monetarista secondo la quale un aumento esogeno della quantità di denaro porterà ad un aumento dell’attività economica. Sembra, dunque, che MMT abbia anche una teoria esogena del denaro!
Come ha detto Cullen Roche, un keynesiano ortodosso: “La MMT cerca di reinventare la ruota e sostiene che è colpa del governo (e implicitamente, colpa del resto della società) se non si riesce a trovare un lavoro… La MMT, iniziando con lo stato, inverte i nessi causali”. E Roche prosegue: “La causalità corretta è che le risorse private precedono necessariamente le tasse. Senza un reddito altamente produttivo generato dal settore privato, non c’è niente di speciale nei beni (assets) creati da un governo ed è del tutto impossibile che questi beni abbiano un valore. Creiamo ricchezza quando produciamo beni e servizi reali o aumentiamo il valore di mercato delle nostre attività in confronto alle passività attraverso l’attività produttiva. È completamente illogico e insensato sostenere che si può ‘stampare’ ricchezza (equity) dal nulla. Il debito pubblico è, logicamente, un onere della società che lo crea. Nel debito pubblico aggregato è rappresentata una passività che deve essere finanziata mediante la produzione di quella società”.
Un commento al mio primo post ha messo in dubbio la mia affermazione secondo cui gli esponenti della MMT ritengono che il denaro possa essere creato dal nulla – questa è stata una distorsione della MMT, mi è stato detto. La vera argomentazione della MMT è che la spesa pubblica si può auto-finanziare aumentando l’attività economica e quindi attraverso più tasse. Ho citato alcuni economisti che parlavano di creare denaro “dal nulla”, ma a quanto pare questi non erano veri teorici della MMT. Bene, l’esperto/economista fiscale britannico, Richard Murphy, è sicuramente un sostenitore della MMT. Ha spiegato che la MMT afferma innanzitutto che “i governi possono fare soldi dal nulla, a piacimento… La MMT sostiene poi che tutte le spese governative sono in realtà finanziate dal denaro creato in questo modo, creato dalle banche centrali per conto del governo… Di conseguenza la MMT logicamente sostiene che non esiste una cosa come le tasse e le spese quando si prende in considerazione l’attività del governo nell’economia; ci possono essere solo spese e tasse”. Ugualmente Stephanie Kelton è oggi l’economista MMT più seguita. Ella sostiene che i governi possono espandere la spesa in un’economia a qualsiasi livello necessario per il pieno utilizzo delle risorse produttive attraverso i soldi dello stato, perché tale spesa è ‘auto-finanziata’.
Il denaro ha valore solo se c’è un valore corrispondente nella produzione. La spesa pubblica non può creare quel valore – anzi alcune spese governative possono distruggere il valore (armamenti ecc.). Il valore della produzione è ciò che dà credibilità al denaro. Il settore privato produttivo genera il prodotto interno e il reddito che dà credibilità al debito pubblico in primo luogo. Quando quella credibilità non c’è, allora la fiducia nella valuta dello stato può scomparire velocemente come si può vedere in Venezuela o nello Zimbabwe, e anche in Turchia proprio in questi giorni (ritornerò su questo in un post successivo).
Per citare di nuovo Cullen Roche: “la produzione di ricchezza DEVE, necessariamente, precedere le tasse. In questo senso è corretto dire che l’output produttivo porta soldi. E se la produzione crolla, non c’è una quantità di uomini in armi che possano costringere le persone a pagare le tasse… Quindi il punto importante qui è che un governo è davvero limitato nelle sue spese. È limitato dalla quantità e dalla qualità della produzione del settore privato. E la quantità e la qualità del reddito che il settore privato può creare rappresenta la quantità di reddito che vincola la capacità di spesa del governo”. Questa è la terminologia keynesiana: ma se cambiamo la parola “reddito” o “prodotto” con “valore”, possiamo arrivare al nocciolo in termini marxisti.
La teoria della moneta di Marx concorda con l’approccio endogeno in quanto è il settore capitalista che crea la domanda di moneta; che serve come mezzo di scambio e riserva di valore. Le banche effettuano prestiti e creano depositi, non viceversa. In effetti, la teoria del denaro di Marx è più coerentemente endogena rispetto alla MMT perché riconosce il primato del processo di accumulazione capitalista (con banche e mercati) nel decidere il valore del denaro, non un qualsiasi ruolo ‘esogeno’ dello stato. Come dice Astarita: “la differenza fondamentale tra l’approccio marxista al denaro e l’approccio cartalista ruota attorno a questo singolo punto. Nella concezione di Marx, il denaro può essere inteso solo come una relazione sociale. Nell’approccio cartalista, invece, è un artificio in cui mancano le determinazioni sociali essenziali… La MMT ‘nasconde sotto il tappeto’ la centralità del lavoro produttivo e lo sfruttamento del lavoro, le vere basi su cui si basa la società capitalista”.
Lo stato non può stabilire a proprio piacimento il valore del denaro emesso per la semplice ragione che, in un’economia capitalista, non è dominante né onnipotente. Le società capitaliste, le banche e le istituzioni governano e prendono decisioni sulla base del profitto e della redditività. Di conseguenza, guidano endogenamente il valore di merci e denaro. La legge del valore di Marx afferma che il valore è ancorato al tempo di lavoro socialmente necessario spespo nella produzione complessiva di merci (beni e servizi), cioè dalla produttività media del lavoro, dalle tecnologie e dall’intensità del lavoro. Lo stato non può superare o ignorare questa realtà.
Ed è la realtà. Consentitemi di offrire alcune semplici prove empiriche (cosa che i teorici della MMT non fanno). La spesa pubblica nelle economie moderne, in particolare quelle che dominano nel pensiero della MMT (la quale non ha molto da dire sulle cosiddette economie emergenti – ma tornerò su questo nel prossimo post), come gli Stati Uniti o il Regno Unito o il G7, rappresenta circa il 30-50% del PIL. Gli investimenti pubblici rappresentano solo circa il 3-5% del PIL. Questo a fronte di investimenti del settore capitalistico del 15-25%, mentre la spesa delle famiglie varia tra il 55-70% del PIL. La quantità di titoli di stato detenuti a livello nazionale negli Stati Uniti rappresenta solo il 4% del patrimonio netto del settore privato.
Ho fatto una piccola analisi empirica sulla relazione tra la spesa pubblica e la disoccupazione. Secondo la MMT, ci si aspetterebbe che più alto è il rapporto tra la spesa pubblica in un’economia, minore è la disoccupazione. Bene, le prove mostrano il contrario! La spesa pubblica in Francia supera il 55% del PIL, mentre è del 39% in Giappone e del 38% negli Stati Uniti. Ma quale di questi tre paesi ha il più alto tasso di disoccupazione? Francia 9%; Giappone 2,4% e Stati Uniti 4%. Le economie capitalistiche più avanzate con rapporti di spesa pubblica più alti hanno tassi di disoccupazione più elevati. Ciò dimostra che vi sono altri fattori, oltre alla carenza di spesa pubblica, che determinano il livello di disoccupazione nelle economie capitaliste.
Quindi l’emissione di moneta da parte dello stato non è certo una forza trainante dell’economia e dell’occupazione. Naturalmente, gli esponenti della MMT a volte sostengono che questo è il problema – basta espandere la spesa pubblica, in particolare gli investimenti, finanziarla con l’emissione di denaro e poi lo Stato supererà esogenamente o aggirerà l’insufficiente accumulazione capitalista. Ma questa risposta solleva immediatamente la questione, ignorata dalla MMT, che è il settore capitalista a gestire le economie moderne, nel bene o nel male, non il denaro statale.
È realistico per la MMT sostenere che l’unica ragione per cui le economie moderne hanno la disoccupazione è quella che i politici non adottano questa teoria e che quindi basterebbe lasciare che i governi spendano quanto necessario, supportati dall’emissione di denaro controllata dallo stato? Questo non è certamente il punto di vista di Keynes o Marx. Secondo Keynes, la disoccupazione emerge a causa della mancanza di investimenti da parte dei capitalisti; Marx ha detto lo stesso (anche se l’esercito industriale di riserva è il risultato del carattere antagonista dell’accumulazione capitalista). La differenza tra Marx e Keynes sta nelle cause dei cambiamenti negli investimenti. Marx ha detto che è la redditività; Keynes ha parlato di “spiriti animali” o “fiducia del settore imprenditoriale”. Entrambi hanno visto le faglie nel capitalismo: Keynes nel settore finanziario; Marx nel capitalismo nel suo insieme. Al contrario, la MMT ritiene che il problema stia solo nell’incapacità di consentire allo stato l’espansione dell’emissione di moneta!
Ma forse la più significativa critica alla MMT è che, poiché non riconosce l’importanza del settore capitalista nella circolazione del denaro ma solo quella dello stato e del ‘non-stato’, non può dirci nulla sul perché e come avvengono crolli regolari nella produzione e negli investimenti nelle economie moderne. Su questo tema, i MMT hanno la stessa posizione dei keynesiani ortodossi: potrebbe essere dovuto alla mancanza di “domanda effettiva” o “spiriti animali” e non ha nulla a che fare con le contraddizioni nel modo di produzione capitalistico stesso. Ma per gli esponenti della MMT questo problema è irrilevante. Essi assumono lo stesso punto di vista del keynesiano ortodosso Paul Krugman, cioè che non importa quale sia la causa di una depressione; la cosa principale è uscire da essa con le spese del governo – nel caso di Krugman attraverso la spesa razionale del governo per mezzo dell’emissione di obbligazioni; nel caso della MMT con la spesa pubblica finanziata dall’emissione di denaro.
Sarò anche vecchio stile, ma penso che la scienza funzioni meglio scoprendo che cosa fa accadere le cose per capire meglio quali azioni possono essere utilmente applicate per prevenirle (vaccinazione per le malattie, per esempio). Augurarsi ciecamente che la spesa del governo faccia il miracolo non è scientifico. In effetti, l’economia marxista ha lavorato molto per dimostrare che è la mancata redditività del capitale la spiegazione più convincente delle crisi ricorrenti, non la mancanza di domanda o persino l’austerità nella spesa pubblica. E ciò implica un’azione per sostituire completamente l’economia monetaria lucrativa.
La risposta alla disoccupazione o alla fine delle crisi non sta nel semplice ricorso all’emissione di denaro, come sostiene la MMT. Essa si basa su ciò che Marx chiamava “i trucchi della circolazione” “una dottrina, le cui artificiose proposte in materia di circolazione mirano da un lato ad evitare il carattere violento delle trasformazioni, dall’altro a fare di queste trasformazioni stesse non un presupposto, ma viceversa un risultato graduale della trasformazione della circolazione”.
La MMT, dunque, sostiene di avere una teoria endogena del denaro, ma in realtà ne ha una esogena, basata sull’emissione di moneta da parte dello stato. Afferma che la spesa pubblica può essere estesa a qualsiasi livello necessario a raggiungere la piena occupazione attraverso l’emissione di moneta, senza alcun riferimento all’attività produttiva dell’economia non statale, in particolare alla redditività del settore capitalista. In effetti, secondo gli esponenti di tale scuola, il capitalismo può essere salvato e raggiungere una crescita armoniosa e la piena occupazione con “trucchi della circolazione”. La MMT ignora o nasconde i rapporti sociali di sfruttamento del lavoro per alimentare i profitti. E vendendo invece “olio di serpente”, svia il movimento operaio dal cambiamento fondamentale.
Articolo apparso sul blog dell’autore il 03/02/2019
Traduzione a cura di Alessandro Bartoloni
Le enfasi (grassetti e corsivi) quando non diversamente specificato sono del traduttore
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