“Cina e Russia non sono alleate, ma gli Usa ci stanno spingendo assieme”
di LIMES (Giorgio Cuscito)
Carta di Laura Canali – 2016
BOLLETTINO IMPERIALE Conversazione con You Ji, direttore del Dipartimento Governo e Amministrazione pubblica dell’Università di Macao, relatore al VI Festival di Limes (Genova, 8-10 marzo).
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LIMES Qual è lo stato attuale dei rapporti tra Cina e Russia?
YOU JI La definizione ufficiale del rapporto tra i due paesi è “partnership strategica globale”. L’abbinamento delle parole “strategica” e “globale” suggerisce che in futuro la collaborazione potrebbe trasformarsi in “alleanza”. La pressione degli Stati Uniti verso la Cina e la Russia ha accelerato questo processo nel campo militare e securitario, anche se siamo ancora lontani dal suo completamento. Per ora possiamo definire i due paesi dei partner speciali.
Il termine “globale” indica due dinamiche. La prima è la complementarietà dei rapporti bilaterali in un’ampia gamma di settori economici. Per esempio, la Russia fornisce gas naturale alla Cina e quest’ultima vende le sue merci sul mercato russo. La seconda dinamica riguarda il supporto reciproco nelle questioni internazionali. Mosca sostiene Pechino nella disputa con il Giappone per le Diaoyu (Senkaku nella dizione giapponese, n.d.r.) nel Mar Cinese Orientale. A sua volta, il governo cinese appoggia le posizioni di quello russo presso l’Onu sul dossier Siria. In virtù di tale sinergia, Pechino potrebbe essere spalleggiata da Mosca in altri contesti. Per esempio, se ci fosse una guerra nello Stretto di Taiwan, gli Usa chiederebbero a diversi paesi di sostenere Taipei tramite l’Onu. In quel caso, la Cina avrebbe bisogno del supporto di Mosca nel Consiglio di sicurezza.
LIMES La collaborazione sino-russa rappresenta un ostacolo alla strategia statunitense di contenimento della Cina?
YOU JI Washington considera la Repubblica Popolare un avversario strategico di lungo periodo, potenzialmente in grado di equiparare gli Usa sul piano economico e militare. La Russia invece è percepita come una minaccia immediata, malgrado le sue capacità oggi non siano paragonabili a quelle cinesi e statunitensi. Un mio contatto al dipartimento di Stato americano mi ha detto che gli Usa ritengono di poter gestire le due dinamiche solo esercitando pressione nei confronti di entrambi i paesi. Eppure è proprio tale pressione ad aver spinto Pechino e Mosca ad avvicinarsi. Probabilmente, la rivalità sino-statunitense proseguirà anche dopo la presidenza di Xi Jinping. Invece, qualcosa potrebbe cambiare in Russia quando Putin non sarà più al potere. Gli equilibri tra i tre paesi potrebbero diventare più incerti qualora il suo successore decidesse di riavviare in maniera genuina i rapporti con Washington e la Nato.
LIMES In che misura gli attriti storici influenzano le relazioni odierne tra Pechino e Mosca?
YOU JI Si dice che “gli amici veri si vedono nel momento del bisogno”. La collaborazione è agevole fin quando entrambe le parti hanno qualcosa da offrire. Eppure diversi fattori ostacolano il consolidamento di questa relazione. Per esempio, gli intellettuali cinesi hanno perdonato ma non dimenticato che la Russia si è accaparrata una larga parte di territorio nel Nord-Est del paese. Allo stesso modo, nell’intellighenzia russa si riscontra un diffuso risentimento verso la Repubblica Popolare, anche se quest’ultima è stata perdonata per essersi schierata con gli Usa contro l’Unione Sovietica negli anni Settanta. Il consolidamento della relazione dipenderà dal calcolo pragmatico degli interessi comuni, più che dalle questioni ideologiche. Ma gli interessi possono cambiare nel corso del tempo.
LIMES La Cina sta consolidando i rapporti con i paesi dell’Asia Centrale, tradizionale area d’influenza russa. Gli interessi di Pechino e Mosca potrebbero confliggere in questa parte di mondo?
YOU JI È esattamente quello che Putin e Xi intendono evitare. La preservazione dei rapporti con la Russia è uno degli elementi chiave della politica cinese in questa regione. La Repubblica Popolare può rassicurare Mosca garantendo benefici sufficienti per i paesi centroasiatici e per la Russia.
LIMES La Repubblica Popolare ha anche bisogno del supporto russo per sviluppare la “via della seta polare” passante per l’Artico, nella cornice della Belt and Road Initiative. In che modo la partita al Polo Nord potrebbe incidere sulle relazioni sino-russe?
YOU JI Nel lungo periodo, la presenza cinese nell’Artico non è conveniente per la Russia. Ma nel medio periodo serve a controbilanciare la pressione degli Usa, che intende proiettare in la sua presenza militare in questa parte di mondo attraverso anche il supporto dei paesi Nato. Quindi in questa fase, l’impegno della Cina per sviluppare un corridoio commerciale passante lungo la rotta marittima settentrionale è un fattore positivo.
Nel Profondo Nord, gli interessi di lungo termine di Pechino sono maggiori di quelli di Mosca. La via della seta polare ridurrebbe sensibilmente i tempi e i costi di trasporto delle merci dirette tra Cina e Occidente rispetto al tragitto passante per l’Oceano Indiano. Inoltre, allevierebbe la dipendenza dai colli di bottiglia potenzialmente soggetti all’embargo navale americano (vedi lo Stretto di Malacca, n.d.r.). Il Polo Nord potrebbe essere fondamentale sul piano strategico. In futuro, da qui i sottomarini dotati di missili balistici potrebbero teoricamente lanciare degli attacchi verso gli Usa. Tuttavia dubito che la Russia permetta il loro passaggio nelle proprie acque territoriali. Inoltre, al momento la rotta polare non è percorribile tutto l’anno e la Cina non ha ancora le capacità tecnologiche per operare in maniera stabile sul piano commerciale e militare nell’Artico. La Repubblica Popolare sta costruendo la sua seconda rompighiaccio, la prima interamente made in China, e i suoi sottomarini nucleari non sono sufficientemente sofisticati per operare al Polo.
LIMES Prima ha menzionato Taiwan. Una guerra per l’isola è possibile?
YOU JI Dovremmo dividere la questione in due parti. La prima riguarda gli sforzi di Pechino per ottenere la riunificazione di Taiwan con la Cina continentale, l’altra riguarda l’impegno per evitare l’indipendenza dell’isola. Pechino punta in primo luogo a preservare lo status quo. Ciò significa che non farà la guerra per la riunificazione. Gli Usa e la leadership taiwanese lo sanno bene. L’ipotesi di un conflitto riguarda il lungo periodo. Il Partito progressista democratico, che oggi guida la leadership taiwanese, sostiene l’indipendenza de jure, ma un’eventuale sconfitta alle prossime elezioni potrebbe vanificare i suoi tentativi. Nei mesi che precederanno questo evento i toni si faranno più accesi. La Repubblica Popolare potrebbe paventare l’ipotesi di un conflitto per scoraggiare i tentativi di indipendenza e preservare lo stato dell’arte. Allo stesso tempo, il governo cinese cercherà di non assumere una posizione eccessivamente dura per evitare di alimentare le tensioni con gli abitanti di Taiwan.
Carta di Laura Canali – 2019
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