Il modello macroeconomico della MMT
di LA CITTA’ FUTURA (Micheal Roberts)
È la redditività degli investimenti capitalistici che guida la crescita e l’occupazione, non le dimensioni del deficit pubblico.
“Le identità contabili che equiparano le spese aggregate alla produzione ed entrambe ai redditi valutati ai prezzi di mercato sono ineludibili, indipendentemente dalla vostra preferenza per il tipo di economia keynesiana o classica. Dico sempre agli studenti che il rispetto di queste identità è il primo tocco di saggezza che distingue gli economisti da coloro che espongono l’economia. Il secondo? … Le identità non dicono niente sulle cause”. James Tobin, keynesiano di sinistra, 1997.
“Il denaro è in definitiva una creazione del governo, ma ciò non significa che solo i deficit governativi determinino il livello della domanda in qualsiasi momento. Anche le azioni e le convinzioni del settore privato sono importanti. E questo a sua volta significa che è possibile avere eccedenze di bilancio ed eccesso di domanda allo stesso tempo, proprio come si possono avere deficit di bilancio e domanda carente”. Jonathan Portes (ortodosso keynesiano).
Il dibattito sempre più astruso tra gli economisti (mainstream, eterodossi e di sinistra) continua sulla validità della Teoria della moneta moderna (Modern monetary theory – MMT) e sulla sua rilevanza per la politica economica. Il dibattito tra le sinistre è ha innescato un’altra marcia a seguito della pubblicazione della feroce critica alla MMT condotta da sinistra da parte di Doug Henwood, visibile su Jacobin. Il principale esponente della MMT, Randall Wray ha risposto con rabbia al tentativo di demolizione di Henwood (qui). E poi dal cuore della terra del MMT, Pavlina Tcherneva, direttrice di programma e professore associato di economia al Bard College e un ricercatore associato presso il Levy Economics Institute hano risposto a Henwood sempre dalle colonne del Jacobin.
Tra gli economisti mainstream, Paul Krugman ci ha provato, ricevendo una risposta da Stephanie Kelton. Kelton è una professoressa di politica ed economia pubblica presso la Stony Brook University di Long Island (New York). È stata l’economista capo dei Democratici nello staff della Commissione Bilancio del Senato degli Stati Uniti e consigliere economico della campagna presidenziale del 2016 del senatore Bernie Sanders.
Anche se questo dibattito sta diventando molto arcano e persino antipatico, non è irrilevante perché molti esponenti di sinistra del movimento operaio sono stati attratti dalla MMT come supporto teorico per contrastare l’“austerità” e per giustificare una spesa pubblica significativa al fine di ottenere la piena occupazione. In particolare, l’ala radicale del partito democratico negli Stati Uniti ha usato la MMT per sostenere la loro richiesta di un New Deal verde, sostenendo che una maggiore spesa pubblica per ambiente, cambiamenti climatici e salute può essere facilmente finanziata con l’emissione di dollari, piuttosto che da più tasse o più titoli di stato che aumenterebbero il debito pubblico.
Non mi voglio addentrare nel dibattito sulla MMT di cui sopra, visto che ho già versato un po’ di inchiostro in tre articoli cercando di criticare la teoria e la politica della MMT da un punto di vista marxista, con l’obiettivo di capire se la MMT offra una via da percorrere per soddisfare “i bisogni dei più” (lavoro) rispetto ai pochi (capitale). E per me, questo è lo scopo ultimo di un tale dibattito.
Tutto ciò che vorrei aggiungere all’attuale dibattito tra keynesiani, post-keynesiani e sostenitori della MMT è che questi ultimi concordano coi keynesiani ortodossi sul fatto che la spesa pubblica possa creare i la moneta per auto-finanziarsi; o che la tassazione e il prestito sono necessari per creare il denaro per finanziare la spesa pubblica. Ma come dice il post-keynesiano Thomas Palley: “la spesa pubblica e la tassazione avvengono simultaneamente, così anche la creazione di moneta tramite i deficit finanziati dal denaro e la distruzione del denaro attraverso la tassazione avvengono simultaneamente. È un esercizio inutile cercare di determinare cosa viene prima”. L’analisi marxista sarebbe d’accordo.
Invece, in questo post voglio guardare il modello macro della MMT. Nel dibattito su Twitter che è virale (almeno tra economisti e attivisti!), i critici alla MMT hanno a volte sostenuto che la MMT consiste solo in una serie di affermazioni vaghe senza alcun modello rigoroso. Questo ha irritato la Kelton. Ella a immediatamente pubblicato un documento scritto nel 2011 da Scott Fullwiler del Warburg College, un altro leader della MMT. In questo documento, Scott ha delineato in dettaglio il modello macro sottostante la MMT.
Fondamentalmente, inizia con un modello macro post-keynesiano di domanda aggregata Keynes/Kalecki. Questo modello è semplicemente un’identità. Ci sono due modi di considerare un’economia, il reddito totale o la spesa totale e devono essere uguali tra loro.
Quindi:
Reddito nazionale (NI) = Spese nazionali (NE).
Seguendo il “marxista keynesiano” Michal Kalecki, possiamo suddividere questa identità in:
Profitti + Wages (NI) = Investimento + Consumo (NE).
Ora ci sono due tipi di entrate e due tipi di spesa. Se supponiamo che tutti i salari vengano spesi e tutti i profitti vengano risparmiati, possiamo eliminare salari e consumi dall’identità. Così si ottiene:
Profitti = Investimento
Nella versione MMT di Scott, mette la stessa macro identità in modo diverso, con Investimento sul lato sinistro dell’uguaglianza. Così:
Investimento = profitti
Perché? Perché, come vedremo, tutta la teoria post-keynesiana sostiene che è l’investimento a guidare i profitti, non viceversa.
Ma Scott ri-espande gli elementi nel lato destro per esaminare i flussi, in modo che i salari che non vengono consumati vengano aggiunti nuovamente ai profitti per ottenere i risparmi privati (assumendo quindi un risparmio da parte delle famiglie); e aggiunge anche il risparmio del governo (tassazione meno spesa) e il risparmio estero (importazioni nette o deficit delle partite correnti).
Così i Profitti come categoria separata scompaiono all’interno del Risparmio Privato e otteniamo:
Investimento = Risparmio privato + (Fiscalità – Spesa pubblica) + (Importazioni – Esportazioni)
Ma poi Scott elimina anche la categoria distinta di Investimento e la converte in Risparmio Privato meno investimenti o Surplus del settore privato. Così ora abbiamo il Risparmio del settore privato (salari risparmiati più profitti meno investimenti). Così Scott continua:
Surplus del settore privato = Deficit pubblico + Saldo delle partite correnti
O
Surplus del settore privato – Saldo delle partite correnti = Deficit pubblico
Questa è l’identità chiave della MMT. Egli sostiene che se il disavanzo pubblico aumenta, allora nell’ipotesi che il saldo delle partite correnti non cambi, aumenta il surplus del settore privato (salari risparmiati + profitti meno investimenti). La conclusione della MMT (un’asserzione) è che l’aumento del deficit pubblico aumenterà l’eccedenza del settore privato. E se escludiamo i salari risparmiati (l’identità della MMT non lo fa) e il saldo delle partite correnti, allora abbiamo:
Profitti netti (ossia profitti dopo gli investimenti) = deficit pubblico
E possiamo concludere che i disavanzi pubblici determinano i profitti netti, cioè i profitti meno gli investimenti.
Nel documento Scott presenta quindi un grafico delle serie temporali che raffronta il risparmio netto privato USA (ricordiamo che include il risparmio netto delle famiglie) con i disavanzi pubblici e conclude che esso “mostra quanto il surplus del settore privato e il disavanzo del settore pubblico si siano mossi storicamente di pari passo, il che non è sorprendente dato che sono approssimativamente i lati opposti di un’identità contabile” (vd figura 1)
Ma poi Scott dice: “Quello che notiamo (da questi grafici) è che l’attuale aumento del deficit pubblico sta creando un risparmio netto nel il settore privato”. Ma è questo il modo di vedere la direzione causale di queste macro identità? I post-keynesiani pensano che la connessione causale sia che l’investimento crea profitti o nella versione MMT i disavanzi pubblici creano profitti netti (risparmio privato). Ma a mio avviso, la direzione causale di questa identità è in realtà contraria: la teoria marxiana afferma che i profitti creano investimenti, perché i profitti derivano dallo sfruttamento della forza-lavoro.
Torniamo all’identità di base di Kalecki, Profitti = Investimento, con Investimento sul lato destro dell’identità. Gli investimenti (che sono scomparsi nel modello di Scott Fulwiller) possono essere suddivisi in investimenti dei capitalisti e investimenti pubblici.
Profitti = Investimento capitalista + Investimento pubblico
Secondo la causalità di Kalecki, l’aumento degli investimenti pubblici (finanziato tramite deficit, ad esempio) aumenterà i profitti (e per quel che conta anche i salari attraverso più occupazione e salari – le identità post-keynesiane si riferiscono al Risparmio Privato e, importante, non lo dividono in Salari risparmiati e Profitti). Così:
Profitti + Salari risparmiati = Investimento privato + Investimento pubblico
Ma cosa succede se la causalità di Kalecki è tornata in prima linea? Cosa succede se i profitti guidano gli investimenti e non viceversa. L’identità sarebbe:
Profitti (perché i salari sono spesi) = Investimento (comprendente investimenti dei capitalisti e investimenti pubblici)
Possiamo espandere questo per includere i flussi col resto del mondo in modo che:
Profitti nazionali + Reddito estero = Investimento capitalista + Investimenti pubblici + Investimenti esteri
Ora supponiamo che sia i profitti nazionali sia i redditi esteri siano dati. Cosa succederà se aumenti l’investimento governativo? L’investimento privato cadrà a meno che non si aumentino gli investimenti diretti dall’estero.
In che modo gli investimenti (o le spese) pubblici possono aumentare senza che gli investimenti privati (capitalisti?) diminuiscano (essendo stati rimpiazzati)? Facendo deficit di bilancio, dicono i post-keynesiani (e gli esponenti della MMT). Il prestito può essere fatto emettendo titoli di Stato (keynesiani ortodossi) o “stampando denaro”, ossia aumentando le riserve di liquidità nelle banche (MMT). L’emissione di obbligazioni può ridurre gli investimenti privati per aumentare gli investimenti pubblici, ma il credito creato stimolerebbe l’investimento complessivo. L’emissione di denaro (MMT) aumenterebbe gli investimenti pubblici senza ridurre quelli privati (magia!). Gli esponenti della MMT ed i Keynesiani diranno che ciò non influenzerà i profitti se gli investimenti pubblici non vengono finanziati dalla tassazione dei profitti nazionali, bensì prendendo a prestito con l’emissione di obbligazioni o stampando denaro. I marxisti direbbero che questo è un investimento “fittizio” che a un certo punto deve generare maggiori profitti.
Tutto questo perché le identità non rivelano i nessi causali, che è ciò che conta. Per i Keynesiani, è il lato destro dell’equazione (Investimenti) che causa il lato sinistro (Profitti); cioè, è l’investimento e il consumo capitalista a creare profitto. La MMT consiste in una variante della stessa relazione, ma con una compensazione: l’investimento (la spesa) pubblico netto (il deficit al netto delle imposte) determina i risparmi netti del settore privato (profitti e salari risparmiati dopo l’investimento).
Ma nel mondo reale della produzione capitalista, questi nessi sono è tornati in primo piano. I profitti guidano gli investimenti, non viceversa; e il risparmio privato netto consente di evitare deficit pubblici, non viceversa. I grafici offerti da Scott nel suo articolo delle serie temporali di deficit e surplus privati netti possono essere interpretati proprio con quella causalità. Quello che ho letto dal primo grafico non è “che l’attuale aumento del deficit del governo sta creando un risparmio netto per il settore privato” (Fullwiler), ma il contrario: maggiori risparmi netti (profitti dopo investimento) produrranno un deficit pubblico più elevato o un surplus più basso. In altre parole, quando i capitalisti accumulano/risparmiano e non investono, e questo è particolarmente vero nelle recessioni, i deficit pubblici aumentano (attraverso minori entrate fiscali e maggiori sussidi di disoccupazione). E i grafici di Scott mostrano che i deficit del governo degli Stati Uniti raggiungono i picchi in tutte le recessioni americane del dopoguerra e sono ai minimi storici durante i boom.
In effetti, se facciamo le correlazioni tra il saldo del governo e il risparmio privato netto, c’è davvero una relazione inversa molto piccola di 0,07; in altre parole, un disavanzo pubblico maggiore è correlato (debolmente) con un avanzo netto di risparmi privati. Ma se facciamo la correlazione tra il saldo del bilancio pubblico e la crescita del PIL, c’è una piccola correlazione positiva. In altre parole, più avanzo (o meno disavanzo) pubblico si associa a una maggiore crescita del PIL, l’opposto della causalità Keynes/Kalecki, che suggerisce che è la crescita a guidare gli equilibri pubblici, non viceversa (vedi la citazione Portes all’inizio del post).
Qualsiasi causalità viene modificata anche dai conti con l’estero. Il secondo grafico di Scott (vd figura 2), che include il saldo delle partite correnti, mostra che il persistente deficit delle partite correnti (afflussi netti esteri) degli anni ’80 ha contribuito a finanziare i deficit del governo statunitense, anche se il surplus del settore privato è scomparso negli anni 2000. Quindi il principale argomento di causalità MMT è ulteriormente scompaginato dal reddito straniero.
Possiamo capire meglio le connessioni causali se isoliamo Investimenti e Profitti. Contrariamente al punto di vista keynesiano/post-keynesiano/MMT, la visione marxista si basa sul fatto che la “domanda effettiva” (compresi i deficit governativi) non può precedere la produzione. C’è sempre una domanda nella società per i bisogni umani. Ma può essere soddisfatta solo quando gli esseri umani lavorano per produrre cose e servizi dalla natura. La produzione precede la domanda in tal senso e il tempo di lavoro determina il valore di quella produzione. I profitti sono creati dallo sfruttamento del lavoro e quindi quei profitti vengono o investiti o consumati dai capitalisti. Quindi, la domanda è solo “effettiva” a causa del reddito che è stato creato, non viceversa.
Poiché i keynesiani/post-keynesiani non hanno una teoria del valore non lo riconoscono e leggono la propria identità nel modo sbagliato. Da una visione marxista, i profitti sono la variabile causale. Quindi, se i profitti cadono, allora o l’investimento, o l’accumulazione capitalista o il deficit pubblico devono cadere, o tutti e tre.
Qual è la prova che i profitti determinano gli investimenti e i disavanzi pubblici e non viceversa, come sostengono i Keynesiani? Questo blog ha fornito uno schiacciante supporto empirico al nesso causale marxista. Vedi il mio articolo qui che raccoglie tutta la ricerca empirica convincente (inclusa la mia) che supporta la visione marxista secondo cui, in un’economia capitalista, i profitti determinano gli investimenti, che a loro volta stimolano la crescita e l’occupazione del PIL, mentre i deficit governativi hanno poca influenza.
Se la direzione causale di Keynes/Kalecki fosse giusta, allora tutto ciò che dovremmo fare per mantenere in salute un’economia capitalista è avere più deficit pubblico. Se gli esponenti della MMT avessero ragione, tutto ciò di cui avremmo bisogno per raggiungere la piena occupazione permanente sarebbero i disavanzi pubblici permanenti (soggetti a qualche possibile vincolo inflazionistico). Ciò su cui i keynesiani ortodossi e gli esponenti della MMT non concordano è se questi deficit (spesa pubblica al netto della tassazione) possano e debbano essere finanziati emettendo titoli di stato da far acquistare alle banche o facendo stampare denaro alla banca centrale.
La domanda più importante, tuttavia, è ciò che guida un’economia capitalista. È la redditività degli investimenti capitalistici che guida la crescita e l’occupazione, non le dimensioni del deficit pubblico. I modelli macro Keynes/Kalecki/MMT si nascondono dietro le identità e le trasformano in cause. Ma le identità “non dicono nulla sulla causalità” (Tobin). Sono i profitti, non le spese del governo, che comandano.
Fonte: https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/il-modello-macroeconomico-della-mmt
Articolo apparso sul blog dell’autore il 3/03/2019
Traduzione a cura di Alessandro Bartoloni
Le enfasi (grassetti e corsivi) quando non diversamente specificato sono del traduttore
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