Sta facendo discutere in Francia il nuovo libro di Christian Chesnot e Georges Malbrunot intitolato Qatar Papers- Comment l’émirat finance l’Islam de France e d’Europe. I due giornalisti francesi nel 2016 scrissero sempre sul Qatar Nos très chers émirs, libro che rivelò come l’emirato di Doha abbia finanziato, per decenni, la quasi totalità della politica francese. In precedenza ( 2013) Chesnot e Malbrunot scrissero sempre sul tema; Qatar – Les secrets du coffre-fort. Il nuovo volume Qatar papers, è un libro prezioso perché fornisce una mappatura di come viene finanziata la macchina del proselitismo islamico in Francia e in Europa e di come tutto passi attraverso la “Qatar Charity”, la più potente e ricca ONG dell’emirato. Nel libro si parla dei 140 progetti per finanziare moschee, scuole e centri islamici a beneficio di associazioni legate al movimento dei Fratelli Musulmani. C’è anche lo stipendio pagato a Tariq Ramadan, figura dell’Islam politico che Doha sponsorizza al di fuori dei suoi confini. L’indagine si snoda in sei paesi europei ( tra cui anche l’Italia) e in una dozzina di città francesi. Nel libro gli autori denunciano l’occultamento e la dissimulazione e delle associazioni islamiche sui loro finanziamenti provenienti dall’estero, oltre ai silenzi della politica che, come abbiamo visto, è spesso compromessa già a livello locale. Nel libro del 2017 scritto con Osvaldo Migotto Allarme Europa, il Fondamentalismo islamico nella nostra società, vincitore del “Premio Cerruglio 2018”, abbiamo dedicato ai finanziamenti provenienti dal Qatar un intero capitolo. Lo riproduco qui visto che troppo spesso, anche in queste ore, c’è chi si assume meriti che non gli sono propri.
UNA PIOGGIA DI SOLDI PER ISLAMIZZARE L’ITALIA? (da Allarme Europa il Fondamentalismo islamico nella nostra società)
Secondo le stime del Ministero italiano dello Sviluppo Economico, gli scambi commerciali tra il Qatar e l’Italia hanno raggiunto un valore di circa 1,7 miliardi di euro a settembre 2015, compiendo un balzo in avanti del 10% rispetto al 2014. Gli emiri di Doha sono arrivati nel Belpaese facendo shopping a colpi di centinaia di milioni di dollari in molti settori economici. Nell’immobiliare, hanno finanziato una gigantesca operazione commerciale a Milano, nella zona di Porta Nuova, e comprato lo storico Grand Hotel Gallia. Hanno acquisito inoltre alberghi di lusso in Costa Smeralda e il Four Season a Firenze. C’è poi il fondo d’investimento Mayhoola for Investment di Doha, che è divenuto il maggior azionista della griffe della moda italiana Valentino (acquisita nel 2012 per 700 milioni di euro). Nel settore del turismo, il Qatar Luxury Group della Qatar Foundation ha operato massicci investimenti. Gli emiri, tra le altre cose, si sono comperati il 49% di Alitalia e hanno rilevato l’ex clinica San Raffaele a Olbia, in Sardegna, annunciando un investimento pari a 1,2 miliardi di euro.
Gli italiani dovrebbero essere contenti di partecipazioni straniere così importanti in un paese alle prese con una grave crisi economica. Vi è però il rovescio della medaglia, visto che gli emiri del Qatar, di stretta osservanza wahhabita, finanziano al contempo decine e decine di moschee e centri culturali islamici, così come fanno anche Arabia Saudita e Turchia. Perché? Questi paesi sembrano seriamente intenzionati a islamizzare l’Italia. Somme ingenti giungono ogni anno da Doha, Ryad e Ankara per costruire moschee e centri culturali di varia natura in varie località della Penisola. Parliamo di almeno 25 milioni di euro arrivati recentemente in Italia da fondazioni ed enti caritatevoli che fanno capo a questi tre paesi. Le loro fondazioni si avvalgono di professionisti dell’islamizzazione, i quali hanno convenuto di spartirsi l’Italia in tre zone di influenza, talvolta interscambiabili: al Qatar è andato il Nord Italia; all’Arabia Saudita il Centro e, in particolare, a Roma; alla Turchia il Sud Italia, dov’è attiva l’associazione turca Milli Görüs, che opera in connessione con il Ministero per il Culto turco (Dyanet).
Il 24 maggio 2016 il principe Hamad Bin Nasser Al Thani, membro della famiglia reale del Qatar, era a Piacenza in compagnia delle principali autorità cittadine per l’inaugurazione di un nuovo centro islamico. Durante la giornata è poi corso a Brescia per tagliare il nastro dell’ampliamento della moschea locale. Due giorni dopo il principe è stato a Mirandola, in provincia di Modena, per l’inaugurazione del nuovo centro di preghiera dei musulmani, danneggiato dal terremoto del 2012 e rimesso a nuovo (mentre la chiesa parrocchiale locale resta inagibile). Il successivo 28 maggio l’attivissimo sceicco era a Vicenza, sempre per l’apertura di un nuovo centro islamico e il 5 giugno ha presenziato a un altro taglio del nastro, questa volta a Saronno, nel Varesotto, per inaugurare un nuovo complesso con moschea e annessa scuola coranica. A fianco di Al Thani vi era addirittura l’autorità ecclesiastica locale.
Basta andare sul sito della Qatar Charity Foundation, nata per finanziare la creazione di luoghi islamici in Europa, per apprendere che ogni anno vengono stanziati 6 milioni di euro per la diffusione dell’Islam in Italia. Sempre su questo sito si trova il planning previsto per gli investimenti infrastrutturali futuri in Italia, già approvati nel 2013 e che vedranno la costruzione di moschee e centri culturali, in particolare in Sicilia: il centro islamico di Ispica riceverà 256.956 euro, quello di Catania 428.260, quello di Messina 879.000 e infine 809.839 euro andranno a Comiso, luogo molto conosciuto per la presenza di una base missilistica NATO. Dunque, quasi 2,5 milioni di euro per diffondere l’Islam in Sicilia. È quanto previsto nella più ampia cornice dell’Operazione Ghaith (“Pioggia abbondante”) lanciata nel 2015 dalla fondazione qatariota. Un’operazione senza precedenti, che sembra una specie di Piano Marshall per l’Islam in Europa e che coinvolge ben 23 paesi tra cui Francia, Belgio, Kosovo e Bosnia. In Italia l’Operazione Ghaith ha portato molta acqua alla causa islamica, se si pensa che l’UCOII, Unione delle Comunità Islamiche d’Italia – la più rappresentativa delle associazioni dell’Islam italiano con oltre 150 associazioni che amministrano oltre 200 luoghi di culto – ha ricevuto attraverso la Qatar Charity Foundation ben 25 milioni di euro in tre anni.
Rosario Crocetta, presidente della Regione Sicilia dal 2012, in una intervista alla tv qatariota Al Jazeera ha sollecitato investimenti della fondazione per la costruzione di un centro islamico per i profughi di Lampedusa. La Regione Sicilia, per marcare il suo apprezzamento nei confronti degli emiri, nel 2013 ha insignito il presidente della Qatar Charity Foundation, Ahmed Al Kawari, del premio “Uomini e società”. Turchi e sauditi investono per le stesse finalità rispettivamente 4 e 8 milioni di euro all’anno in Italia, in un giro vorticoso di denaro che rimbalza di continuo tra decine di banche e società finanziarie europee e dei paesi del Golfo. Denaro che, alla fine, non permette più di comprendere la natura stessa di questi fondi. Senza dimenticare i donatori privati pakistani membri del movimento Deobandi (corrente religiosa del subcontinente indiano), e i soldi elargiti dalle ricchissime e onnipresenti famiglie saudite, dei quali sempre più spesso si perdono le tracce.
Tutto questo fiume di denaro, in realtà, serve soprattutto a diffondere l’Islam di stretta osservanza wahhabita e le sue immancabili derive salafite violente. L’operazione milionaria, volta a diffondere la dottrina più fondamentalista del Corano, è dunque portata avanti attraverso una penetrazione a due facce: da un lato, lo shopping sfrenato di aziende di ogni settore; dall’altro, il finanziamento di luoghi di culto sempre più grandi, per dimostrare la propria forza e aumentare l’influenza sulla popolazione. Non è un caso che il più importante teologo vivente dei Fratelli Musulmani, Yusuf al-Qaradawi (che oggi vive in Qatar) profetizzò già nel 2007 quanto sta accadendo a Roma e dintorni: «Adesso è rimasta la seconda parte della profezia, che è la conquista di Roma. Questo significa che l’Islam tornerà nuovamente in Europa. Ritengo che questa volta non sarà con la spada, ma attraverso la predicazione e l’ideologia». La continua nascita di moschee create in ogni luogo, garage compresi, e la costruzione di almeno 15 moschee ufficiali l’anno (secondo il progetto del 2013), potrebbe presto vedere realizzata la preoccupante profezia dell’anziano teologo.
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