A proposito della ricorrente discussione sulla “falsa sinistra”
di RICCARDO PACCOSI (FSI Bologna)
La proposta di limitare gli interventi chirurgici per i pazienti di età superiore ai 70 anni, consentendo ai geriatri dell’ospedale di decidere se operare o meno e continuare a fornire cure, proviene da un partito olandese denominato Sinistra Verde e fa il paio con le affermazioni dell’economista Jacques Attali – vicino al Partito Socialista Francese – secondo cui l’eutanasia andrebbe incentivata per ridurre i costi sanitari: un paziente vivo è difatti un costo, mentre un paziente morto implica riduzione della spesa pubblica.
Ora, secondo voi tutto questo è “di destra”?
Ecco, io ne dubito fortemente.
La filosofia di fondo, nel caso dell’eutanasia, tanto per cominciare si richiama a principi liberali di emancipazione individualista, che poco hanno a che vedere con le aspirazioni di società disciplinare proprie della destra.
In generale, però, la riduzione della dimensione umana a variabile tecno-economica, non sta scritto da nessuna parte che sia qualificabile come “di destra”. Il dominio della tecnica prima sulla natura e poi sull’uomo è anzi figlio d’un concetto di progresso contro cui si oppongono da sempre quei retaggi di società organico-tradizionale che vengono stigmatizzati, per l’appunto, come oscurantisti e di destra.
C’è poi da considerare un altro fatto: d’accordo che la nascita del capitalismo sia usualmente indicata ai tempi delle enclosures e quindi nel XVII secolo, ma altrettanto usualmente è nella Rivoluzione Francese del secolo successivo che viene indicato lo sbocco propriamente politico di tale processo. Esattamente da quella Rivoluzione, guarda un po’, nasce il concetto di “sinistra”: vale a dire che prese a chiamarsi così quella componente dell’assemblea rivoluzionaria che vedeva alleati borghesia progressista e proletariato.
La presenza di quest’ultimo ha fatto sì che per due secoli i principi di modernità e di progresso convivessero con quelli di protezione sociale. Oggi, venuta meno ogni connessione effettiva o potenziale tra élite progressista e classi povere e rimasta esclusivamente la prima a presidiare il campo denominato “sinistra”, rimane dunque la matrice originaria: un ceto affluente sorto all’interno del capitalismo e che, al pari di quest’ultimo sul versante funzionale-sistemico, pone come orizzonte per la società e per la storia i valori assolutistici di progresso e modernità.
Portare avanti suddetti valori fino in fondo e senza interessi dei ceti poveri da rappresentare implica il fatto di spingersi fino al dominio totalizzante della tecnica, fino alla tecnica che si fa teleologia (cioè non mezzo ma finalità del sistema sociale), fino alla tecnica che si fa teologia (cioè unico universo concepibile, che racchiude tanto il sensibile quanto il sovrasensibile).
L’accidente della storia che ha connesso per due secoli sinistra ed emancipazione materiale dei poveri si è esaurito. Questo significa che non fronteggiamo, oggi, una “falsa sinistra” ma che, forse, i liberal che abbiamo deriso negli ultimi anni quando sostenevano che “il liberismo è di sinistra”, alla fine avevano le loro ragioni.
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