L’errore tragico delle élites italiane
di MEGACHIP (Giuseppe Masala)
Il Tempo di Roma dà conto della presentazione tenutasi qualche giorno fa a Roma del libro di David Parenzo (“I falsari. Come l’Unione europea è diventata il nemico perfetto per la politica italiana”) alla quale hanno partecipato Emma Bonino e Mario Monti. Come è facile intuire il discorso è scivolato sull’Europa, sui nazionalismi risorgenti e sui suoi rischi.
Emblematico quanto detto da Mario Monti che traggo testualmente dal pezzo del giornale: «Se i sovranisti vincono torneranno i conflitti e l’Europa finirà distrutta e rasa al suolo». Questo è ciò che vede l’eminente economista della Bocconi.
Non è di per sé un discorso sbagliato: una frattura dell’Unione Europea creerebbe senza dubbio forti tensioni politiche in Europa, recriminazioni, traumi e crisi rabbiose soprattutto da parte di chi ha più da perdere dalla fine della Cuccagna Europoide. E’ chiaro ed evidente che c’è un rischio di guerra se si verificasse questa eventualità.
L’errore previsionale di Monti non sta però in ciò che ha detto ma in ciò che non ha detto, probabilmente perché non riesce a vedere oltre la sua visione ideologicizzata dell’Europa.
Questa Europa è chiaramente egemonizzata dalla Germania, di gran lunga il paese maggior beneficiario della moneta unica e dell’unificazione del mercato finanziario e dei beni. Questa è un’Europa germanizzata. Oserei dire un’Europa sottomessa ai voleri di Berlino. Un’Europa dove ora l’ultimo baluardo è stato definitivamente fatto cadere. Mi riferisco alla Francia di fatto costretta a firmare un Trattato di Aquisgrana dove la Germania ha tutto da guadagnare e la Francia ha tutto da perdere: copertura diplomatica per l’ottenimento di un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu e esercito unico europeo dove la Francia metterà a disposizione il suo deterrente nucleare.
In cambio la Francia cosa ottiene? Tempo, nulla più che tempo per mettere a posto i suoi conti con l’estero chiaramente sostenuti dai capitali dei paesi in surplus e dunque dalla Germania stessa.
Inutile dire che anche l’uscita della Gran Bretagna toglie l’unico altro appiglio che evitava la completa Germanisierung dell’Europa. Un Europa ridotta dunque a protettorato tedesco che economicamente ha la funzione di produttore a basso costo nella global chain value dei marchi premium tedeschi.
Quello che non si domanda Monti – che vede evidentemente in questa configurazione europea il migliore dei mondi possibili – è a che cosa serva alla Germania tutto questo.
La risposta ce l’ha data il Ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas qualche mese fa in un “articolo manifesto” (colpevolmente ignorato dalla nostra stampa) pubblicato da Handelsblatt. La Germania persegue una politica di sganciamento dagli USA al fine di giocare un ruolo da potenza mondiale con delle alleanze a geometria variabile in giro per il mondo. Tutto scritto, nero su bianco, da Maas. Inutile anche sottolineare che la Germania surrettiziamente persegue una politica di potenza anche militare. Vogliamo parlare del vertice sui Balcani tenutosi una settimana fa a Berlino dove la Germania invitava caldamente paesi come la Bosnia, la Serbia e la Macedonia ad entrare nella UE? Vogliamo parlare della richiesta tedesca di costruire una “portaerei europea” aggirando così il divieto imposto a Berlino di riarmarsi? Vogliamo parlare della scoperta di una missione militare tedesca in Niger fatta dal governo all’insaputa del parlamento stesso? Tutta roba emblematica.
Sfortunatamente mi pare di capire che gli altri paesi vincitori della seconda guerra mondiale, Cina, USA, UK e Russia quel ruolo non hanno nessuna intenzione di concederlo. Per nessuna ragione al mondo. Ecco, quello che non capisce Monti è che un’Europa unita e germanizzata è foriera di guai al pari di una rottura della UE stessa. In un caso si rischia una guerra intraeuropea e nell’altro si rischia una guerra tra l’Europa ed il resto del mondo.
La verità vera è che il danno è stata la caduta del Muro di Berlino. Altro che festeggiamenti, ha riportato in Europa il fantasma di Guglielmo II, solo che il Kaiser questa volta ce l’abbiamo con il caschetto biondo anziché con i baffi a manubrio. Avevano ragione Giulio Andreotti e Alessandro Natta a dire che riunificare la Germania avrebbe portato una montagna di guai, altro che Pace e Libertà.
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