Bandolo di matassa
di PIERLUIGI FAGAN
Pensierino sul voto per le elezioni europee. Il tema Europa oggi è una matassa di fili intrecciati che vanno dal neo-liberismo al sovranismo, dal cosmopolitismo al nazionalismo, dai migranti alla geopolitica, le destre, le sinistre, i non ci sono più né-le-destre-né-le sinistre, le globalizzazioni, la moneta sovrana, il futuro federato, la lenta dissipazione demografica, la democrazia dei pochi o dei molti, la Cina e Trump, l’euro e la neuro, la paranoia ambientale e quella post-umana. In questo universo multidimensionale, ognuno trova la sua posizione e poi immagina una strada orientandosi a seconda delle sue immediate vicinanze. Ogni posizione è auto fondata e contraria ad un’altra altrettanto auto fondata. Ma a prescindere da tutto ciò, “Europa” è un problema di che tipo? fondato dove e da cosa?
Europa è una mera espressione geografica che include una cinquantina di stati per lo più anche nazioni, la più alta concentrazione di stati, circa il 25%, sul solo 3% delle terre emerse. E’ la geo-storia ad averla fatta così spezzettata e ricca di diversità. Purtroppo, questa geo-storia appartiene al passato, un passato in cui Europa o era relativamente autonoma ed isolata dal mondo (fino al XV secolo) o lo dominava (fino al XX secolo).
Come in un frattale storico, è la stessa storia degli Antichi Greci. Più di mille città Stato ricche di storia e reciproca dialettica, fino a che il sistema crollò d’un colpo sotto la spinta di un nuovo stato del gioco geopolitico, la fase imperiale che Alessandro intuì ed i Romani portarono a compimento. Il pattern si ripeté di nuovo nell’Italia rinascimentale che aveva nel solo centro-nord lo stesso numero di stati dell’intera Europa. Di nuovo, l’incapacità di capire che il nuovo gioco degli Stati-nazione non permetteva più la sovranità dei Medici e del Doge, condannò l’Italia oblubinata dal dominio di una egoista e cieca élite residente nello Stato Pontificio, a secoli di servaggio.
Oggi, di nuovo, il gioco sta svoltando verso un tabellone più ampio che inquadra il mondo. Non è solo la “globalizzazione”, è che se nel 1900 eravamo in 10 su un Km2 di terra emersa, oggi siamo in 50, siamo più densi, siamo spinti fisicamente l’uno accanto o contro l’altro per ragioni semplicemente fisiche come avviene in un ascensore o un autobus nell’ora di punta. Al nuovo gioco-mondo non ci si può presentare con gli Stati-nazione di taglia europea come non ci si doveva presentare coi Comuni e le Signorie nel XVI secolo o con le città-Stato nel 300 a.C. . Che fare, allora?
So che i più sono in ansia per la confusione di stare in una matassa di cui s’è perso il bandolo e vivono il “che fare?” nell’oggi immediato, chi votare? in cosa credere? cosa sperare? Ma la matassa è fatta da fatti contingenti che sono solo l’epifenomeno di fatti storici di lunga durata e lunga prospettiva ed a questi tocca dare ordine, non alla confusione che s’è creata cercando di trovare bandoli di cui s’è persa l’origine concreta, il fondamento reale.
Quindi, almeno nel pensiero, in “direzione ostinata e contraria”, io rimango convinto che l’unico voto sensato è quello per un progetto di federalizzazione statale, costituzionale ovvero democratica e politica, quindi sovrana, che aggreghi ex-Stati-nazione che da soli non hanno chance di gioco nel nuovo gioco del mondo. Ma questi candidati alla fusione debbono avere la minore eterogeneità possibile, non si possono unire cose troppo eterogenee tra loro, pena il rigetto reciproco.
Così, io la penso come monsieur François Boulo, uno dei portavoce dei gilet gialli francesi che così ha risposto alla domanda fattagli dal giornalista de il Fatto quotidiano: D: Finora Parigi ha fatto asse con Berlino. R: Se domani andassero al potere le idee dei gilet gialli, è certo che smetteremmo di metterci al servizio della Germania. E avremmo invece interesse a capirci con Italia, Spagna, Portogallo e Grecia.
Questo formato geo-storico una volta si chiamava Impero Romano. Ha strati e strati di consuetudini comuni, giuridiche, linguistiche, politiche, economiche, sociali, di stili di vita e costellazioni valoriali. E’ un solido frame geo-storico naturale, non una invenzione del pensiero. A. Kojève, filosofo francese nipote di Kandinskij, ma nel dopoguerra anche alto funzionario dello Stato francese per le questioni estere, lo teorizzò in un saggio scritto proprio un anno dopo la pubblicazione de il Manifesto di Ventotene chiamandolo Impero latino. Questo è il bandolo della matassa a cui sono personalmente aggrappato, solo la ragione geo-storica può rispondere a problemi posti dalla geo-storia. Il resto, economia, finanza, ideologie varie, sentimenti e paure, odii profondi e tenui speranze, per quanto oggi dominanti, sono solo schiuma quantistica diradata la quale rimane la domanda fondamentale: che forma dare alla nostra vita associata nel XXI secolo?
Irrealistico? Non è questo ciò di cui parlano tutti? Velleitario? Inattuale? Pensatela come vi pare, i giudizi li dà la Storia non i consessi di opinione di gente persa nella matassa di cui non trovano il bandolo.
P.S. Quanto a gli “inattuali” la galleria comprende Platone che a suo tempo avvertì i Greci di cominciare a pensarsi non più e solo come città-Stato e Machiavelli che invocava gli italiani ad unirsi sotto un unico Principe. Kojève venne riproposto da Agamben in questo articolo che da allora ha stimolato la mia riflessione sull’argomento (assieme al testo del francese ovviamente) e di cui i lettori e lettrici, potranno trovare traccia in diversi articoli del blog digitando opportune chiavi di ricerca sul motore interno (Europa, Euro, Mediterraneo). Articoli del 2013 appunto, inattuali anch’essi …
Fonte: https://pierluigifagan.wordpress.com/2019/05/26/bandolo-di-matassa/
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