Intanto nell’Eurozona
di GILBERTO TROMBETTA (FSI Roma)
A luglio l’inflazione dell’Eurozona scende all’1% (a giugno era all’1,6%). Ancora una volta resta ben lontano il pur risibile obiettivo di un’inflazione al 2%.
Non c’è da stupirsi quando tutta l’architettura europea (cioè il combinato disposto di vincoli europei ed euro) è una grandissima trappola deflattiva che serve a tenere fermi al palo i salari e, quindi, i consumi, a cui è strettamente legato l’andamento dell’indice dei prezzi.
E questo mentre la palla al piede d’Europa, la Germania, sta entrando velocemente in recessione quando intanto nei corridoi di Bruxelles ancora risuona l’ennesimo “Nein!” tedesco davanti all’ipotesi di uno stimolo fiscale in casa loro.
Eppure ci sta ancora chi straparla di riformare la UE da dentro in senso socialista. Come se non bastassero 20 anni di “Nein!” e la consapevolezza che ogni riforma debba essere approvata da tutti i Paesi UE, non dalla semplice maggioranza.
[via Eurostat https://twitter.com/EU_Eurostat/status/1163375046506586112]
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LAVORARE PER VIVERE O VIVERE PER LAVORARE?
Nel 2018 l’Italia ha raggiunto un record. Un record non solo poco invidiabile, ma di cui ci sarebbe da vergognarsi. Come ladri.
Il record di persone di 65 e più anni ancora costrette a lavorare: 629.000 anziani, quasi il 3% di tutta la forza lavoro.
Un’enormità.
E d’altronde non è un caso se negli ultimi anni, sempre più frequentemente, ci è capitato di leggere di incidenti fatali sul posto di lavoro che riguardavano persone anziane.
Troppo anziane per essere ancora costrette su un ponteggio con 40 gradi all’ombra.
Troppo anziane per trovare una giustificazione al loro non poter stare coi nipotini al parco a giocare.
Un sistema sbagliato nelle sue fondamenta, centrato sulla stabilità dei prezzi e quindi sul contenimento senza se e senza ma dei salari.
Un sistema così all’incontrario, da costringere migliaia di giovani a scappare dal Paese per mancanza di lavoro, mentre obblighiamo i nostri nonni a lavorare fino alla tomba.
Un sistema che ammazza da decenni la domanda interna per seguire la Germania e l’Unione Europa nel loro modello export oriented.
Quando anche alle soglie di una nuova grande crisi globale, i tedeschi continuano a dire di no a uno stimolo fiscale. A casa loro. Figuriamoci in casa degli altri.
[grafico via https://twitter.com/GGDMM/status/1162792789010255872/photo/1]
Nel mio punto di vista l’errore di chi gestisce i mass-media o la politica e’ quello di non capire il complesso meccanismo della prostituzione che e’ legato al potere delle banche. Oggi, otto nazioni europee accettano la prostituzione legalizzata mentre ventidue nazioni la oppongono. Quando e’ stata instituita la moneta dell’euro non si e’ tenuto conto di fattori importanti e cioè di assicurarsi che delle zone (nazioni), intese come isole per proteggere le prostitute dal crimine, non avessero il potere di invadere nazioni che non accettano la prostituzione legalizzata. L’implementazione di una moneta comune ha immediatamente garantito un potere sulle banche, potere esercitato da nazioni a favore della prostituzione legalizzata che avendo tale potere si sono naturalmente trovate inclinate a convertire altre nazioni alla prostituzione legalizzata mediante una pressione bancaria e legislativa. Queste enormi pressioni economiche e legislative causano enormi conflitti e terribili opposizioni che rispondono con la prostituzione non legalizzata generando maggiore crimine. Si doveva invece pensarci prima per togliere qualsiasi tentazione di invasione mediante la separazione della moneta che doveva garantire una moneta differente per coloro che avrebbero accettato la prostituzione legalizzata. Questo e’ un argomento importantissimo che fa capire i meccanismi sociali ma che nessuno vuole discutere, sia perché si vive nell’ignoranza e sia perché la gente ha imparato a lanciare accuse contro tutti senza avere la minima comprensione dei meccanismi che regolano la società moderna.