Pechino festeggia, Hong Kong protesta
di LIMES (Giorgio Cuscito)
BOLLETTINO IMPERIALE La Cina si prepara ai 70 anni dalla fondazione della Repubblica Popolare con un occhio alle manifestazioni nell’ex colonia britannica. Gli aggiustamenti dell’Italia verso Pechino. Droni cinesi per la Serbia. Taiwan isolata nel Pacifico. L’accordo tra Usa e Polonia sul 5G. Settembre lungo le nuove vie della seta.riale è l’osservatorio settimanale di Limes dedicato all’analisi geopolitica della Cina e alle nuove vie della seta. Grazie al sostegno di TELT. Puoi seguirci su Facebook e Twitter.
Indicatore geopolitico: 70
Tutto è pronto per la grande parata militare celebrativa dei 70 anni della Repubblica Popolare Cinese (Rpc) che si terrà a Pechino il 1° ottobre alla presenza del presidente Xi Jinping. Le misure di controllo nel centro della capitale saranno ai massimi livelli.
La ricorrenza ha un grande valore simbolico per il governo cinese, poiché avvicina la Rpc al centenario del 2049. Entro quell’anno, la narrazione del Partito comunista prevede il “risorgimento della nazione”, cioè il ritorno della Cina a rango di superpotenza. Tale processo per Xi non può prescindere dall’unificazione tra la Cina continentale e Taiwan. Ammesso che nel frattempo Pechino riesca a gestire il rallentamento economico (il pil dovrebbe crescere non più del 6% quest’anno), il duello con gli Usa e a preservare la stabilità delle altre aree storicamente più instabili: Xinjiang, Tibet e Hong Kong.
La situazione nell’ex colonia britannica resta tesa. Al punto che lo spettacolo di fuochi d’artificio previsto per la fondazione della Repubblica Popolare è stato annullato. La cancellazione definitiva della famigerata proposta di legge sull’estradizione ha ridimensionato le manifestazioni, ma non ha spento l’ardore delle frange più radicali del movimento filodemocratico. Continuano infatti a verificarsi episodi di violenza. La governatrice Carrie Lam tenta di avviare un dialogo con i manifestanti, ma la fiducia di questi ultimi nell’esecutivo locale, e soprattutto verso le forze di polizia, è ai minimi storici.
L’ISOLAMENTO DIPLOMATICO DI TAIWAN PROSEGUE
Nel Pacifico, Taiwan è sempre più isolata. Nel giro di poche settimane, le Isole Salomone e Kiribati hanno chiuso i rapporti diplomatici con Taipei per aprirli ufficialmente con la Repubblica Popolare. Per Kiribati si tratta in realtà di un ritorno di fiamma, visto che le relazioni ufficiali con Pechino erano state interrotte nel 2003. Quell’anno, la Rpc aveva installato su un atollo di questo paese una stazione spaziale per monitorare il primo viaggio dei propri astronauti nell’etere.
Pechino si serve del proprio peso economico per isolare diplomaticamente Formosa, rendere la riconquista dell’isola più agevole e guadagnare partner nel Pacifico potenzialmente utili nel lungo periodo nel confronto con gli Usa. Dal 2011 a oggi, la Rpc ha speso 1,6 miliardi di dollari in aiuti e prestiti ai paesi in questa parte di mondo: quattro volte più di quanto è in grado di spendere Taipei. Taiwan oggi ha solo 15 alleati, la maggior parte dei quali in America Latina e nei Caraibi.
CONTE BIS E CINA
In Italia, il nuovo governo di Giuseppe Conte ha condotto due aggiustamenti nei confronti della Cina.
In primo luogo, ha attivato il golden power nel campo delle telecomunicazioni. Si tratta dell’esercizio di poteri speciali per monitorare ed eventualmente bloccare o vincolare operazioni d’interesse strategico sul suolo italiano. Questo provvedimento riguarda anche gli accordi siglati con Huawei e Zte per lo sviluppo della rete 5G. Per ora, l’annuncio della presidenza del Consiglio non ha implicato l’interruzione dei molteplici progetti cinesi in corso nella penisola.
In secondo luogo, Ettore Sequi è diventato capo di gabinetto del ministero degli Esteri, guidato ora da Luigi Di Maio. Sequi, attuale ambasciatore italiano in Cina, ha seguito lo sviluppo dei rapporti con Pechino nell’ambito della Belt and Road Initiative (nuove vie della seta) sin dalla partecipazione dell’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni al primo forum dedicato a questo tema. La promozione di Sequi conferma la rilevanza attribuita da Roma ai rapporti con la Rpc. Inoltre, smorza i dubbi cinesi verso l’operato del nuovo ministro Di Maio, la cui nomina sembra aver sorpreso Pechino. Al punto che l’agenzia di Stampa cinese Xinhua ha pubblicato e poi rimosso un commento in cui definiva la scelta “insolita”, viste le scarse competenze internazionali del politico.
Proprio Di Maio ha incontrato a fine settembre il suo omologo cinese Wang Yi. I due non hanno parlato solo di vie della seta, ma anche della riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Roma fa parte del gruppo Uniting for consensus (in cui Pechino è osservatore), che sostiene l’aumento del numero di seggi non permanenti nell’organismo Onu. L’interesse della Rpc a riguardo investe un obiettivo di lungo periodo. Per affermare i propri interessi all’estero, la leadership cinese cerca di catalizzare consenso nelle organizzazioni internazionali create dagli Usa. Per poi plasmarne le regole.
USA E POLONIA, ACCORDO SUL 5G
Washington e Varsavia hanno concluso un accordo per elevare il livello di sicurezza della rete 5G polacca. La manovra è il frutto delle pressioni esercitate dagli Usa verso i paesi europei affinché blocchino la diffusione della tecnologia di Huawei nel Vecchio Continente. Come l’Italia, la Polonia ha aderito alle nuove vie della seta e ha emesso i cosiddetti “panda bond”, obbligazioni in yuan, con cui investitori cinesi dovrebbero finanziare le imprese dei paesi partner. L’accordo sul 5G con gli Usa indica che Varsavia sa scindere l’interesse economico da quello strategico. Sul secondo fronte, per la Polonia è prioritario mantenere i rapporti con Washington in ambito Nato in chiave anti-Russia. L’aumento del numero di soldati statunitensi sul territorio polacco ne è la conferma.
DRONI CINESI PER LA SERBIA
La Serbia è il primo paese europeo ad acquistare droni militari dalla Cina. Così Belgrado espande il proprio arsenale che già conta armi di provenienza statunitense e russa. La Serbia è uno dei punti di riferimento di Pechino per lo sviluppo della rotta ferroviaria che dovrebbe trasportare le merci cinesi dal porto greco del Pireo (controllato dalla Cosco) verso la porzione occidentale del Vecchio Continente. La sintonia sino-serba è stata confermata dalla collaborazione tra le forze di polizia dei due paesi. Questa consiste in attività di pattugliamento congiunto per le strade di Belgrado, dove il numero di turisti cinesi è in aumento.
L’IRAQ ADERISCE ALLA BRI
Il primo ministro iracheno Adel Abdel Mahdi ha annunciato che Baghdad aderirà alla Belt and Road Initiative. L’Iraq è il secondo fornitore di petrolio della Rpc dopo l’Arabia Saudita, i cui giacimenti hanno subìto un attacco con droni e missili da crociera. Riyad e Washington attribuiscono la responsabilità direttamente all’Iran. Tuttavia, l’offensiva potrebbe essere stata condotta dagli huthi, ribelli yemeniti che godono del sostegno di Teheran. Negli ultimi anni, la Rpc ha stretto notevolmente i rapporti l’Iran per importare greggio (malgrado le sanzioni statunitensi) e coinvolgerlo nello sviluppo delle nuove vie della seta in Medio Oriente. La rilevanza di tutti e tre i paesi per gli interessi energetici cinesi induce Pechino a restare imparziale sul fronte politico. Dando la priorità agli affari.
LA CINA NELL’ARTICO
Pechino prosegue le proprie operazioni scientifiche, economiche e militari nell’Artico. A inizio settembre, il ministero dei Trasporti ha annunciato dei test per verificare la comunicazione a onde corte lungo il passaggio a nord-est. In programma vi è anche lo studio di fattibilità per la costruzione di una stazione radio nell’Artico e la capacità di copertura del sistema satellitare Beidou.
Pechino vuole sviluppare una “via della seta polare” per accorciare i tempi di trasporto delle merci tra Rpc ed Europa e dipendere meno dalle rotte tradizionali, i cui colli di bottiglia principali (vedi lo Stretto di Malacca e Suez) sono presidiati dagli Usa. Lo sviluppo del passaggio a nord-est presenta tre incertezze: il tempo di scioglimento dei ghiacci, i limiti tecnologici della Cina nell’Artico e l’indispensabile collaborazione con la Russia, partner ma non alleata di Pechino.
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