Guardate chi non ride!
di ARIANNA EDITRICE (Dimitry Orlov)
La politica internazionale è per molti un argomento scoraggiante. Comprendere ciò che sta accadendo nel mondo richiede la conoscenza della storia, l’esperienza diretta di paesi e culture diverse, una certa comprensione delle lingue straniere (poiché le informazioni disponibili in inglese tendono ad essere incomplete e solitamente di parte) e molto altro. Ma esiste anche un altro approccio che può dare buoni risultati, anche per un bambino di sette anni: leggere le espressioni facciali e il linguaggio del corpo dei leader mondiali.
Quando tutto è normale, i leader mondiali, di solito, riescono a rimanere assolutamente inespressivi o (come nel caso dei politici americani) sorridono in modo stupido e con lo sguardo vacuo. Ma, quando le cose diventano interessanti, inizia ad apparire tutta una serie di tick, smorfie, gesticolazioni e posture assai strane. E, quando si vede uno dei “leader mondiali” (tra virgolette perché uso il termine in modo ironico) a cui sembra che, in una conferenza stampa congiunta, gli stia passando tutta la vita davanti agli occhi, si può essere sicuri che sta succedendo qualcosa di molto strano.
Vale a dire: ecco il nuovo presidente ucraino eletto da popolo, Vladimir Zelensky, seduto accanto a Donald Trump, con un espressione che sembra dire che essere lì è esattamente l’ultimo dei suoi desideri. Ve lo direbbe un bambino intelligente di sette anni (ho controllato), ma noi adulti desideriamo saperne di più. E così vi accontenterò e vi metterò al corrente di alcuni dei dettagli più importanti.
Allora, perché “Ze” (come ai giovani Ucraini alla moda piace chiamarlo) sembra così triste? A meno che non siate stati tenuti in isolamento in una baracca di legno in mezzo alle montagne, probabilmente saprete che Trump è in procinto di essere messo sotto accusa dalla camera bassa del parlamento americano (o come lo chiamano), dove i suoi nemici hanno la maggioranza. L’impeachment è comunque destinato a diventare lettera morta, perché la camera alta (dove i suoi amici hanno la maggioranza) non lo permetterà mai. La motivazione dell’impeachment è che Trump, durante una telefonata segreta, avrebbe costretto Zelensky a fornirgli informazioni compromettenti sul suo rivale Joe Biden; le accuse erano contenute in un memo segreto e anonimo, che, come si è visto poi, raccoglieva solo prove circonstanziali.
Ora, tutto questo è fin troppo divertente, perché Joe Biden, da buon vecchio e senile bacucco, aveva già volontariamente confessato, davanti alle telecamere e senza alcuna remora, di aver costretto con successo il precedente, incredibilmente corrotto, presidente-oligarca ucraino, Petro Poroshenko, a licenziare il suo procuratore capo, che stava indagando sui vari e loschi affari del figlio cocainomane, Hunter Biden, con una società ucraina del gas, la Burisma Holdings. E il procuratore licenziato ha ora messo agli atti che era stato licenziato proprio per quel motivo; così stanno le cose.
In ogni caso, la storia che Trump abbia cercato di costringere Zelensky a rivelare particolari incriminanti su Biden (invece di chiederlo direttamente [a Biden] con le dovute maniere) avrebbe potuto avere anche qualche fondamento (filtrando attentamente tutte le informazioni rilevanti dei mass media statunitensi). Ma poi Trump ha fatto qualcosa di stupefacente: ha rimosso la classificazione top secret dalla trascrizione della sua telefonata con Ze e l’ha resa pubblica, insieme all’anonimo promemoria segreto. I presidenti degli Stati Uniti hanno l’autorità di divulgare informazioni segrete, a loro esclusiva discrezione.
Facciamo per un momento una pausa su questo punto. C’è un ottimo motivo per cui le conversazioni telefoniche tra capi di stato sono considerate top secret: se non lo fossero, non avrebbe senso per i capi di stato parlarsi privatamente. Potrebbero benissimo rilasciare esclusivamente dichiarazioni pubbliche, così nessun accordo verrebbe mai negoziato e le relazioni internazionali andrebbero completamente in pezzi.
La volontà di Trump di declassificare e pubblicare la trascrizione di una conversazione telefonica con il leader di una nazione apparentemente sovrana fa capire due cose: la nazione in questione non è sovrana e il suo leader non è un vero leader. Alcune delle cose che Trump ha detto durante la conferenza stampa congiunta con Zelensky hanno chiarito la sua posizione sull’Ucraina. Ha affermato che sostenere l’Ucraina è un problema europeo, non un problema statunitense. Ha anche detto che Zelensky dovrebbe risolvere i suoi problemi parlando con Putin.
Chiaramente, Trump considera l’Ucraina una parte dell’eredità di Obama, che sarebbe disposto a vendere per un dollaro, se non fosse per il fatto che nessuno vuole comprarla, perché è in rovina. Tuttavia, Trump è stato abbastanza gentile da dire che l’Ucraina ha un futuro brillante grazie a tutte le bellissime prostitute, voglio dire indossatrici … partecipanti ai concorsi di bellezza … qualunque cosa. Sono sicuro che Trump parlava per esperienza diretta.
Quanto fallita è l’Ucraina? Bene, ecco un flash d’agenzia: l’Ucraina ha appena perso una centrale nucleare. La centrale atomica di Khmelnitskaya non esiste più. I suoi due reattori sono inattivi, probabilmente in via definiva. Uno è presumibilmente chiuso per “manutenzione ordinaria,” ma oggigiorno non c’è nulla di particolarmente ‘ordinario’ in quel paese. L’altro reattore ha un generatore completamente sfasciato per un surriscaldamento causato da uno straccio appallottolato che era stato lasciato all’interno del circuito di raffreddamento di una bronzina.
L’Ucraina aveva sei impianti atomici con 15 reattori; ora è rimasta con cinque impianti e solo nove reattori. Questi stanno tutti andando al massimo, a causa della carenza di gas e carbone, e generano oltre la metà dell’energia elettrica del paese. Questa interruzione [della centrale di Khmelnitskaya] richiederà un ulteriore approvvigionamento di un milione di tonnellate di carbone (200-300 treni merci da 50 carri ciascuno) e questo carbone può provenire solo dalla … Russia, ovviamente! Perché il carbone ucraino è di qualità troppo bassa (il 50% è cenere) e le centrali ucraine dell’era sovietica possono bruciarlo solo mescolandolo con carbone russo di qualità superiore. Ma non si può fare perché le ferrovie ucraine sono dolorosamente a corto di locomotive e di materiale rotabile e non sono neanche state in grado di far arrivare ai moli portuali il raccolto cerealicolo destinato all’esportazione; di trasportare un milione di tonnellate in più di carbone non se ne parla neanche. Oh, e la Russia dovrebbe essere pagata per il carbone, ma gli Ucraini non hanno più soldi.
È possibile andare avanti all’infinito, portando sempre più prove che il paese sta andando a ramengo. Oltre tre milioni di Ucraini si trovano attualmente in Russia e cercano di guadagnarsi da vivere come lavoratori ospiti o tentano di trasferirsi definitivamente in Russia. Molti altri lavorano in Polonia o in altre parti dell’UE. Il precedente presidente ucraino, che era stato respinto dalla stragrande maggioranza che aveva votato a favore di Ze, ha una serie di cause penali in corso … e così via.
La stagione del riscaldamento è già iniziata, ma le riserve di gas naturale dell’Ucraina sono troppo scarse per durare tutto l’inverno e non vi è alcun accordo per nuove importazioni dalla Russia o segnali di negoziati in corso. Le persone nell’est del paese (che era parte della Russia fino a quando Lenin non l’aveva consegnato all’Ucraina) stanno affrettandosi ad ottenere il passaporto russo. Il governo è ansioso di revocare la moratoria sulla vendita di terreni agricoli agli stranieri; uno dei pochi beni rimasti all’Ucraina è il suo terreno fertile. L’Ucraina aveva perso alcune delle parti più preziose del suo territorio quando la Crimea aveva votato per la secessione e le regioni orientali altamente industrializzate si erano, di fatto, separate. In breve, questa è una triste storia infinita.
In questo contesto, c’è l’Ucraina come costrutto politico. E’ stata concepita come un’entità filo-occidentale, filo-americana e anti-russa. L’uso della lingua russa (che in precedenza rappresentava circa il 95% dell’idioma nazionale) è stato dichiarato fuorilegge. Si è inventata una falsa storia alternativa dell’Ucraina ed ora viene insegnata nelle scuole. I nazionalisti ucraini marciano regolarmente per Kiev sfoggiando insegne naziste e brandendo torce. I collaboratori nazisti della Seconda Guerra Mondiale che si erano resi responsabili del massacro di Polacchi ed Ebrei vengono santificati come eroi nazionali. La narrativa ufficiale, dalla quale nessun politico ucraino può assolutamente deviare, è che l’Ucraina è in guerra con la Russia. Questo è molto divertente, perché, ovviamente, non è vero il contrario: se la Russia fosse davvero in guerra con l’Ucraina, l’Ucraina avrebbe già cessato di esistere, un concetto ribadito in un articolo che avevo pubblicato cinque anni fa.
Questo costrutto politico era stato progettato dai funzionari statunitensi (con il contributo dei Canadesi), sulla base della teoria della “grande scacchiera” di Zbigniew Brzezinski, secondo cui la perdita dell’Ucraina avrebbe vanificato le ambizioni imperiali della Russia. Tutti, in qualche modo, non avevano preso in considerazione due punti evidenti: che la Russia non ha ambizioni imperiali (ha tutta la terra e le risorse che potrebbe mai desiderare) e che per la Russia l’Ucraina è stata un fardello e un debito, quindi, che liberazione!
In epoche precedenti il territorio ucraino era fondamentale in termini militari, come territorio cuscinetto tra la Russia e l’Occidente ostile. Ma, ora che un missile ipersonico lanciato dal bel mezzo della Siberia può, con un notevole grado di affidabilità, far saltare in aria il Pentagono 18 minuti dopo, la Russia non ha bisogno di zone cuscinetto per difendere il proprio territorio. Se dovesse essere attaccata, la Russia distruggerà i responsabili dell’attacco, non importa in quale parte del mondo vivano.
Anche se l’Ucraina, come parte del mondo russo, è importante, un requisito importante per far parte del mondo russo è la volontà di morire per esso. Le popolazioni dell’Ucraina Orientale hanno dimostrato questo valore, e quindi ricevono aiuti umanitari ed altre forme di assistenza e ottengono i passaporti russi subito dopo averli richiesti (e presentato tutti i documenti necessari). Per quanto riguarda gli altri, hanno dato prova di avere abbastanza ostilità nei confronti dei Russi e una forte volontà di starsene seduti a non far nulla mentre il loro paese viene saccheggiato e distrutto, e quindi non otterranno niente.
L’ultima utilità che l’Ucraina potrebbe avere per la Russia è come via di transito per il gas naturale diretto verso l’Europa. Ma, data la situazione politica e lo stato decrepito della rete dei metanodotti ucraini, la Russia ha lavorato sodo per costruire condotte che escludessero l’Ucraina. Queste sono ormai prossime al completamento, ovviando alla necessità del transito del gas attraverso l’Ucraina. Va tenuto presente che, mentre l’Europa congelerebbe e rimarrebbe al buio se fosse privata del gas russo, la Russia potrebbe bloccare completamente le sue esportazioni di gas e rimanere comunque in attivo commerciale. L’attuale accordo [con l’Ucraina] sul transito del gas scade alla fine del 2019 e il nuovo accordo è stato bloccato già nella fase di discussione generale ed è improbabile che si possa arrivare alla fase dei negoziati veri e propri.
Alla luce di tutto ciò, proviamo a metterci nei panni di Zelensky. È un Ebreo russo. La sua lingua madre è il russo, come nel caso di tutti gli Ebrei russi, ovunque essi vivano, Israele e Ucraina inclusi. Parla, come seconda lingua, un ucraino passabile ma spesso, mentre cerca di parlare ucraino, ricade nel russo. Il suo inglese è rudimentale. Una buona conoscenza dell’ucraino, a livello di lingua madre, è rara tra gli Ebrei russi. La numerosa popolazione ebraica ucraina, quasi tutta concentrata ad Odessa, è istruita, di ceto medio e, almeno per tutto l’ultimo secolo, è stata parte integrante della grande cultura russa. Storicamente, c’è sempre stata poca affinità tra gli Ebrei che abitavano in città e i contadini di lingua ucraina che vivevano nell’entroterra rurale, a cui, prima della Rivoluzione Russa, non era nemmeno consentito entrare nelle città.
Non è ridicolo che un Ebreo russo sia stato eletto per governare un gruppo di nazisti che odiano la Russia? Aggiungete a ciò il fatto che Zelensky è un attore comico. Aveva recitato in uno spettacolo televisivo chiamato “Servo del popolo,” in cui faceva la parte del presidente ucraino. La sua campagna elettorale era stata una continuazione dello spettacolo nella vita reale, facilitata dalla natura disgustosa del suo predecessore, era poi stato eletto a furor di popolo e aveva ottenuto una schiacciante maggioranza parlamentare.
Ma la sua presidenza si è trasformata in una continuazione della commedia, con risultati prevedibili. In effetti, tutto questo era prevedibile. Durante i brevi periodi di indipendenza politica dell’Ucraina, la politica ucraina non ha mai mancato di degenerare in farsa. Un gruppo di nazionalisti ucraini che adorano i nazisti, presieduti da un Ebreo russo (per giunta un comico professionista) è, bisogna ammetterlo, uno stato di cose totalmente farsesco.
Ma Zelensky non sta ridendo; infatti, seduto accanto a Trump, era l’immagine stessa della disperazione. Perché? Le ragioni sono evidenti. Pubblicando la trascrizione della loro conversazione telefonica, Trump lo ha trattato come una nullità, a cui non si applicano le normali regole di segretezza che regolano le comunicazioni private tra i leader di nazioni sovrane. E poi, dopo aver letto la trascrizione, diventa chiaro che Zelensky si era vergognosamente prostrato davanti a Trump, aveva parlato male della Merkel e di Macron e aveva fatto, tutto sommato, la figura del cretino. Il contesto in cui è stata rilasciata la trascrizione ha scaraventato Zelensky nel bel mezzo di un’aspra lotta partigiana all’interno degli Stati Uniti, dove non esistono per lui mosse buone: se rifiuta di indagare su Burisma Holdings, che è al centro dello scandalo Biden, Trump non gli parlerà mai più, se permette alle indagini di procedere, i nemici giurati di Trump vorranno il suo scalpo.
E poi c’è il fatto che Trump, in poche frasi, ha completamente demolito l’intero costrutto politico dell’Ucraina moderna. Per Trump, è un progetto ereditato da Obama/Clinton e, come tutto ciò che era stato toccato da quei due, un fallimento e un imbarazzo. Pertanto, il messaggio di Trump è: sei licenziato e, se vuoi aiuto, parla con gli Europei (che hai appena insultato). Trump vuole buone relazioni con la Russia e non ha bisogno di un’Ucraina russofobica teleguidata da elementi dello Stato Profondo. Nel dire a Zelensky di andare a parlare con Putin, Trump ha delegittimato un’intero filone, improduttivo e dannoso, della politica estera degli Stati Uniti. La ricaduta è stata rapida: l’inviato speciale degli Stati Uniti in Ucraina, Kurt Volker, si è subito dimesso.
Zelensky è ora completamente isolato. Non può parlare con Trump perché Trump non è interessato. Non può parlare con gli Europei perché li ha appena insultati. E gli è stato detto di parlare con Putin … solo che non può. In primo luogo, Putin è stato da sempre dipinto dalla stampa ucraina come l’immagine del nemico e, se Zelensky cercasse di fare pace con Putin, verrebbe fatto apparire come un traditore e potrebbe trovarsi a dover affrontare una ribellione all’interno dei suoi stessi ranghi.
In secondo luogo, Putin ha chiarito che non c’è nulla di cui discutere, se prima Zelensky non adempie alle sue promesse, come indicato negli accordi di Minsk. Vale a dire, la parte ucraina deve ritirarsi militarmente e approvare una legislazione che dia vita ad una struttura statale federalizzata, in cui a Donetsk e Lugansk, e alle altre regioni che lo desiderano, venga concessa un’ampia autonomia. Ma se ciò dovesse accadere, allora l’Ucraina, nella sua attuale condizione di stato unitario monoetnico, cesserebbe di esistere, perché non c’è un terreno d’intesa tra i nazisti filo-occidentali e i Russi dell’est.
In precedenza, il governo ucraino era passato da un estremo all’altro, come in una sorta di disturbo bipolare. Ma, negli ultimi cinque anni, le linee di frattura tra le due parti si sono trasformate in un vero e proprio campo di battaglia, con trincee, bunker e proiettili veri sparati da entrambe le parti, con l’unica via d’uscita plausibile un divorzio dovuto a differenze inconciliabili. Ma anche qui c’è un problema: mentre l’Ucraina Orientale filorussa può sperare in un certo sostegno da parte dei Russi, anche se non sarà concesso incondizionatamente, la possibilità che l’Unione Europea, nel suo attuale stato di disunione e data la natura politicamente sgradevole dei nazisti ucraini, si faccia avanti e aiuti l’Ucraina Occidentale, è praticamente nulla.
Alla luce di tutto ciò, sembra perfettamente chiaro perché il presidente-clown “Ze” è ora un triste pagliaccio. Per lui è una situazione miserevole. Come attore è abbastanza talentuoso e piuttosto divertente (solo quando parla russo), ma ora è stato scelto per interpretare un ruolo decisamente insolito, che sarà comunque costretto a recitare per cinque lunghi lacrimevoli e pericolosi anni! Che brutto destino!
Questa è la triste storia di un triste presidente, ma non tutti i presidenti del mondo sono tristi. Per compensare, vi racconterò poi la storia di un presidente felice e sorridente: l’iraniano Hassan Rouhani. Non vedevo da molto tempo un presidente così felice e vi spiegherò che cosa deve renderlo così felice.
Fonte: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/guardate-chi-non-ride
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