Il lavoro secondo la UE
di LUCA RUSSI (FSI Arezzo)
Per l’UE non sono importanti i salari e gli stipendi, è importante avere una bassissima inflazione, perchè l’UE non tutela il lavoro, tutela le monete forti e stabili sopra ogni cosa, e dunque tutela le rendite finanziarie e le multinazionali.
L’UE vieta gli aiuti di Stato, vincola i bilanci statali al ricatto dei Mercati finanziari (anche attraverso la libera circolazione dei capitali) e dunque rende impossibili le nazionalizzazioni; consente la più assoluta libera circolazione delle merci e la “libertà di stabilimento” delle imprese” (leggeteli i Trattati, sono su Internet), e dunque permette – anzi, incentiva – le delocalizzazioni e la chiusura degli stabilimenti dove diritti e salari sono un pochino più alti e non convengono ai padroni.
L’UE mette i lavoratori «di tutto il mondo» gli uni contro gli altri.
Dirigenze sindacali che non richiedano a gran voce l’uscita immediata dell’Italia dall’UE si pongono di fatto dall’altra parte della barricata, con la grande impresa, con Confindustria e contro i lavoratori, e questo nonostante l’impegno e la buona fede di molti che magari a livello di RSA si fanno il mazzo da anni.
Questa cosa oggi, dopo più di 10 anni dall’inizio di una crisi epocale che nelle tesi di laurea viene paragonata a quella del 1929, con oltre 160 tavoli di crisi aperti al Ministero per lo Sviluppo economico e con più di 300.000 famiglie a rischio, va detta con la massima forza e non possono più essere tollerate ambiguità.
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