di INSIDEOVER.COM (Andea Walton)
La lunga guerra civile siriana è ormai entrata nella sua fase finale ed il Paese dovrebbe presto iniziare, una volta terminato il sanguinoso conflitto, a pianificare nuove strategie per sanare le tante ferite che hanno segnato la storia recente di questa sfortunata nazione mediorientale. Gli scontri hanno provocato, nel corso del tempo, la morte di centinaia di migliaia di persone, la distruzione di abitazioni ed infrastrutture ed hanno costretto svariati milioni di siriani a divenire rifugiati nel loro stesso Stato oppure all’estero. La società civile, costituita da comunità alauite, sunnite, curde e cristiane, sembra offrire segnali incoraggianti. La Bbc ha segnalato, infatti, che alcuni leader sociali e tribali si sarebbero incontrati a Berlino per promuovere un’iniziativa di coesistenza pacifica.
Fratture da sanare
L’incontro di Berlino ha visto riunirsi persone desiderose di giungere alla pacificazione del Paese e divise tra chi è più vicino al governo di Damasco e chi vi si oppone ma, al tempo stesso, non supporta l’opposizione armata a Bashar al Assad. I partecipanti hanno preso l’impegno a non ritenere responsabili i membri di uno specifico gruppo per le violenze commesse da persone appartenenti alla stessa comunità evitando il proliferare di vendette sanguinose. Nel novembre del 2017, invece, era stato concordato un “Codice di Condotta per la coesistenza siriana” che includeva un riferimento all’uguaglianza di tutti i siriani, a prescindere dal credo religioso. La speranza è che questo tipo di iniziative possano contribuire a rafforzare un futuro di pace per la Siria.
La violenza non si ferma
Il presente del Paese mediorientale, però, continua ad essere segnato dalla violenza: i ribelli, perlopiù islamisti, esercitano il controllo territoriale sulla provincia di Idlib mentre le forze governative cercano di riconquistare questo ultimo bastione della resistenza anti Assad. Questa dinamica porta, ovviamente, ad ulteriori spargimenti di sangue: 19 civili hanno perso la vita, nella provincia, in seguito ad un bombardamento governativo nella giornata di mercoledì mentre almeno 26 guerriglieri ribelli, perlopiù membri del gruppo Hayat Tahrir al-Sham che include combattenti vicini ad Al Qaeda, sono stati uccisi nel corso di un’offensiva di Damasco nei pressi di Maaret al-Numan. Nel corso di questa offensiva, stando a quanto riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, hanno perso la vita anche 29 soldati regolari siriani e delle milizie alleate. L’agenzia statale Sana ha infine reso noto che almeno sei persone sono state uccise e 15 sono rimaste ferite nel corso di un attacco missilistico, questa volta sferrato dai ribelli, presso la città di Aleppo.
Il corso della guerra civile siriana sembra ormai segnato: le forze governative di Damasco, infatti, hanno riconquistato, grazie anche al supporto fornito da Mosca e Teheran, buona parte del territorio nazionale e sembra davvero improbabile che i ribelli, spesso legati al jihadismo, possano continuare a resistere a tempo indeterminato nel loro fortino di Idlib. Il sangue, però, continuerà a scorrere ancora a lungo nel Paese mediorientale che, segnato da anni di conflitto, necessiterà di un certo periodo di tempo per tornare a camminare sulle proprie gambe.
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