Con i robot, in due anni cambierà il 61% dei mestieri. Uno studio
di AGI.IT (Silvia Inghirami)
Secondo Deloitte, intelligenza artificiale, robotica, digitalizzazione faranno sparire attività a basso valore aggiunto ma le aziende cercheranno nuovi profili professionali, spingendo verso una riconversione delle competenze
Entro il 2021 il 61% dei mestieri sarà ridisegnato. Secondo uno studio sul futuro del lavoro di Deloitte, intelligenza artificiale, robotica, digitalizzazione faranno sparire attività a basso valore aggiunto ma le aziende cercheranno nuovi profili professionali, spingendo verso una riconversione delle competenze.
Se 30 anni fa un lavoratore poteva svolgere la stessa mansione per l’intera carriera, ora la società internazionale di consulenza stima che il rinnovamento professionale avvenga ogni 2-5,5 anni, con una vita lavorativa destinata ad allungarsi. La ricerca indica, in particolare, che nei prossimi 24 mesi i dipartimenti human resources triplicheranno l’uso di ‘robotic process automation’ ed entro il 2035 vi è il 90% di probabilità che le attività amministrative nell’ambito della gestione delle risorse umane sarà completamente automatizzata.
Significa ad esempio che tutto il lavoro svolto per reclutare personale, raccogliere e analizzare curriculum vitae, somministrare test, organizzare colloqui, scrivere proposte di assunzione, sarà svolta da un robot, capace di scannerizzare e classificare i dati, selezionare profili, trarre informazioni da varie fonti, ad esempio da Linkedin.
Ma sarà automatizzata anche la preparazione delle buste paga, la gestione dei premi, il percorso formativo. Il robot, capace di lavorare 24 ore e 7 giorni su sette, si occuperà degli adempimenti regolatori e amministrativi e non vedremo più impiegati occupati per ore a contabilizzare numeri.
Liberi da attività meccaniche e ripetitive, i lavoratori saranno sempre più impegnati in attività sofisticate e creative, volte a interpretare invece che registrare dati. Il loro obiettivo sarà di trovare aziende stimolanti, che li mettano nelle condizioni di esprimere le proprie potenzialità e che garantiscano loro indipendenza. La previsione di Deloitte è che il 40% della forza lavoro sarà “contingent”, composta cioè da free lance, professionisti autonomi, lavoratori a tempo determinato e collaboratori. “I futuri lavoratori – spiega all’AGI Gianluca Di Cicco, partner Deloitte – avranno ambizioni e aspettative radicalmente diverse rispetto ai lavoratori dipendenti di qualche anno fa: saranno fortemente interessati agli obiettivi dell’azienda, attenti alle prospettive di crescita e all’equilibrio tra lavoro e tempo libero e perché no, a divertirsi lavorando.
Superata l’idea del posto stabile, punteranno a essere imprenditori di se stessi”. In un mercato del lavoro caratterizzato da flessibilità, i lavoratori cercheranno l’autonomia e le imprese la competenza. Innovazione tecnologica e intelligenza artificiale comporteranno che le aziende saranno obbligate a investire nella formazione continua. “Basti pensare al 5G – fa notare Di Cicco – che introdurrà nuovi modelli di business e cambierà il modo di lavorare. O al commercio elettronico e all’uso dei droni al posto di postini e fattorini”.
“Sempre più imprese – prosegue – non trovano i profili che cercano e sono pronte ad addestrare i lavoratori per stare al passo con la digitalizzazione. Le più evolute arrivano a creare proprie accademie”. I robot non rischiano quindi di schiacciare l’umanità, al contrario: “le componenti intellettive e creative saranno vincenti nel rapporto dell’uomo con la tecnologia. La competenza relazionale, la capacità di risolvere problemi e di gestire la complessità, le cosiddette soft skills – conclude -diventano sempre piu’ importanti e saranno loro a fare la differenza”.
FONTE: https://www.agi.it/economia/lavoro_robot_mestieri-6945564/news/2020-01-25/
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