Le Sardine costeranno carissime
di TELEBORSA (Guido Salerno Aletta)
Lanceranno un’Opa sul PD, insieme ad Italia Viva. Agli sgoccioli anche il bipolarismo del 2018, tra M5S e Lega
Nelle prossime elezioni regionali si definiranno i nuovi schieramenti politici, sia a destra che a sinistra. Il M5S è ormai ridotto a ben poca cosa, con le due OPA simultanee, lanciate ormai da tempo sia da parte della Lega che del PD. I giochi sono più complessi, perché un bipartitismo PD/Lega non è sufficiente per governare l’Italia e neppure le singole Regioni.
Siamo di fronte ad uno scenario di tipo americano.
Da una parte c’è un leader fuori dagli schemi, dirompente, Matteo Salvini, che alla guida della Lega cerca di farsi largo a tutti i costi: critico verso l’Europa, è liberista e nazionalista come Donald Trump. Ma il sistema politico italiano non è fondato sul bipartitismo ed il sistema elettorale non è perfettamente maggioritario come quello inglese o statunitense, dove vige la regola secondo cui “The winner takes all“. Servono dunque alleanze nel centrodestra, in uno schema politico tendenzialmente bipolare: ma stavolta il fulcro non sarebbe più Forza Italia, un partito tendenzialmente moderato, membro dei Popolari a livello europeo.
Dall’altra parte dello schieramento politico c’è il PD, che ha una struttura tradizionale articolata, ben incistata da anni in tutte le relazioni di potere: con il mondo finanziario, con quello ecclesiastico, con le associazioni imprenditoriali ed a livello europeo dove siede nel Gruppo SD (Sinistra e Democrazia). Il PD italiano assomiglia tanto al Partito Democratico americano, anche per la mancanza in questi ultimi anni di sfoggiare leader capaci di trascinare il voto popolare: vive delle relazioni profonde con il Deep State. Anche al PD servono alleanze politiche, come è successo ai tempi dell’Ulivo e poi dell’Unione: ma furono talmente ampie ed eterogenee da risultare presto inconsistenti. I rispettivi governi caddero presto, per problemi interni alla stessa maggioranza.
Nelle elezioni regionali in Calabria, il sistema di potere tradizionale ha sostenuto la candidata di Forza Italia, Jole Santelli, in rappresentanza dell’intero Centro-destra che non avrebbe mai vinto con i soli voti della Lega.
In Emilia Romagna ha vinto invece il candidato del PD, Stefano Bonaccini, Presidente uscente. C’è chi sostiene, sicuramente a ragione, che una sconfitta del PD nelle elezioni in Emilia Romagna avrebbe avuto pesanti ripercussioni sulla tenuta del governo, che deve invece rimanere in sella fino alle elezioni del nuovo Presidente della Repubblica nel 2023. Una vittoria della Lega in Emilia Romagna avrebbe destabilizzato un Esecutivo che sta cercando a tutti i costi di rendere invisibile il costo dell’aggiustamento fiscale che ha dovuto adottare, rinviando gran parte delle nuove misure a metà anno.
La vittoria del candidato del PD in Emilia Romagna è stata determinata dalla dissoluzione del M5S, che è crollato rispetto al 32% di voti riportati a livello nazionale nelle elezioni politiche del 2018. Già nel corso delle elezioni regionali e poi in quelle europee svoltesi nel 2019, il M5S aveva visto ridurre il proprio consenso, ma a favore della Lega: la sua capacità magnetica, di attrarre il dissenso e la protesta stava già svanendo. Stavolta, il riflusso è andato a sinistra, a favore del PD.
C’è un altro dato politico: in Emilia Romagna, a sostenere apertamente il PD sono intervenute le cosiddette Sardine, un movimento nuovo di zecca che gode della simpatia delle gerarchie ecclesiastiche e dei facitori bolognesi dell’Ulivo, il progetto di unità a sinistra che portò il PD al governo con Romano Prodi. Anche il Segretario del PD Zingaretti ha ringraziato le Sardine per l’appoggio dato, che ora dovrà essere ben compensato, soprattutto in vista delle prossime scadenze elettorali per le Regionali. Sono test che serviranno a mettere a punto le alleanze dei due schieramenti, in vista delle elezioni politiche.
Nel frattempo, il governo Conte sta cercando di indorare la pillola introducendo un “taglio al cuneo fiscale“, con un ampliamento della platea dei beneficiari della misura che fu introdotta dal governo Renzi, con gli “80 euro in busta paga” in favore dei soli lavoratori dipendenti. Ma, allora, fu una sorta di do ut des, per convincere i Sindacati a non scioperare contro l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e la eliminazione della verifica giurisdizionale dei licenziamenti senza giusta causa economica. Anche stavolta, il “taglio del cuneo fiscale” rappresenta una misura discriminatoria, quasi certamente incostituzionale, perché vengono esclusi dalla riduzione dell’onere delle imposte, senza alcuna ragione, tutti gli altri percettori di redditi, primi tra tutti i lavoratori autonomi. Anzi, con la legge di Bilancio 2020 sono state già introdotte numerose misure volte a ridurre gli adempimenti e gli oneri fiscali che erano stati introdotti dal primo governo Conte, a maggioranza giallo-verde, a favore dei titolari di partite IVA. In pratica, il governo si sostituisce ai rinnovi contrattuali con una misura fiscale a favore dei solo lavoratori dipendenti e solo per talune fasce di reddito: gli imprenditori ed i sindacati festeggiano, perché così paga Pantalone.
Il PD, per vincere in Emilia Romagna, e la Lega, per vincere in Calabria, hanno avuto entrambi bisogno del sostegno di alleati: da una parte, le Sardine che sono state ben sostenute dal sistema di potere tradizionale e che hanno mobilitato il voto a sinistra; dall’altra parte, il sistema politico e di potere tradizionale legato a Forza Italia. In ogni caso, è stato rilevante l’apporto di Fratelli d’Italia.
La Lega dovrà stabilizzare un sistema di alleanze, e probabilmente avrà bisogno di un interlocutore nuovo, tutto da inventare, che assuma su di sé l’eredità di Forza Italia. Non avendo la responsabilità di governo, potrà elaborare con calma le nuove strategie.
Il PD avrà vita dura, perché dovrà fare i conti con le Sardine da una parte e con le ambizioni di Italia Viva dall’altra. Le prime vogliono spazio all’interno di un Nuovo Partito che prenda il posto del PD, e che è stato preannunciato dallo stesso Segretario Zingaretti. Italia Viva, al contrario, cercherà di portare i consensi fuori dal PD, vecchio e nuovo che siano: qui si giocherà il grande conflitto tra le cosiddette forze centriste legate ai sistemi di potere tradizionali.
Vincere in Emilia Romagna ha riaperto i giochi a sinistra. Il Governo Conte vivrà fibrillazioni crescenti, con un M5S in difficoltà, che tirerà la corda ad ogni costo per non svanire, ed un PD nel marasma interno ed esterno.
Vincere a tutti i costi, non sempre conviene.
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