«Ragazzi, studiate da tecnici!» Parola di liceale
di Jacopo D'Alessio · Pubblicato · Aggiornato
di MICIDIAL (Massimo Bordin)
Qualche giorno fa, in un importante quotidiano che non nomino (il Sole24Ore) è uscito il seicentomiliardesimo endorsement agli studi tecnici. Ho già dedicato diversi approfondimenti al tema della cultura liceale, ma è bene sintetizzare ciò che penso in poche righe qui, così evitiamo spiacevoli e inutili fraintendimenti nel prosieguo della lettura:
a mio modo di vedere gli studenti (TUTTI gli studenti, ma in particolare quelli europei, ed in primis gli italiani) dovrebbero essere obbligati a studiare fino a 18 anni in un liceo e non in un tecnico, perchè la necessaria, vitale ed importante formazione tecnica può essere acquisita post-diploma. Prima, invece, occorre formare dei cittadini e non tecnici, e pur tuttavia, per educare è più efficace ed utile la cultura liceale che quella tecnica, che appunto arriverà, ma “dopo”.
Bene. Mio nonno diceva che i pareri sono come il buco del culo: ognuno c’ha il suo. Dunque, nessuna pretesa di aver ragione, ma credo in questi anni – anche attraverso il blog – di aver ben argomentato l’opinione molto semplificata qui sopra.
Confindustria ed il suo giornale insistono, ed è dagli anni 70 almeno che lo fanno. Per fortuna i giovani italiani non sono scemi ed hanno agito con mente sgombra dalla propaganda, scegliendo in numero significativo di frequentare (anche) i licei e di specializzarsi e professionalizzarsi successivamente.
Alla secolare battaglia confindustriale, negli ultimi anni si sono aggiunti gli animali da social, cioè soggetti noti al grande pubblico per i loro tweet e post facebookiani più che per le loro realizzazioni concrete: mi riferisco ai vari Boldrin ed al solito parterre di liberisti italiani, le cui riflessioni farebbero però contorcere le budella anche ad Adam Smith.
Cosa sostiene l’ultimo riferimento giornalistico? Bè indovinate un po’: ci sarebbero 350mila posti di lavoro che non vengono distribuiti perchè manca la formazione adeguata a ricoprirli. Tecnici, tecnici ed ancora tecnici. Nextquotidiano ha ripreso la notizia del Sole sottolineando che
Tra le nuove professioni, legate soprattutto all’innovazione e al 4.0, sono richiestissimi (e difficili da reperire) data scientist e data analyst, ingegneri con preparazione digitale, operai specializzati, chimici, esperti in marketing, modellisti di capi di abbigliamento, addetti alle lavorazioni dei prodotti alimentari, solo per citarne alcuni. La scorsa estate ha suscitato stupore la notizia che a Milano sono divenuti introvabili persino i “ragionieri”
A parte il fatto che un ragioniere che prende (se gli va di lusso) 1500 euro al mese, a Milano è costretto a dormire per strada, sarebbe interessante andare a vedere cosa studiano di norma i chimici, i data scientist, i data analyst, gli ingegneri e tutta la compagnia citata, PRIMA del conseguimento della laurea. Scommettiamo che provengono in primis dai licei e che i diplomati ai professionali si fermano prima?
Ma al di là di questa mia supposizione non comprovata, alcune informazioni sono certe: i critici del sistema scolastico italiano, quelli perennemente in guerra con il sistema liceale, che scuola avranno mai frequentato da giovani, prima di intraprendere la strada universitaria? Se qualcuno pensa che Alberto Forchielli, ad esempio, venga dall’alberghiero ed un Michele Boldrin abbia un diloma di perito elettromeccanico si sbaglia di grosso.
Vediamo un po’, e procedo random:
Alberto Forchielli si è diplomato al liceo scientifico Augusto Righi di Bologna. E’ figlio di un noto magistrato cittadino.
Michele Boldrin non è da meno, con in tasca un diploma di liceo scientifico in quel di Mestre, al Giordano Bruno (il nome di un filosofo…)
Giorgio Pogliotti, primo firmatario dell’articolo del Sole cui faccio riferimento è laureato in Lettere.
Claudio Tucci, secondo firmatario dell’articolo del Sole è laureato in Giurisprudenza con una tesi sul diritto canonico (le norme giuridiche formulate dalla Chiesa cattolica).
Fabio Tamburini, direttore del giornale economico più importante d’Italia è anche lui laureato in Giurisprudenza.
Si, insomma, dai, lasciatemi passare la provocazione: è tutta gente che puzza di latino e filosofia lontano un miglio, ma che vorrebbe far fare la scuola radioelettra ai nostri figli.
Certo ora il dubbio mi tormenta: se questi sono i risultati, cioè se queste sono le teste che producono i licei classici e scientifici, gli studi in lettere ed in diritto, allora forse è proprio meglio eliminare davvero questo tipo di scuole. Un conto infatti, è predicare bene e razzolare male. Un altro è predicare male dopo aver razzolato bene.
Fonte: http://micidial.it/2020/02/ragazzi-studiate-da-tecnici-parola-di-liceale/
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