Nuova bufera sul Mes dopo che Conte agita lo spettro di maggiori tasse e dello stigma dei mercati
di BUSINESS INSIDER ITALIA (Carlotta Scozzari)
- 18/10/2020 Roma, Conferenza stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte – Carlo Lannutti/Pool / AGF
Esplode la bagarre, sui social network e non solo, dopo le parole pronunciate dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sul Mes (Meccanismo europeo di stabilità) in occasione della conferenza stampa della sera del 18 ottobre 2020. Da ricordare che per Mes si intende il cosiddetto “Esm Pandemic Crisis Support” che punta a finanziare a tasso praticamente nullo le spese sanitarie dei Paesi membri dell’Eurozona per un ammontare fino al 2% del Pil del 2019, cosa che per l’Italia si traduce in circa 37 miliardi. La questione nei mesi scorsi ha spesso alimentato lo scontro politico, con la Lega e Fratelli d’Italia fortemente contrari al Mes, così come il Movimento 5 stelle sebbene in maniera non così esplicita, e il Pd invece tendenzialmente favorevole.
“Cerchiamo di chiarire al grande pubblico i termini della questione: i soldi del Mes – ha esordito Conte in apparenza leggendo degli appunti – sono dei prestiti, non possono finanziare spese aggiuntive, si possono coprire spese già fatte in cambio di un risparmio di interessi, il che vuol dire che vanno a incrementare il debito pubblico. Se li prendiamo dovrò intervenire con nuove tasse e tagli, perché il deficit, il debito pubblico lo dovrò tenere sotto controllo”.
Proprio questo passaggio è stato tra i più discussi dell’intervento di Conte. “Presidente – ha subito fatto notare su Twitter Veronica De Romanis, docente di European Economics alla Luiss di Roma e alla Stanford University di Firenze – questo vale anche per i 100 mld di debito già fatto. Solo che come ha detto Lei ora in conferenza Stampa il #Mes costa meno”.
- Il tweet dell’economista Veronica De Romanis
“La questione qui è squisitamente politica – spiega De Romanis a Business Insider – perché è come se Conte avesse detto che di 200 milioni di risparmio non gli importa nulla e questa cosa andrebbe spiegata meglio agli italiani. E anche i 4 miliardi meritano una puntualizzazione: il Mes sarebbe utilizzato esclusivamente per finanziare spese sanitarie ma i 4 miliardi stanziati nella legge di bilancio di cui parla Conte sono il risultato di una torta suddivisa con gli altri ministri”.
- 17 giugno 2020, Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – Filippo Attili Imagoeconomica
Conte ha inoltre affrontato il delicato tema dello stigma, legato all’eventualità che, chiedendo il Mes, l’Italia si presenti agli occhi degli investitori internazionali come un Paese in difficoltà. “Quando facciamo questi ragionamenti – ha detto il premier del governo formato da Movimento 5 stelle e Pd – dobbiamo valutare che in ogni caso avremo interessi contenuti rispetto al rischio che gli analisti colgono, si chiama ‘stigma’ ed è difficilmente quantificabile. Decine di Paesi hanno preso il Sure, anche noi. Il Mes nessuno. Ecco perché io ho detto, senza nessuna pregiudiziale ideologica sul Mes, che se avremo fabbisogno di cassa tra gli strumenti da considerare c’è anche il Mes. Ma prendere il Mes per risolvere una disputa nel dibattito pubblico non ha senso”.
“Partendo dal presupposto che tutti gli strumenti europei, ossia Mes, Sure, finanziamenti della Bei e in parte anche il Next Generation Eu (o Recovery fund, ndr) rappresentano dei prestiti, e quindi significano più debito per il Paese che vi accede – nota De Romanis – va sottolineato che noi abbiamo già attinto al 27,8% del programma Sure”, vale a dire lo strumento scelto dall’Europa per sostenere l’occupazione nell’emergenza da Covid-19 mettendo a disposizione risorse fino a 100 miliardi per Stato.
“E – osserva ancora De Romanis – ad avere chiesto fondi del Sure insieme con l’Italia, che è comunque il Paese che ha ottenuto più risorse, sono altre economie europee tutte in una situazione di debolezza. Non ci sono né la Francia, né la Germania, né i Paesi cosiddetti frugali”, ossia Olanda, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia. Da ricordare che, nell’ambito dello Sure, l’Italia ha ottenuto poco più di 27 miliardi, mentre la Spagna ne ha avuti poco più di 21, 11,2 la Polonia e quasi 8 il Belgio, tanto per citare i Paesi cui è andato il supporto finanziario più consistente.
“Insomma – aggiunge De Romanis – se ora ci si pone un problema di stigma per il Mes lo si sarebbe dovuto fare anche per il programma Sure. Senza contare che un discorso analogo vale per il Next Generation Eu, visto che l’Italia dopo averlo richiesto passa da Paese contributore netto a beneficiario netto, dando anche in questo caso un segnale che potrebbe essere interpretato come negativo dai mercati. Al contrario, chi oggi chiede il Mes trasmette due importanti segnali: quello di volere risparmiare risorse rispetto all’emissione di debito italiano e la volontà di rimettere in ordine la sanità”.
Fonte: https://it.businessinsider.com/mes-esm-conte-stigma-intervista-de-romanis/
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