di GIANLUCA BALDINI (FSI-Riconquistare l’Italia Pescara)
Alcuni amici si infastidiscono per la mia ossessione nel riportare sul piano della realtà il dibattito politico su questa pandemia. Io non minimizzo mai, anzi, ribadisco la mia preoccupazione per le categorie a rischio, in cui rientra anche mia madre cardiopatica e anagraficamente esposta. Però rassicuro sempre gli amici coetanei che hanno subito il lavaggio del cervello e pensano di morire entro la fine dell’anno di Covid.
I numeri ufficiali dell’OMS e dell’ISS ci dicono che sotto i cinquant’anni non muore NESSUNO, che tra i cinquanta e i settanta il rischio è pari a un’influenza e che oltre i settanta il rischio è molto più elevato (oltre il doppio rispetto a un’influenza). Questa è la verità dei numeri.
Poi c’è la propaganda del terrore, propugnata anche da voci “autorevoli” come quell’insulto alla scienza di nome Burioni. Quella secondo cui è una strage di morti giovani e sani, quella secondo cui fa 10, 20, 50 volte i morti dell’influenza, quella secondo cui a fine anno conteremo 700.000 decessi (numero esibito da un articolo della Gabanelli sul “Corriere” che mi ha girato un amico) o meglio 6 milioni (sparata di un’intellettuale molto seguito che ha evidentemente perso una quota generosa del suo intelletto), quella secondo cui chi si ammala non sviluppa anticorpi e non è immune alla recidiva (sebbene un recente studio pubblicato su Science affermi il contrario).
Molte di queste persone ritengono che la gente vada terrorizzata ingigantendo il problema per “educarla”. Me l’hanno proprio detto e scritto. Quindi, secondo questa logica perversa, se parlo di numeri reali divento un minimizzatore perché non esagero, ma dico la verità. Un amico imprenditore del mare e di intelligenza notevole mi ha richiamato all’ordine facendomi notare che questa ossessione nel dire la verità è elettoralmente controproducente e che alla fine non mi voterà più nessuno. Con questo scuotimento mi ha ricordato come vanno le cose nel mondo della comunicazione di massa.
Il popolo vuole essere preso per il culo. Terrorizzato e poi rassicurato. Non è utile sotto il profilo elettorale dire la verità. Parlare di numeri. Ragionare con la logica. Assumere presupposti incontrovertibili e ragionare facendo inferenze. NO. Nella comunicazione di massa vige il meccanismo dello stimolo-risposta, quindi terrorismo->paura->rassicurazione. Quando si parla alla massa il politico contemporaneo manipola, usa le leve emotive finalizzate a guadagnare consenso su ciò che sta asserendo. Non “educa” nel senso etimologico del termine, ma nel senso più propriamente inteso dai terroristi della comunicazione, cioè plagia. È una modalità di comunicazione che avverso con tutte le mie forze, io che la comunicazione l’ho studiata per anni.
È la replica di quello che abbiamo vissuto nel 2011 con Monti con lo spauracchio del rischio default. Non si poteva discutere sulla fallacia della correlazione tra finanze pubbliche e tassi di indebitamento sul mercato dei capitali. Avremmo solo dovuto affidarci a lui rinunciando a una quota di esercizio di sovranità e di diritti sociali. E nel 2003 con la provetta di antrace esibita da Colin Powell al Consiglio di sicurezza dell’ONU per persuadere l’opinione pubblica sulla necessità e l’indifferibilità dell’intervento militare in Iraq. Non si poteva discutere, dovevamo fidarci degli USA. E via discorrendo. È ciò che accade nella storia da sempre quando si decide dall’alto di dirigere le masse verso una strada che non deve contemplare alternative. Insomma una dittatura della comunicazione che non necessita neanche della forza bruta.
Basta la PAURA per muovere milioni di persone. Con la paura tutti invocano TINA (there is no alternative), tutti si convincono del fatto che non c’è altro modo di agire ed eventuali alternative non sono neanche contemplabili. Chi le propone o ne parla soltanto è un nemico da abbattere. Per trovare sollievo dall’elemento che incute terrore milioni di persone si dimostreranno disposte a tutto, anche a rinchiudersi in casa a tempo indeterminato con la promessa che il mostro che uccide tutti volerà su un altro pianeta. Finché la paura di perdere tutto il resto, di rinunciare alla libertà, di rinunciare all’istruzione dei propri figli, di rinunciare al lavoro e di morire di fame non prende il sopravvento.
A quel punto si creano le condizioni favorevoli affinché si manifesti quella cosa che nella storia produce i veri cambiamenti: l’aria di rivoluzione. Un’alternativa c’è sempre. Non so se saremo noi ad attuarla, intanto ci stiamo immolando per renderla nota a tutti. E per creare le premesse di una rivoluzione. O meglio di una contro-rivoluzione che assoggetti il mercato all’uomo, dopo un quarantennio di progressivo crescente assoggettamento dell’uomo al mercato.
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