Venti di crisi nel governo. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha ricevuto in queste ore un sonoro ultimatum dal Pd: o fa sbianchettare dalla bozza della legge di bilancio la norma che istituisce la nuova fondazione cyber del Dis, l’Istituto italiano di cybersicurezza (Iic), o si rischia l’incidente frontale.
Il pomo della discordia è tutto nell’articolo 104 (ex 96). L’istituto è un organo di esperti e tecnici che risponderà direttamente al premier e al Dis con il compito di “promuovere e sostenere l’accrescimento delle competenze e delle capacità tecnologiche, industriali e scientifiche nazionali nel campo della sicurezza cibernetica e della protezione informatica”.
Si tratta di un’idea già lanciata nella strategia cyber del 2017, quando al vertice del Dis c’era il prefetto Alessandro Pansa. Spuntato nella notte di venerdì fra le pieghe della bozza di bilancio, l’articolo è stato oggetto di una pesante revisione. Se infatti nella versione iniziale era previsto lo stanziamento di “30 milioni di euro per il 2021, di 70 milioni di euro per il 2022, di 60 milioni di euro per il 2023, 50 milioni di euro per il 2024”, il nuovo articolo si limita a menzionare l’autorizzazione di una “spesa di 10 milioni di euro a decorrere dall’anno 2021”.
Secondo quanto risulta a Formiche.net, dietro la clamorosa, maxi-sforbiciata ci sarebbe il Pd. Dalle stanze del Nazareno infatti non hanno gradito neanche un po’ l’ennesimo blitz di Conte su una materia delicata come l’intelligence. Il capodelegazione nel governo e ministro della Cultura Dario Franceschini e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini avrebbero lanciato al premier un ultimatum: o la norma viene tolta dalla bozza di bilancio per finire in un decreto ad hoc, oppure si rischia una frattura nella coalizione: “Se vai avanti, ti assumi la responsabilità di quello che succede”.
È la terza volta, fanno notare alti dirigenti dem, che Conte procede in autonomia su materie di intelligence. Lo ha fatto con l’app Immuni, e soprattutto con quella proroga tecnica del direttore dell’Aisi Mario Parente infilata nel decreto agosto che ha innescato una sommossa grillina in Parlamento.
Questa volta sul piede di guerra c’è anche l’intero Copasir, il comitato di raccordo fra Parlamento e Servizi guidato dal leghista Raffaele Volpi. Questo mercoledì chiederà un chiarimento al direttore del Dis Gennaro Vecchione convocandolo a Palazzo San Macuto.
L’audizione del prefetto a capo del Dis non sarà una passeggiata di salute. Il sospetto che sibila al Copasir è infatti che con la nuova fondazione il Dipartimento, istituito anni fa con il ruolo di coordinamento delle due agenzie di intelligence, Aisi e Aise, voglia assumere su di sé nuove competenze che oggi rientrano nel loro campo.
Nello specifico, al direttore faranno notare che l’assetto attuale dell’istituto cyber rischia di modificare sostanzialmente la lettera della legge 124/2007 che ha riformato l’intero comparto. L’articolo 8 comma 1 spiega infatti che “le funzioni attribuite dalla presente legge al DIS, all’AISE e all’AISI non possono essere svolte da nessun altro ente, organismo o ufficio”. C’è poi l’articolo 30, comma 2-bis, che attribuisce al Copasir il compito di “verificare che le attività di informazione previste dalla presente legge svolte da organismi pubblici non appartenenti al Sistema di informazione per la sicurezza rispondano ai principi della presente legge”.
Insomma, ancora una volta, come nel caso Parente, il comitato si sente scavalcato dal premier. Solo che a questo giro c’è tutto il Pd sull’attenti. La situazione è tesa a dir poco. Tanto che un alto papavero dem sussurra: “Se porta così la bozza in Parlamento, scoppia l’incidente con noi e con le opposizioni”.
FONTE:https://formiche.net/2020/11/007-e-cyber-conte-ancora-nel-mirino-pd-e-il-copasir-convoca-vecchione/
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