BCE e certo ‘sovranismo’: i disvelamenti del PEPP
di INDIPENDENZA (redazione)
La BCE (Banca Centrale Europea) ha lanciato nei mesi scorsi il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), un programma temporaneo di acquisti di Titoli di Stato. Per fronteggiare la crisi “straordinaria” del coronavirus, dice. In realtà per tenere in piedi l’Unione Europea obiettivo principale di ‘alcuni’ Paesi (Germania e Francia in primis) e mantenere ‘dentro’ (e ‘sotto’!) altri, particolarmente l’Italia, sulla linea di galleggiamento continuando a godere delle rendite di posizione e dei relativi vantaggi del combinato UE-euro. Intanto, al di là che gli interessi siano di fatto a costo zero, l’esposizione debitoria estera –si ribadisce: estera!– dell’Italia si sta acuendo, e di molto, e a scorrimento si sta acuendo l’esposizione ai ricatti della BCE qualora, senza rompere con il combinato vincolistico UE-euro, un qualunque governo intendesse intraprendere politiche non gradite alla Troika BCE-UE-FMI.
Ora, suo malgrado, il PEPP veicola almeno due disvelamenti.
In primo luogo il richiamo ossessivo al rientro del debito, da diversi decenni addotto a giustificazione delle politiche austeritarie imposte (anche) all’Italia, si rivela essere sempre stato pretestuoso e truffaldino. L’Italia oggi vede il suo debito aumentare (e ancora aumenterà!) ma nessuno urla allo spread, alla catastrofe, ai diritti delle future generazioni, alle cavallette e a Belzebù. Il tutto nonostante lo sfaldamento politico, finanziario, economico e sociale in atto e galoppante –aggravatosi con la crisi sanitaria da CV-19– prospetti ulteriori impennate debitorie. Il che concorre a rendere manifesta tutta l’inadeguatezza, se non proprio la natura catastrofica dell’impianto e delle politiche euro-unioniste/atlantiche.
In secondo luogo il PEPP sta disvelando i limiti di certo ‘sovranismo’. Da un lato si criticano MES, SURE, Recovery Fund (fin qui tutto condivisibile!) dall’altro non di rado c’è chi sottolinea che la BCE, per la prima volta in più di 20 anni, stia facendo “finalmente” una parte del suo lavoro. Addirittura si fanfaluca di supposti contrasti strategici –in realtà parti ‘in commedia’– tra questa ‘benemerita’ BCE e una UE minacciosa nei confronti dei Paesi che respingessero i suoi prestiti capestro, pena la chiusura dei rubinetti della BCE. Al di là della contraddittorietà intrinseca, un combinato delirante di economicismo e di pressappochismo politico.
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