di STEFANO D’ANDREA (Presidente del FSI-Riconquistare l’Italia)
Un giornalista serio dovrebbe sollevare ai politici queste domande: “Professor Conte, le decisioni del governo quali categorie di persone faranno morire, e in che misura? Chi faranno emigrare e in che misura? chi danneggeranno e in che misura? quali rischi creeranno e per chi?”. La stessa domanda andrebbe posta a Salvini: “Salvini le proposte dell’opposizione quali categorie di persone farebbero morire, e in che misura? Chi farebbero emigrare e in che misura? chi danneggerebbero e in che misura? quali rischi creerebbero e per chi?”.
Insomma i giornalisti fingono di credere o, peggio, credono che le scelte politiche non abbiano costi ma soltanto obiettivi. Invece anche le migliori scelte, quando raramente esistono hanno costi. I politici è ovvio che insistano sugli obiettivi. Ma i giornalisti dovrebbero interessarsi soltanto ai costi. E lasciar declamare gli obiettivi ai politici che fanno propaganda.
L’assenza di giornalismo serio fa sì che i cittadini credano che esistano scelte politiche che realizzano “il Bene”, giuste e indiscutibili, mentre invece molto spesso, quasi sempre, in politica non esistono queste scelte. Si sceglie di far vivere A e di far morire B, di creare delle possibilità per C ma di generare dei rischi per D. Oppure si sceglie di far vivere B e di far morire A e di generare possibilità per D ma di creare rischi per C. Questa è la realtà.
Fin quando il popolo non sarà educato alla serietà alla concretezza alla durezza alla fermezza, ai conflitti di interessi tra classi tra ceti tra generazioni tra visioni, la democrazia resterà il voto dei tifosi, convinti che da una parte stia il bene (dove l’altra vede il male) e dall’altra il male (dove l’altra vede il bene). Viviamo un mondo tanto irrazionale da essere ridicolo ma non ce ne accorgiamo.
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