Sputnik V, l’ultimo campo di battaglia tra Ungheria e Ue
di TERMOMETRO GEOPOLITICO
(Emanuel Pietrobon)
Lungi dal finire la battaglia in sede di Consiglio dell’Unione Europea per la questione della condizionalità dei fondi comunitari alla tutela dello stato di diritto, tra Budapest e Bruxelles è nata una nuova disputa, inerente l’importazione e la sperimentazione del vaccino russo anti-Covid19, lo Sputnik V.
Il dibattito
Nella giornata del 19 novembre è atterrato a Budapest un volo dell’Aeroflot con a bordo alcuni campioni dello Sputnik V, il primo vaccino anti-Covid19 ad essere stato ufficialmente registrato lo scorso 11 agosto. Il primo ministro ungherese Viktor Orban aveva annunciato a fine ottobre che, per far fronte all’urgenza pandemica, accorciare le tempistiche e mantenere la libertà di scelta e la sovranità nel settore sanitario, avrebbe dato il via libera all’importazione di campioni di vaccini di produzione russa e cinese.
L’arrivo dello Sputnik V a Budapest non è passato inosservato a Bruxelles, che ha rapidamente colto l’occasione per invitare il governo ungherese ad un ripensamento e rammentare che è necessaria l’approvazione dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) affinché un vaccino possa essere commercializzato all’interno dello spazio comunitario; tra gli obiettivi di Orban, infatti, rientra anche la produzione in loco.
Il capo dell’esecutivo magiaro ha replicato alle accuse e alle minacce velate provenienti da Bruxelles, spiegando che “non deve diventare una questione politica: è una questione sanitaria, serve a salvare vite”. L’opinione delle massime autorità europee è, però, un’altra: Orban, acconsentendo all’importazione e alla sperimentazione dello Sputnik V, e possibilmente di altri vaccini prodotti da potenze rivali dell’Ue, starebbe comportandosi come un cavallo di Troia per la disintegrazione e la delegittimazione del sistema comunitario di autorizzazione per la commercializzazione dei farmaci e dei vaccini.
Perché la corsa al vaccino è una questione geopolitica
La strumentalizzazione politica della questione vaccino è inevitabile, tanto nell’Ue quanto nel resto del mondo, perché in gioco vi sono l’immagine, il prestigio e la credibilità nell’ordine internazionale post-pandemia. La corsa al vaccino è, ugualmente alla battaglia degli aiuti umanitari alla quale hanno partecipato le grandi potenze del globo, una corsa verso uno status simbolo che permetterà al vincitore, o ai vincitori, di aumentare notevolmente la propria influenza laddove siano stati ricevuti carichi gratuito di materiale sanitario e di vaccini.
La Russia, registrando il primo vaccino anti-Covid19 al mondo, simbolicamente ribattezzato Sputnik V in onore del programma spaziale sovietico, si è ritagliata la possibilità di recuperare nottetempo il terreno perduto durante il paragrafo della battaglia degli aiuti umanitari, dove gli assoluti protagonisti sono stati Cina e Turchia, ed è in errore chi crede che l’obiettivo del Cremlino sia la delegittimazione del sistema europeo di autorizzazione per la commercializzazione dei farmaci e dei vaccini.
Lo Sputnik V, infatti, è stato pensato in primis per risolvere l’emergenza sanitaria all’interno dei confini russi e in secundis per concludere in prima posizione la gara umanitaria nel Sud globale. Appartengono all’America Latina, all’Asia e all’Africa (e all’Europa postsovietica) gli acquirenti del vaccino di produzione russa, e non all’Occidente.
In definitiva, la decisione dell’Ungheria di finalizzare un accordo per l’importazione di alcuni campioni a titolo sperimentale è da inquadrare in primo luogo nell’effettivo stato di calamità sanitaria in cui versa il Paese e solo successivamente nella politica dell’”apertura ad Oriente” di Fidesz; politica che include sia una diversificazione dei rifornitori di vari beni, inclusi farmaci e vaccini, che una maggiore autonomia dall’Ue, soprattutto in quei settori come la sanità in cui il mantenimento della sovranità è essenziale per preservare salute pubblica e sicurezza nazionale.
FONTE: https://it.insideover.com/politica/sputnik-v-lultimo-campo-di-battaglia-tra-ungheria-e-ue.html
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