Insegnare il pensiero critico è possibile, fin dalla scuola primaria
di SCIENZA IN RETE (Camilla Alderighi, Raffaele Rasoini)
Il progetto Informed Health Choices ha lo scopo di trasmettere alle persone, fin dalla giovanissima età, la capacità di filtrare in modo critico e consapevole i contenuti scientifici che riguardano la salute. Le risorse sviluppate sono state applicate, nell’ambito di un progetto pilota, anche in Italia e, in un incontro online organizzato dall’Associazione Alessandro Liberati, si discuteranno le possibili ipotesi per una sua diffusione sistematica nelle scuole italiane. L’incontro verrà trasmesso in diretta anche su Scienza in Rete il 25 novembre dalle 17:00 alle 19:00.
«Un ricercatore ha studiato un nuovo farmaco contro la malattia Covid-19. Ha selezionato 26 persone affette dalla malattia e ha somministrato loro il nuovo farmaco. Altre 16 persone con la malattia ricoverate in vari ospedali della zona non hanno ricevuto il farmaco. Dopo pochi giorni ha osservato che circa il 70% delle persone che hanno ricevuto il nuovo farmaco stavano meglio rispetto al 12,5% di coloro che non l’avevano ricevuto. Cosa potresti dire su questo studio?»
«Direi che non sembra un giusto confronto perché: 1) le persone sapevano che stavano assumendo un nuovo farmaco e questo poteva influenzare il modo in cui si sentivano. 2) Non c’è un vero gruppo di controllo (altre 26 persone con caratteristiche simili al primo gruppo). 3) Il confronto è troppo piccolo, hanno partecipato troppe poche persone».
Quelle sopra sono rispettivamente una delle domande finali di un progetto sulla salute poste ai bambini di una classe quinta elementare a Firenze, e la risposta di Giacomo, 10 anni, uno dei bambini partecipanti. Il progetto si chiama Informed Health Choices ed è stato sviluppato, a partire dal 2013, grazie a un finanziamento da parte del Consiglio di Ricerca norvegese. Lo scopo di questo progetto è quello di trasmettere alle persone, fin dalla giovanissima età, la capacità di filtrare in modo critico e consapevole, in una parola,, i contenuti scientifici che riguardano la salute.
Sappiamo bene – e la pandemia da SARS-CoV-2 ha certamente rafforzato questa consapevolezza – come non sempre possiamo contare su affermazioni sulla salute (diffuse da media, giornali o riviste scientifiche, ma anche da siti web, social network, blog) che siano basate su contenuti scientifici corretti: anzi, per quanto siamo raggiunti quotidianamente da informazioni sulla salute, molte di queste risultano in ultima analisi essere scorrette, false e persino fuorvianti. Da un’indagine sull’alfabetizzazione sanitaria europea sappiamo inoltre che, in media, il 47% della popolazione adulta europea ha un’alfabetizzazione sui contenuti di salute problematica o insufficiente, e questa percentuale sale al 54% se consideriamo l’Italia.
Purtroppo, alcune ricerche sottolineano come non sia semplice veicolare agli adulti questa alfabetizzazione, in considerazione dei pregiudizi, mis-concetti e narrative consolidate che li caratterizzano. Allo stesso tempo, alcuni studi hanno invece dimostrato come sia possibile insegnare ai bambini le basi del pensiero critico fin dalla scuola primaria. Peraltro, questo tipo di obiettivo è ormai inserito nei curricula formativi di molte scuole nel mondo, inclusa quella italiana. I bambini sono più aperti e flessibili rispetto agli adulti riguardo all’apprendimento di nuovi concetti, soprattutto di nuove metodologie, e rappresentano quindi soggetti ideali per questo tipo di insegnamento.
I fondatori del progetto Informed Health Choices, medici ma anche insegnanti, designer, giornalisti, esperti di salute pubblica, sono partiti da questo presupposto per costituire un gruppo internazionale (dalla Norvegia si è esteso a 26 Paesi nel mondo) e multidisciplinare con l’obiettivo di verificare se veramente fosse possibile insegnare il pensiero critico sui trattamenti per la salute ai bambini della scuola primaria. Il loro presupposto è che, per prendere buone decisioni sulla salute, non è necessario essere un medico o uno scienziato, ma è sufficiente la conoscenza di alcuni “concetti chiave”.
Il primo passo del gruppo è stato quindi quello di elaborare una serie di concetti chiave che servissero come una mappa concettuale. Tali concetti sono stati rivisti e ampliati attraverso un processo di feedback iterativo e trasparente da parte di tutti i membri del gruppo: attualmente i concetti chiave sono 49, e quelli scelti poiché adeguati a essere veicolati ai bambini della scuola primaria sono 12. I concetti sono stati suddivisi a seconda dell’appartenenza a tre aree tematiche fondamentali (affermazioni, evidenze e decisioni) che coincidono con le tre aree di competenza che il progetto vuole stimolare:
- Come valutare se un’affermazione sui trattamenti di salute è o meno affidabile
- Come i ricercatori sulla salute studiano i trattamenti
- Come prendere decisioni informate sulla propria salute
Sulla base dei 12 concetti chiave, i ricercatori hanno elaborato un libro di testo (The Health Choices Book, Trad. italiana Il Libro delle Decisioni sulla Salute) che è la storia a fumetti di due bambini, John e Julie, ricca di esempi realistici, un libro degli esercizi per la verifica passo dopo passo dei concetti appresi, una guida per gli insegnanti (in corso di traduzione in italiano) e un questionario finale con domande a risposta multipla con l’obiettivo di valutare l’acquisizione delle tre competenze e quindi dei concetti chiave.
Tuttavia, i ricercatori del gruppo Informed Health Choices non si sono fermati qui. Essi erano ben consapevoli che, senza un vero e proprio studio scientifico, la loro affermazione “è possibile insegnare ai bambini della scuola primaria il pensiero critico sui concetti di salute” sarebbe rimasta non verificata nella pratica. Hanno quindi messo in pratica quello che insegnano ai bambini: per affermare che un trattamento funziona, i ricercatori della salute devono valutarlo attraverso un “giusto confronto”.
In Uganda, Paese con un basso livello di alfabetizzazione sanitaria, hanno quindi selezionato 120 scuole, per un totale di più di 10.000 bambini dai 10 ai 12 anni, e li hanno divisi in due gruppi di 60 scuole. In un gruppo sono state svolte nove lezioni sull’apprendimento dei concetti chiave mediante le risorse didattiche tra cui il libro-fumetto, nell’altro gruppo queste lezioni non sono state svolte. Alla fine, a entrambi i gruppi è stato somministrato il questionario di verifica: i risultati dello studio sono stati pubblicati nel 2017 sulla rivista Lancet e hanno dimostrato che i bambini a cui sono state veicolate le lezioni sono risultati nettamente più orientati nell’ambito dei concetti sulla salute, più in grado di esercitare un filtro critico dei contenuti inaffidabili e più in grado di prendere decisioni informate sulla propria salute.
Da allora, le risorse didattiche del progetto sono state tradotte e diffuse in molti paesi. In alcuni, come la Norvegia, il progetto è entrato a far parte del curriculum formativo della scuola primaria. Anche in Italia, alcuni gruppi di ricerca, come il Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, il Dipartimento di Ricerca per la Salute Pubblica, Istituto Mario Negri, e il Centro Cochrane Italiano lavorano da tempo alle risorse didattiche del progetto Informed Health Choices.
È stato richiesto un finanziamento nell’ambito di un Bando per la Ricerca Finalizzata del Ministero della Salute ma il progetto non è stato tra quelli selezionati. Data tuttavia l’importanza di un progetto del genere esteso alle scuole italiane, nel febbraio 2019 abbiamo intrapreso senza finanziamenti la traduzione italiana delle risorse didattiche con la finalità di proporle in una scuola primaria. Il Pensiero Scientifico Editore ha pubblicato senza oneri le risorse didattiche in un numero limitato di copie e, da gennaio a giugno 2020, abbiamo applicato queste risorse, per la prima volta, nell’ambito di un progetto pilota, in una scuola primaria italiana, a Firenze.
Il 25 novembre prossimo, l’Associazione Alessandro Liberati (Centro affiliato alla Cochrane Italia) riunirà in un incontro online tutti coloro che hanno cercato in questi anni di diffondere in Italia questo progetto (la diretta è disponbile anche sulla home page di Scienza in Rete, ndr.). La finalità è quella di raccontare il progetto stesso con la sua contestualizzazione in Italia e discutere insieme possibili ipotesi per una sua diffusione sistematica nelle scuole italiane. L’incontro è diretto al settore educazionale (dirigenti scolastici e insegnanti, per esempio), quanto al settore sanitario: l’intento, infatti, è quello di porre le basi per un’intersezione virtuosa tra due ambiti con importanti denominatori comuni, come quello sanitario e quello educazionale, con lo scopo di fondare le basi di un futuro approccio critico delle persone alle decisioni sulla salute.
Con l’aiuto del dirigente della scuola, delle docenti e di quattro bambini delle due classi quinte coinvolte, racconteremo anche l’esperienza delle lezioni ai bambini dell’Istituto Comprensivo Poliziano, a Firenze. La domanda che introduce questo articolo è una delle domande finali di verifica di fine corso e la risposta del bambino, 10 anni, è una delle tante soddisfazioni che hanno arricchito quei mesi. In definitiva, sì, è possibile – e allora è doveroso – insegnare ai bambini a prendere decisioni di salute informate, fin dalla scuola primaria.
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