Per il 200° anniversario della nascita di Friedrich Engels
di SINISTRAINRETE (Eros Barone)
L’effettivo contenuto della rivendicazione proletaria dell’eguaglianza è la rivendicazione della soppressione delle classi. Ogni rivendicazione di eguaglianza che esce da questi limiti va necessariamente a finire nell’assurdo.
F. Engels, Antidühring. 1
1. Il punto sulla “questione di Engels”
Friedrich Engel nacque il 28 novembre 1820 a Barmen, oggi distretto del comune di Wuppertal, città tedesca della Renania Settentrionale-Vestfalia. Il 28 novembre 2020 cade pertanto il duecentesimo anniversario della sua nascita. È questa un’occasione per fare il punto sulla “questione di Engels”, unendo la necessaria difesa di un patrimonio gigantesco – la teoria marx-engelsiana -, oggetto di tentativi ricorrenti di deformazione, falsificazione e financo liquidazione condotti dai più disparati avversari (ma anche da taluni falsi amici), alla vigorosa riaffermazione della sua forza esplicativa e della sua potenza predittiva, concernenti il carattere ciclico dell’economia capitalistica e le leggi dello sviluppo, della crisi e della transizione che ne derivano. Si tratta allora, prendendo spunto dall’anniversario, sia di promuovere la conoscenza di una figura ricca di fascino intellettuale e morale, appartenente a quella generazione di titani che ha impresso un’orma indelebile nella storia del proletariato mondiale, sia di ribadire l’istanza per cui la natura scientifica della teoria marx-engelsiana, costantemente verificata e da verificare sul terreno dell’“analisi concreta della situazione concreta”, 2 non viene compromessa, bensì rafforzata dal legame inscindibile con la concezione materialistica del mondo, della natura, della storia e dell’uomo.
2. Il comunismo: “una causa di tutta l’umanità”
Un’esperienza personale può servire ad introdurre quella che ho definito la “questione di Engels”. Leggendo a suo tempo la densa e appassionante biografia intitolata La vita rivoluzionaria di Friedrich Engels, 3 che lo storico inglese Tristram Hunt ha dedicato a colui che è stato, assieme a Karl Marx, il cofondatore del socialismo scientifico, mi tornò in mente, per contrasto, il modo in cui Fausto Bertinotti commentò la scelta del Partito democratico, quando questo, in occasione della campagna elettorale del 2008, decise di abbinare alla candidatura di un imprenditore la candidatura di un operaio: un commento (“uno dei due è di troppo”) che implicitamente poneva la questione del rapporto tra origine sociale e orientamento politico.
Orbene, è doveroso osservare che quel commento, se da un lato era diretto contro un’operazione di segno tipicamente interclassista, dall’altro non esprimeva affatto una posizione di classe riconducibile alla concezione marxiana o alla tradizione marxista, bensì una posizione risalente all’ideologia operaista di Pierre-Joseph Proudhon, il quale faceva derivare meccanicamente l’orientamento politico dall’origine sociale. Basti pensare che, se un simile criterio fosse valido, il movimento operaio avrebbe dovuto escludere dal suo seno gli stessi fondatori del socialismo scientifico, in quanto Marx era figlio di un esponente della media borghesia intellettuale ed Engels non solo era figlio di un industriale tessile, ma svolse lui stesso tale attività dopo essere subentrato al padre, in séguito alla morte di quest’ultimo, quale imprenditore dell’azienda che la famiglia Engels possedeva in Inghilterra, a Manchester. La dottrina del socialismo scientifico, d’altronde, non sarebbe mai potuta sorgere se alla sua elaborazione non avessero recato un contributo decisivo intellettuali di origine borghese che, come Marx ed Engels, ruppero con la classe di appartenenza e posero le loro capacità intellettuali al servizio della classe del proletariato e della causa del comunismo.
Occorre inoltre sottolineare che, come lo stesso Engels non si stancò mai di ribadire, il comunismo è la causa della liberazione (non di una classe ma) dell’intera umanità. 4 Ciò comporta che a tale causa possano (e debbano) aderire persone che appartengono a tutti gli strati sociali e che individuano nel partito comunista e nella dottrina marxista lo strumento della loro unificazione ideale, organizzativa e politica sul terreno della lotta rivoluzionaria contro il sistema capitalistico di produzione e di scambio, per la costruzione di una società nella quale «il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti». 5
3. Il giudizio di Ludovico Geymonat su Engels: un’importante rivalutazione
Sennonché, mentre si è parlato e scritto molto su Marx, spesso si è sorvolato sui rapporti fra il suo pensiero e quello di Engels, quasi che molti degli scritti di Engels abbiano rappresentato un peso morto per il marxismo. A questa svalutazione ha reagito Ludovico Geymonat, uno dei maggiori pensatori italiani della seconda metà del Novecento, che in uno specifico capitolo della sua Storia del pensiero filosofico e scientifico, riassumendo le critiche rivolte all’attività teorica di Engels (quella di essere un positivista e quella di essere un semplice ripetitore di Hegel), fornisce una risposta argomentata con cui, oltre a fare giustizia di certo anti-engelsismo di maniera, delinea la propria posizione filosofica. Il pensatore torinese ricorda, in primo luogo, che Engels, avendo compreso che il positivismo rappresentava nel secolo scorso l’erede diretto dell’illuminismo, di cui proseguì le più significative battaglie (contro l’oscurantismo clericale e a favore del pieno riconoscimento dell’importanza teorica e pratica della scienza), ed essendo cosciente della sua importanza (non tanto quale corrente filosofica quanto) quale espressione dell’atmosfera culturale diffùsasi in Europa a causa dei successi della ricerca tecnico-scientifica, sostenne che la classe operaia, che era portatrice di una nuova cultura, doveva schierarsi accanto ai positivisti e non contro di essi (cioè non a fianco dell’irrazionalismo), pur combattendone instancabilmente gli errori filosofici e le tendenze metafisiche. Geymonat spiega, in secondo luogo, come Engels, nel portare avanti tale battaglia, abbia riscoperto l’importanza e il valore, sul piano razionale, della filosofia hegeliana. Da queste premesse Geymonat deduce l’esigenza di ricercare la sintesi fra la ragione scientifica moderna (espressa dal positivismo) e la ragione dialettica moderna (espressa dall’idealismo), di scoprire, cioè, il nesso intimo fra le due impostazioni culturali, anziché contrapporre l’una all’altra, come fanno sia gli apologeti della scienza che i suoi denigratori. 6
Eppure sarebbero già sufficienti due citazioni chiave dal fittissimo epistolario fra Marx ed Engels per delineare nitidamente il rapporto di complementarità che legava i due inseparabili amici e per fare giustizia della svalutazione che ha condizionato a lungo, soprattutto nel nostro paese, il giudizio sul fondamentale contributo del secondo alla formazione e allo sviluppo del pensiero comunista moderno.
Fermo restando che, come ebbe a dire con commovente umiltà in una nota del Ludwig Feuerbach, Marx «era un genio, noi tutt’al più dei talenti», 7 in una lettera del 17 marzo 1845, scritta alcuni decenni prima, Engels così definiva la personalità intellettuale del grande amico: «Suppongo…a giudicare…dal tuo carattere, che tu insisterai di più sulle premesse che sulle conseguenze». Marx, dal canto suo, in una lettera del 4 luglio 1864 così tratteggiava il ruolo di Engels nella grande intrapresa della elaborazione congiunta del materialismo storico, della critica dell’economia politica e del socialismo scientifico: «Tu sai che: 1) a tutto io arrivo con ritardo e che: 2) io seguo sempre le tue orme». 8
Vi sono dunque solidi motivi per attribuire a Engels un ruolo essenziale non solo nella divulgazione, ma anche nella elaborazione e nello sviluppo del pensiero comunista moderno. Alla luce di tali motivi, se è legittimo indicare in Engels “un esempio da seguire”, volendo con ciò sottolineare l’adesione del figlio di un industriale tessile alla causa del comunismo, è altrettanto legittimo affermare, prendendo spunto da quel convegno gallaratese che ripropose meritoriamente, in occasione del centesimo anniversario della morte, la centralità della sua figura e del suo contributo nella storia del movimento operaio internazionale, la necessità di “usare il pensiero” di Engels, facendo di esso, così come di quello di Marx (giacché sono inscindibili), un’arma della lotta per l’emancipazione sociale.
4. Una questione centrale della lotta teorica
In conclusione, affrontare e risolvere la “questione di Engels” implica la necessità di chiarire il motivo per cui l’esposizione e l’analisi della teoria marx-engelsiana sono sempre state la posta di conflitti filosofici, scientifici e politici: non a caso Marx scrive il libro intitolato Miseria della filosofia, cioè l’anti-Proudhon; non a caso Marx ed Engels scrivono l’Ideologia tedesca, cioè l’anti-Stirner; non a caso Marx aggiunge al Capitale, come sottotitolo, l’espressione Critica dell’economia politica; non a caso lo stesso Engels scrive quel capolavoro di divulgazione rigorosa della teoria del socialismo scientifico, che è l’Anti-Dühring, un esempio insuperato di come si possa ‘pensare difficile’ e ‘mostrare semplice’.
Fin dal primo periodo dell’attività che svolsero i due teorici del socialismo scientifico ed organizzatori del movimento operaio internazionale, tali conflitti si manifestarono acutamente, protraendosi nel secondo periodo, in cui si formarono i partiti socialisti e la Seconda Internazionale, e nel terzo periodo, quando si assistette allo sviluppo dell’imperialismo e alla Rivoluzione d’Ottobre.
In forme diverse e con diversi contenuti, corrispondenti al grado di maturazione del movimento operaio internazionale, si sono manifestati i conflitti durante il quarto periodo, in cui da un lato le lotte rivoluzionarie si sono estese su scala mondiale e, dall’altro, si è prodotta la scissione del movimento comunista internazionale. Nel periodo attuale, segnato per un verso dal crollo dell’Unione Sovietica e di altri paesi socialisti e, per un altro verso, dall’ascesa del “socialismo di mercato” cinese nel contesto di una crisi dell’economia capitalistica che dura, con alterne vicende, quasi da mezzo secolo, non deve meravigliare il fatto che la difesa e il rilancio del fondamentale ed originale contributo di Engels alla elaborazione e allo sviluppo del pensiero comunista costituisca una delle poste della lotta teorica che si svolge all’interno del movimento di classe.
Per queste ragioni, le risposte che si dànno a domande come le seguenti – che cos’è il marxismo? quale posto vi occupa il materialismo dialettico? che rapporto intercede fra marxismo e comunismo? – non si esauriscono in un mero àmbito speculativo ma, data la presente congiuntura storica, sono destinate ad influire sulla linea politica del movimento comunista, sulla prospettiva della lotta per il socialismo e, almeno potenzialmente, data l’egemonia del riformismo borghese e della sua politica interclassista, sulla linea del movimento operaio.
Così, ancora una volta si tratta di capire come, procedendo dall’esterno rispetto al movimento del proletariato, si arrivi ad elaborare una teoria, quella del socialismo/comunismo, che esprime in modo compiuto l’autonomia di classe, nel mentre i capi del proletariato, che prendono le mosse dalla coscienza spontanea del movimento operaio e si limitano a rispecchiarla, non sono mai arrivati ad elaborare qualcosa di diverso da un’ideologia piccolo-borghese. Per i filistei di tutte le risme, l’adesione di uno studioso di diritto, di un filosofo, quale era Marx, o l’adesione di un industriale tessile, quale era Engels, alla causa del movimento operaio resteranno misteri insolubili, sepolti nella psiche distorta di questi personaggi: solo i materialisti storico-dialettici sono in grado di spiegare come il processo attraverso cui la teoria marx-engelsiana viene ‘importata’ nella classe operaia sia lo stesso processo attraverso cui il proletariato diviene, mediante l’organizzazione, classe per sé. Ma i materialisti storico-dialettici sono altresì consapevoli che, a partire dalla valorizzazione dell’opera di Engels, sono in gioco anche nella nostra epoca le condizioni da cui dipende la fusione della teoria rivoluzionaria con il movimento di classe.
Sono queste le ragioni per cui il duecentesimo anniversario della nascita di un fondatore del socialismo scientifico, di un artefice della fusione tra la teoria marxista e il movimento operaio, di un maestro del pensiero rivoluzionario e di un avversario irriducibile del revisionismo, quale era Friedrich Engels, può e deve stimolare la riflessione e l’iniziativa dei comunisti, così come delle forze più avanzate del mondo del lavoro e della cultura, lungo l’intero arco storico della transizione che l’umanità sta vivendo.
Note
1 F. Engels, Anti-Dühring, Editori Riuniti, Roma 1985, p. 102.
2 V.I. Lenin, Opere complete, vol. XXXI, Editori Riuniti, Roma 1967, p. 135. Il breve scritto, datato giugno 1920, è di poco successivo alla pubblicazione del fondamentale opuscolo intitolato L’estremismo, malattia infantile del comunismo. In esso Lenin recensisce un articolo della rivista di ultrasinistra «Kommunismus», al cui autore muove il seguente rimprovero: «Il compagno B.K…. trascura del tutto l’essenziale…cioè l’analisi concreta della situazione concreta, che è l’essenza stessa, l’anima viva del marxismo».
3 T. Hunt, La vita rivoluzionaria di Friedrich Engels, ISBN Edizioni, Milano 2010.
4 F. Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra, Editori Riuniti, Roma 1978, p. 382. Giova riportare il passo nella sua interezza: «Per i suoi princìpi, il comunismo è al di sopra del dissidio tra borghesia e proletariato, poiché lo considera giustificato nel suo significato storico soltanto per il presente, non per il futuro; esso intende appunto sopprimere tale dissidio. Riconosce perciò, finché il dissidio permane, che il risentimento del proletariato contro i suoi oppressori è una necessità, che rappresenta la leva più importante del movimento operaio ai suoi inizi; ma va oltre tale risentimento, perché il comunismo è appunto una causa di tutta l’umanità, non soltanto degli operai».
5 K. Marx – F. Engels, Manifesto del Partito Comunista, Einaudi, Torino 1964, p. 158. La traduttrice e curatrice del volume, Emma Cantimori Mezzomonti, così traduce la formidabile chiusa, che è bene riportare per esteso, del II capitolo, Proletari e comunisti, di questo celeberrimo testo: «Il proletariato, unendosi di necessità in classe nella lotta contro la borghesia, facendosi classe dominante attraverso una rivoluzione, ed abolendo con la forza, come classe dominante, gli antichi rapporti di produzione, abolisce insieme a quei rapporti di produzione le condizioni di esistenza dell’antagonismo di classe, cioè abolisce le condizioni d’esistenza delle classi in genere, e così anche il suo proprio dominio in quanto classe.
Alla vecchia società borghese con le sue classi e i suoi antagonismi subentra una associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti».
6 Il giudizio di Geymonat è una felice eccezione in un panorama, quello del marxismo italiano, che a causa della duplice e convergente ipoteca idealistica e neopositivistica, non brilla per la quantità e qualità degli studi dedicati a Engels. Qui meritano di essere ricordati, oltre all’importante capitolo su Engels e la dialettica della natura nel quinto volume della Storia del pensiero filosofico e scientifico di Ludovico Geymonat, Garzanti, Milano 1971, pp. 332-371, i seguenti lavori: N. Badaloni, Scienza e filosofia in Engels, in Lenin teorico e filosofo, supplemento al n. 4, 1970, di «Critica marxista», pp. 80-110; E. Fiorani, Friedrich Engels e il materialismo dialettico, Feltrinelli, Milano 1971; S. Timpanaro, Sul materialismo, Unicopli, Milano 1997; C.I.S.E. – Centro Italiano di Studi Engelsiani, Friedrich Engels (1820-1895) – Un esempio da seguire, un pensiero da usare, Atti del convegno nazionale di studi – Gallarate, 13 maggio 1995, a cura di Claude Pottier, Galli Thierry Stampa, Milano 1997. Da ultimo mi sia consentito segnalare, in questo sito, un mio recente contributo alla rivalutazione di Engels: https://www.sinistrainrete.info/marxismo/18381-eros-barone-quel-vilain-di-friedrich-engels.html. Si veda anche la relazione su Ciò che ha veramente detto l’‘ultimo Engels’, tratta dagli atti del citato convegno gallaratese e qui reperibile al seguente indirizzo: https://www.sinistrainrete.info/marxismo/10036-eros-barone.html.
7 F. Engels, Ludwig Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca, in Opere scelte, a cura di Luciano Gruppi, Editori Riuniti, Roma 1969, pp. 1131-1132.
8 Cfr. Karl Marx – Friedrich Engels, Opere Complete, rispettivamente vol. 38, Lettere 1844-1851, Editori Riuniti, Roma, 1972 e vol. 41, Lettere 1860-1864, Editori Riuniti, Roma, 1973.
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