da TERMOMETRO GEOPOLITICO
(Claudio Freschi)
L’industria “ecosostenibile” è la nuova frontiera della finanza; le politiche ambientali del NextGeneration Eu hanno avvicinato la Commissione Europea alla più grande casa di investimenti al mondo: BlackRock.
Era il gennaio 2020, ben prima dello scoppio della pandemia globale, quando Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione Europea, annunciava a Strasburgo il piano per il “Green New Deal”. Una serie di “garanzie” per un totale di quasi 48 miliardi di euro, che avrebbero portato ad investimenti complessivi fino a 650 miliardi di euro, per trasformare radicalmente in chiave sostenibile l’economia europea. Nonostante le resistenze di alcuni Stati membri che, temendo ricadute sull’occupazione, erano poco inclini alla svolta, e il poco entusiasmo delle organizzazioni ambientaliste che invece auspicavano risorse più ingenti, il piano veniva generalmente salutato positivamente da tutti. Poi arrivò il Covid-19 e la discussione sui budget europei si concentrò principalmente su come affrontare la pandemia, ma tenendo sempre presente l’obiettivo della sostenibilità, come ampiamente dimostrato dal Next Generation EU. Tutto bene, tutti contenti quindi. Soprattutto Larry Fink, presidente di BlackRock Inc., la più grande casa di investimenti al mondo in grado di gestire asset finanziari per un controvalore di oltre ottomila miliardi di dollari. Non troppo casualmente, a pochi giorni di distanza dall’annuncio della Von Der Leyen, Fink annuncia pubblicamente, tramite l’annuale lettera agli investitori, una “significativa riallocazione del capitale” dall’industria del carbone a quella ecosostenibile. Aggiungendo che “siamo sull’orlo di un fondamentale rimodellamento della finanza”.
I due fatti appaiono del tutto slegati tra loro, in quanto sono stati molti gli investitori, piccoli e grandi, a puntare sul futuro green dell’economia, vista la costante sensibilizzazione su temi come il cambiamento climatico ed il non trascurabile fatto che questo settore sia visto come la nuova gallina dalle uova d’oro da orde di speculatori seriali, indipendentemente dalle loro qualità etiche e morali. Qualche settimana dopo si scoprirà però che la Commissione Europea aveva affidato ad una società esterna il compito di vigilare sulla “corretta integrazione di criteri di sostenibilità ambientale nelle strategie del sistema bancario europeo”. Questa società BlackRock. Nonostante il compenso pattuito per questo compito sia relativamente insignificante, si è parlato di 280.000 euro, non sono poche le sopracciglia che iniziano ad inarcarsi in senso di diffidenza. Il gruppo BlackRock possiede infatti partecipazioni nel settore petrolifero per 90 miliardi di dollari, con rappresentanti che siedono nei consigli di amministrazione di tutte le grandi compagnie di estrazione e distribuzione del greggio, e che normalmente hanno sempre respinto ogni mozione, o quasi, a favore delle politiche ambientali. Vero che sono in molti a vedere nella svolta ecologista a livello mondiale, non solo una legittima preoccupazione per il futuro della nostra umanità, ma la strada trovata dal neoliberismo per rivitalizzare un capitalismo sfrenato che appariva vacillare sotto il peso delle diseguaglianze (e ora dell’epidemia).
Basti pensare all’endorsement dato nel lontano 2009 dal Financial Times, la bibbia della grande finanza internazionale, al Partito dei Verdi tedesco prima delle elezioni europee. La devastazione ambientale, provocata negli ultimi decenni dalla ricerca ossessiva del profitto a qualsiasi costo, stava iniziando a mostrare i limiti oggettivi di una teoria basata sulla necessità di una crescita infinita, dimenticandosi che viviamo su un pianeta le cui risorse non sono inesauribili. Ecco la svolta ideologica, non solo di BlackRock, far ripartire la crescita in maniera “sostenibile” con un progetto che fa vincere tutti, le aziende che possono occupare nuovi segmenti di mercato e quindi ottenere nuovi profitti, gli stati che guadagnano legittimità, il lavoro che aumenta e l’ambiente che viene salvato. Poco importa se il fine ultimo, la necessità maniacale di accumulare denaro, non cambia e se per fare questo vi saranno comunque scompensi e ulteriori diseguaglianze, gli azionisti saranno soddisfatti ed avranno anche un peso minore sulla coscienza, sempre che tutti ne siano in possesso. Ma lasciamo le congetture e torniamo ad occuparci dei complicati intrecci tra economia e politica. Il 17 aprile 2020, il gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo chiede ufficialmente a Emily O’Reilly, Ombudsman Europeo ovvero garante a tutela dei diritti dei cittadini, di aprire un’inchiesta sull’incarico dato a BlackRock, lamentando un evidente conflitto di interessi.
Le accuse, non troppo velate, si sono spinte ad affermare che il compenso molto inferiore a quanto inizialmente stimato (intorno ai 500mila euro), sia stato artificialmente tenuto basso da BlackRock, in modo da vincere la concorrenza di altri competitors ed essere in grado di influenzare il processo decisionale dell’Unione Europea su questi temi. Il fronte della protesta allarga a tal punto che la O’Reilly riceve 3 lamentele ufficiali, da oltre 80 membri del Parlamento Europeo, e oltre novanta organizzazioni della società civile firmano una lettera aperta alla Presidente Von Der Leyen con la richiesta di annullare il contratto stipulato. Il 25 novembre scorso al termine della sua inchiesta, la O’Reilly critica fortemente la Commissione Europea per la sua palese incapacità di valutare un potenziale conflitto di interesse nell’assegnare un contratto a BlackRock. Offrire fondi europei per fornire importanti consulenze che andranno ad influenzare le decisioni sulle politiche ambientali, ad una società che rappresenta gli interessi delle società di combustibili fossili non è sembrata quindi al garante una brillantissima idea. Molti la considerano una vittoria di Pirro, e la vicenda occupa ben poco spazio sui principali media europei. In effetti l’Ombudsman non ha altro potere se non quello di condannare moralmente l’accordo.
Quello che però è certo è che questa presa di posizione getta più di qualche ombra sulla capacità della Commissione Europea di decidere nel pieno interesse dei Paesi membri e dei suoi cittadini, in vista soprattutto dell’imminente decisione sull’allocazione dei fondi previsti dal Next Generation EU. D’altronde le relazioni tra istituzioni europee e BlackRock non sono proprio una novità. Qualche mese fa il quotidiano francese Le Monde faceva notare come a capo del Pan Europea Personal Pension Product (PEPP), un nuovo programma di previdenza complementare su base volontaria che dovrebbe essere lanciato nel corso del 2021, vi sia Valdis Dombrovskis il vicepresidente lettone della Commissione Europea. Il compito di gestire i risparmi dei partecipanti a questo programma è stato affidato, non è dato sapere quanto casualmente, da Dombrovskis a BlackRock.
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