da TERMOMETRO GEOPOLITICO
(Guido Salerno Aletta)
Le guerre petrolifere non finiscono mai: ci sono in ballo migliaia di miliardi di dollari di proventi e soprattutto legami di dipendenza geopolitica.
Ci aveva già provato l’Italia, nel 2008, a promuovere la realizzazione di un terzo gasdotto dalla Russia, il South Stream, che si sarebbe aggiunto a quello che passa dall’Ucraina alimentando i consumi dell’Europa centrale ed al North Stream che arriva in Germania passando per il mar Baltico.
Geopolitica e risorse petrolifere vanno da sempre appaiate.
Ancora ai tempi di George Bush Jr., Presidente americano ma soprattutto erede di una dinastia di petrolieri, c’era ancora spazio per tenere la Russia in campo occidentale: l’Accordo NATO-Russia, raggiunto a Pratica di mare nel 2002, sanciva l’inclusione di Mosca nel formato G7 che si era progressivamente verificata tra il 1992 ed il 1998 tenendo conto della necessità di procedere con la stabilizzazione dei rapporti militari in Europa dopo la dissoluzione dell’URSS e del Patto di Varsavia.
Il mondo era ancora scosso per l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001: si dava la caccia in Afghanistan ai Talebani che l’avevano organizzato ed in quel contesto la Russia, anche formalmente, poteva sentirsi partner di una alleanza comune contro il terrorismo internazionale.
Ma il punto cruciale rimase il rifornimento di gas per l’Europa meridionale.
Una posta in gioco enorme, visto che fino ai recenti ritrovamenti nel Mediterraneo orientale, con giacimenti enormi di fronte ad Israele, alle foci del Nilo in Egitto ed intorno all’isola di Cipro, fino a qualche anno fa c’erano solo queste tre alternative in gioco:
1. la prima ipotesi di pipeline, avrebbe attinto alle risorse dell’Iraq, con il progetto Nabucco, mettendo a frutto l’impegno militare profuso nell’abbattimento del regime di Saddam Hussein;
2. la seconda ipotesi, il South Stream, avrebbe attinto alle risorse di gas provenienti dalla Russia: inizialmente poggiata sui fondali del Mar Nero, dopo aver attraversato Bulgaria, si sarebbe sdoppiato con un braccio verso nord che avrebbe alimentato la Serbia e poi l’Austria, ed un braccio verso sud che avrebbe alimentato la Grecia per poi arrivare in Italia;
3. la terza ipotesi, una pipeline in più segmenti, avrebbe attinto alle risorse dell’Azerbaijan: prima con il SCP (Oleodotto Sud Caucasico), poi con il TANAP (Oleodotto Trans Anatolico) ed infine con il TAP (Trans Adriatic Pipeline) che avrebbe alimentato la Grecia e poi dopo la tratta sottomarina sarebbe approdato in Italia, a Brindisi.
I rapporti tra l’America e la Russia proseguirono fluidi fino all’estate del 2008, quando scoppiò un conflitto armato in Georgia, una Repubblica caucasica che arriva alle sponde del Mar Nero, per il controllo della Ossezia: questa zona meridionale della Georgia, che invoca il separatismo, è strategicamente indispensabile per far transitare il petrolio che proviene dall’Azerbaijan. Chi controlla l’Ossezia è in grado di consentire ovvero di ostacolare il passaggio del gasdotto che si alimenta con il gas dell’Azerbaijan: la Russia, ovviamente, ha tutt’altri interessi.
Inutile dire che il progetto del South Stream, sostenuto dall’Italia, è sfumato: le pressioni sulla Bulgaria sono state enormi. Dopo una serie di tentativi andati a vuoto, è stato trasformato in Blue Stream, un gasdotto che rifornisce direttamente e per ora unicamente la Turchia, dopo aver attraversato i fondali del Mar Nero.
GasdottoIl progetto Nabucco si era arenato subito, visto che il controllo dell’area settentrionale da parte dei Curdi, dove si trovano i giacimenti, è una minaccia per la stabilità della Turchia. Ankara è poi intervenuta in Siria per stabilizzare le sue frontiere meridionali, evitando il consolidarsi di fazioni curde.
Il terzo progetto, che arriva in Italia come TAP, dopo essere stato rallentato da una serie di difficoltà tecniche, ha finalmente cominciato ad erogare gas il 17 ottobre 2020.
Nel frattempo, la Germania ha stipulato un accordo per raddoppiare il North Stream, con una pipeline sostanzialmente parallela denominata North Stream 2.
Le Amministrazioni americane, tutte senza distinzioni, hanno sempre espresso la propria contrarietà al raddoppio del gasdotto russo-tedesco, per tre motivi: aumenta la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia; garantisce alla Russia ricchi introiti; riduce il valore geopolitico del gasdotto russo-ucraino.
Tutto entra in gioco nei rapporti tra Usa e Russia e di conseguenza tra Germania e Russia.
La crisi politica in Ucraina nel 2014, dopo le rivolte di piazza Maidan a Kiev che portarono alla caduta del governo filorusso, al conflitto militare nel Donbass ed alla riunificazione della Crimea con la Russia, ha determinato una tensione internazionale crescente, con gli Usa e poi l’Unione europea che hanno elevato sanzioni contro Mosca per aver compiuto una gravissima violazione del diritto internazionale.
Gasdotto TAPLe sanzioni americane nei confronti della Russia sono andate a colpire le aziende, senza distinzione per la loro nazionalità, che anche indirettamente sono coinvolte nella realizzazione del North Stream 2, un gasdotto che ormai è quasi concluso, visto che mancano solo pochi chilometri per il completamento della posa dei tubi sottomarini.
Inutile dire che il formato G8 è ormai morto e sepolto. La Russia, soprattutto con la Amministrazione Biden, è tornata ad essere nel mirino: di certo, non consentirà nessun successo politico al Presidente Vladimir Putin.
Chissà quali calcoli si fanno a Berlino:
– se magari teme di aver osato troppo, sfidando le contrarietà statunitensi nei confronti del North Stream 2, o forse pensa che l’America sia diventata ormai troppo debole per una prova di forza diretta, e che quindi non le metterà mai sanzioni dirette;
– se pensa davvero di potersi fare scudo con l’Unione europea e di poter contare sul progetto di Esercito europeo, che solo in quanto tale parteciperà alla NATO, e magari si è convinta che questa è l’ultima occasione per dimostrare che l’Europa è finalmente indipendente dalla tutela americana.
Troppe ambizioni si sono fatte sul futuro dell’Europa, che alla prima prova di emergenza, sul Recovery Fund e sui vaccini, si stanno afflosciando.
GasdottoPer l’America, il completamento del North Stream 2 sarebbe uno smacco. Anche la Germania perderebbe la faccia, se ora bloccasse il progetto.
Servirebbe una scusa, a questo punto; occorrerebbe un incidente: così, tutti e due insieme, Usa e Germania, potrebbero dare la colpa alla Russia e tirarsi d’impaccio.
Ma per la Germania sarebbe la fine: sarebbe lei stessa a costruirsi un nuovo Muro ad Est.
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Tutto gira attorno all’energia…. come viene scritto.
Che la Germania sia tra incudine e martello nn ci piove.
In qualsiasi modo, dagli usa verrà danneggiata. Vedi boicottazione dei prodotti tedeschi.