“C’erano quelli di Casa Pound”: ovvero, quando si disvela il benessere piccolo-borghese
di RICCARDO PACCOSI (RI Bologna)
Bisogna davvero avere il culo al caldo a livello reddituale per anteporre, sul piano dell’importanza, la presenza di qualche esponente di Casa Pound in piazza, alla sostanza di una mobilitazione autonoma di lavoratori. Dire “c’erano quelli di Casa Pound”, è un modo come un altro di esprimere la sempiterna ostilità dei piccolo-borghesi nei confronti del conflitto sociale in quanto tale. Casa Pound e le formazioni neofasciste, certamente, hanno in questi mesi provato a cavalcare le proteste. Ma al pari di quanto riscontrato con le proteste cavalcate dai centri sociali e dalla sinistra, nel farlo esse hanno solo certificato la loro irrilevanza.
Le mobilitazioni che invece hanno fatto rete e hanno garantito continuità, sono quelle di settore come nella piazza di ieri, quelle organizzate da associazioni civiche e quelle delle forze politiche costituzionaliste non rispondenti alle categorie di destra e sinistra. Infatti, nelle riunioni a cui sto partecipando, trovo sempre più riscontro all’idea che il denominatore comune d’un fronte ampio di opposizione sociale, non possa che essere la difesa di ciò che il lockdown sta sospendendo: ovvero il diritto costituzionale. Questo implica, però, tenere alla larga chi il costituzionalismo democratico lo tollera quanto una supposta (organizzazioni neofasciste) e chi vuole dissolvere la Costituzione entro uno stato continentale imperialista (sinistra europeista e globalista).
La strada da percorrere, lo vediamo in questi giorni, è dunque quella dell’autonomia dei soggetti produttivi e del lavoro vivo, oggi sotto attacco da parte delle forze sovranazionali della digitalizzazione globale. In prospettiva, quest’autonomia deve trovare sbocco in un ambito politico organizzato e formale, che però non potrà che essere antagonista alle forze anti-costituzionali. Dunque, antagonista alla destra e alla sinistra. Da una parte ci sono il costituzionalismo democratico e la sovranità che appartiene al popolo, dall’altra ci sono la destra e la sinistra.
Naturalmente, quanto detto vale per le organizzazioni, non per le persone. Sulle singole persone, in una fase d’emergenza come questa, non può esserci alcuna pregiudiziale ideologica né biografica. Giusto per fare un esempio, nelle mobilitazioni di questi mesi mi sono ritrovato più volte di fianco a un noto esponente della destra bolognese col quale, vent’anni fa – in occasione di fronteggiamenti di piazza fra rossi e neri – mi ero trovato a contrappormi rivolgendogli minacce fisiche piuttosto pesanti. Ritrovandoci schierati ora dalla stessa parte a difesa dei lavoratori del settore ristorazione, a entrambi è venuto da scherzarci su con tanto di “ciao compagno” e “ciao camerata”.
Ma questo, ripeto, può valere soltanto nel rapporto fra i singoli. Se nello stesso contesto avessi invece trovato una presenza organizzata e direttiva di Casa Pound o Forza Nuova in quanto organizzazioni, avrei o abbandonato la piazza o innescato un conflitto politico per marginalizzarle.
Al momento, però, le organizzazioni di destra e di sinistra sono, per fortuna di tutti, accomunate dalla loro catastrofica perdita di rappresentatività sociale. E questo significa che, al borghese con reddito garantito che dinanzi a una manifestazione come quella di ieri mi dice “c’erano quelli di Casa Pound”, posso solo rispondere “e chi se ne frega non ce l’hai messo?”
E’ un peccato che CasaPound venda ancora vista “solo” come forza neofascista, perché così non è. Il suo impegno più che sovranista, ha anticipato di anni i discorsi che Voi ora state portando avanti con estrema competenza. Anche in questo caso insomma, occasione persa per fare fronte comune… Contenti Voi…