Perfino Confindustria conferma: poca crescita e Recovery inutile. Disastro mercato interno
di SCENARIECONOMICI (Leoniero Dertona)
Confindustria presenta i propri dati sulla crescita e ci conferma alcune punti che chi segue Scenarieconomici già dovrebbe sapere: la crescita prevista per il 2022-23 sarà presente, ma sarà comunque insufficiente per farci recuperare il disastro del 2020. Soprattutto avremo un vero e proprio disastro livello di redditi delle famiglie.
Iniziamo a vedere i dati presentati da Confindustria:
A fine 2023 dato 100 i dati del 2019, avremo:
PIL pari a 98,81
CONSUMI pari a 96,77
EXPORT pari a 102.,56
INVESTIMENTI pari a 108,99
OCCUPAZIONE pari a 96,55
Quindi la ripresa, se di questo si può parlare, sarà comunque incompleta, almeno al 2023, scapito dell’occupazione e dei consumi interni, ma con un forte squilibrio nei confronti di export e d’investimenti che, però, a quanto pare, avranno una produttività relativamente bassa e non condurranno comunque ad un aumento dell’occupazione. Una crescita socialmente distruttiva, che porterà ancora più alla concentrazione della ricchezza nei grossi operatori che si arricchiranno con gli investimenti e a scapito dei consumi interni con un incremento della disoccupazione. Meno benessere, più povertà per tutti, tranne che per chi approfitterà della crescita.
Ed il Recovery Fund? Un inutile unicorno…. vediamo anche qui i dati:
I dati sono i seguenti:
- i trasferimenti sono pari a 69 miliardi, cioè poco più della domanda di BTP dell’ultima asta, e solo per i BTP cinquantennali. Soldi che i cittadini europei e italiani in primis pagheranno in tasse;
- di questo il 20% andrà in investimenti digitali, ed il 37% in investimenti in transizione verde, la cui qualità e redditività è ancora tutta da vedere;
- soprattutto il 70% di queste cifre dovrebbe essere speso entro il 2022. Una situazione ridicola, credibile quanto l’esistenza degli unicorni, in un momento in cui una decina di stati deve ancora approvare il recovery Fund ed i progetti sono ancora da venire.
Alla fine il recovery si rivelerà l’ennesimo flop, doloroso, come lo fu il Piano Juncker. Nonostante questo tutti fanno finta che esista
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