Il sistema moderno: l’integrazione tra Stato e sistema bancario
di RETE MMT (Pavlina R. Tcherneva)
Al giorno d’oggi paghiamo le tasse staccando assegni sul nostro conto in banca, assegni che sono moneta bancaria. Si rende quindi necessario affrontare le implicazioni dell’esistenza di un sistema bancario che può offrire moneta al settore privato mediante la creazione di credito. Mostreremo che lo Stato resta il “monopolista della moneta” indipendentemente dal processo di espansione del credito.
In primis descriveremo il modo in cui la Fed e il Tesoro offrono valuta alla popolazione “finanziando” la spesa pubblica. In un secondo momento introdurremo il sistema bancario per mostrare che questo non è nelle condizioni di offrire valuta in maniera indipendente dallo Stato. Dopodiché descriveremo come la creazione di credito e, contemporaneamente, tassazione imposta dallo Stato non alterano il ruolo fondamentale di quest’ultimo.
La capacità di spesa del Governo è illimitata, il Tesoro può spendere quanto desidera senza alcun vincolo imposto dal settore privato. È una conseguenza del suo status di fornitore unico in regime di monopolio. La spesa pubblica è reddito per il settore privato. Per introdurre il sistema bancario si assuma il caso in cui lo Stato intraprenda un’acquisizione di beni capitali, per esempio perché desidera ammodernare la rete informatica della Federal Reserve e acquista dalla IBM computer e software per un valore di 100 milioni di dollari. Vedremo ciò che accade nel caso in cui 1) la spesa di 100 milioni di dollari sia inferiore al gettito fiscale e 2) ecceda il gettito fiscale.
Il denaro impiegato nella transazione è depositato nel sistema bancario. Le riserve vengono accreditate sul conto in banca della IBM, lo Stato ha provveduto alla creazione di depositi. Dato che i prestiti creano depositi, le banche possono aumentare la quantità di denaro in circolazione nel sistema mediante l’erogazione di credito. Esse usano una quota parte di questi depositi per prestare ad altri agenti del settore privato e per ciascun deposito sono obbligate a mantenere una certa riserva. Se la IBM lascia i 100 milioni di dollari sul suo conto in banca, la banca disporrà di riserve in eccesso che proverà a cedere in prestito sul mercato interbancario. Se la banca concede un prestito a un altro cliente mantenendo il denaro in banca sul conto del cliente che si indebita, la banca starà comunque tentando di piazzare una vendita nel mercato interbancario.
Ogni spesa fatta dallo Stato crea depositi, ogni tassa che viene pagata li riduce. Si supponga che lo Stato tassi per un ammontare superiore a 100 milioni, la popolazione deve prelevare più denaro di quanto ne abbia depositato inizialmente (che proveniva dalla vendita di beni e servizi allo Stato). Il settore bancario in aggregato non sarà in grado di soddisfare il rapporto di riserva obbligatoria, poiché l’ammontare delle riserve richieste è determinato solo nel momento in cui i depositi vengono registrati.
In questo caso si possono verificare due scenari: le banche falliranno o, cosa più probabile, si rivolgeranno alla Banca Centrale (il prestatore di ultima istanza) per reperire i fondi. Poiché la popolazione paga le tasse intestando assegni al Tesoro, riduce il saldo del settore bancario di un ammontare superiore a quello delle riserve bancarie disponibili. Come può accadere? La Banca Centrale riscuote gli assegni interbancari anche se una banca non dispone di una quantità sufficiente di riserve. Una scarsità di riserve a livello sistemico può essere risolta solo con un intervento della Banca Centrale, per esempio un acquisto di titoli, che si rende necessario a mantenere il sistema in equilibrio. La Banca Centrale è il monopolista delle riserve in un sistema in cui lo Stato è monopolista dei titoli pubblici. Di conseguenza, se lo Stato aumenta il livello d’imposizione fiscale al di sopra dell’ammontare dei depositi che ha creato in principio, presto si troverà a dover offrire finanziamenti prima di riscuoterli dai privati come tasse. Di fatto, se anche la moneta bancaria fosse accettata come mezzo di pagamento delle tasse in ultima analisi sarebbe lo Stato (con la Federal Reserve e il Tesoro in qualità di agenti) a offrire la valuta (i dollari).
Accettando la moneta bancaria lo Stato sta di fatto accettando di anticipare credito alle banche (la valuta necessaria a onorare le passività fiscali). Per fare in modo di dare valore a tale credito, lo Stato esige una garanzia sui prestiti sotto forma di capitale bancario o di patrimonio netto. Nel caso in cui si verifichi una carenza, sebbene la Banca Centrale sia costretta a immettere riserve attraverso il prestito ne detta pur sempre le condizioni, tra cui il tasso d’interesse. Inoltre la Fed richiede una garanzia per il prestito sotto forma di titoli effettivamente detenuti dalla banca o di capitale netto della banca, mantenendo pertanto uno stretto controllo sulle banche associate. Se invece la Fed non ponesse vincoli sul capitale o richiedesse garanzie e concedesse prestiti senza limiti né condizioni lo Stato perderebbe di fatto lo status di monopolista e il valore della valuta rischierebbe di incorrere immediatamente in iperinflazione.
Riassumendo: lo Stato acquista beni e servizi pagandoli con la valuta che emette creando in tal modo depositi; la riscossione di qualunque tassa determina una riduzione delle riserve; solo lo Stato ha il potere di determinare il livello della tassazione e nessun’altra istituzione può creare e/o distruggere riserve; indipendentemente dal processo di moltiplicazione, lo Stato è il “monopolista della moneta” che esige nel pagamento delle tasse.
Consideriamo ora un secondo scenario in cui il sistema monetario sia in equilibrio sin dal principio. Questa volta tuttavia lo Stato decide di realizzare un deficit, ossia di spendere più di quanto tassa. Riprendendo il caso precedente, supponiamo per esempio che il trasferimento di denaro dal conto del Tesoro presso la Fed a quello della IBM presso la Nations Bank sia in eccedenza rispetto all’ammontare della tassazione e che quindi nel sistema ci sia un eccesso di riserve. Nel tentativo di guadagnare un interesse da tale liquidità la Nations Bank concede un prestito ad altre banche e, poiché tutte le banche sono titolari di un conto presso la Fed, questa si limita a trasferire le riserve da un conto a un altro. Il livello aggregato delle riserve resta tuttavia immutato, dunque il tasso d’interesse overnight tenderà naturalmente a zero a meno che venga intrapresa un’azione di contrasto per drenare riserve dal sistema nel suo complesso. Supponiamo che le banche concedano prestiti a famiglie e a imprese nel tentativo di aggirare il crollo del tasso d’interesse; questi prestiti sono depositati presso altre banche e il sistema bancario è in equilibrio poiché i nuovi depositi bilanciano i prestiti. Tuttavia anche in questo caso l’ammontare di moneta che le banche detengono sui conti di riserva presso la Fed non varia, nel sistema bancario continua ad esserci un eccesso di riserve e il tasso d’interesse continua a scendere a zero. È il tasso d’interesse, e non la quantità di riserve, l’unico fattore ad essere sotto il controllo diretto della Federal Reserve. Al fine di sostenere il tasso d’interesse overnight la Fed interviene e drena le riserve in eccesso mediante la vendita di titoli pubblici. Come evidenzia Warren Mosler:
Se [la Fed] trasferisce la moneta in eccesso alle banche perché il Tesoro la vuole spendere, a parità di condizioni, le banche non ne hanno bisogno. Per questo motivo [la Fed] vende titoli di Stato, perché le banche possano guadagnare interessi su quella moneta. [Mosler 1994]
Lo stesso si applica al Tesoro: vendendo titoli lo Stato drena anche riserve, ma se ad acquistarli è il settore privato e il Tesoro non spende si verifica una carenza di riserve che la Fed è costretta a compensare. La Banca Centrale acquista titoli dal settore privato e fornisce una quantità sufficiente di riserve in eccesso. Analogamente, se il Tesoro tassa la popolazione senza prima aver speso dollari la Federal Reserve prima acquista titoli e poi fornisce alla popolazione i dollari con cui pagare le tasse.
Ricapitolando:
All’inizio lo Stato non può riscuotere con le tasse più denaro di quanto ne ha speso. La spesa viene per prima.
Qualunque vendita o acquisto di titoli di Stato avviene con l’unico scopo di offrire un’alternativa fruttifera ai conti di riserva che non lo sono. Queste transazioni servono a sostenere il tasso d’interesse overnight e non a finanziare la spesa pubblica: lo Stato, ossia il consolidamento tra il Tesoro e la Federal Reserve, ha a disposizione una capacità di spesa in dollari illimitata.
Originale pubblicato nell’inverno 2002
Traduzione a cura di Andrea Sorrentino, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo
Fonte: https://www.retemmt.it/il-sistema-moderno-lintegrazione-tra-stato-e-sistema-bancario/
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