Perché la polizia si toglie il casco davanti ai manifestanti – Parla una fonte interna di Byoblu
di BYOBLU (Adalberto Gianuario)
Nelle manifestazioni che ieri si sono svolte in decine di città italiane, abbiamo assistito, anche attraverso i filmati che noi di Byoblu abbiamo pubblicato, a diverse scene in cui la Polizia è sembrata solidarizzare con le ragioni dei manifestanti. A Firenze, gli agenti del Reparto Mobile si sono sfilati il casco di fronte al corteo, nonostante fosse molto vicino. A Milano, si sono viste immagini di poliziotti che sfilavano insieme ai manifestanti, senza casco. E a Roma, quando dal sit-in di piazza del Popolo si è staccato un folto corteo non autorizzato, la Polizia ha scelto di non caricare e ha lasciato procedere la manifestazione fin sotto la sede Rai di viale Mazzini.
Poiché, come è noto, sono tantissimi i giuristi e gli avvocati che sottolineano i profili di incostituzionalità della normativa d’emergenza e, in maniera ancora più netta, del Green Pass, molti manifestanti hanno interpretato le scene appena descritte come un gesto di solidarietà della Polizia verso le ragioni della protesta. Il che, come è naturale, ha suscitato l’entusiasmo di coloro che vi hanno aderito.
Naturalmente, le forze dell’ordine sono composte da cittadini come tutti, che magari hanno parenti messi in ginocchio dalle misure di confinamento o che potrebbero avere un approccio critico alla gestione della pandemia ed essere arrivati a conclusioni molto simili a quelle che hanno spinto i manifestanti a scendere in piazza. Magari loro stessi si rendono conto delle difficoltà operative e legali insite in una misura come questa. Ognuno, come cittadino e come uomo, ha la sua sensibilità.
Tuttavia, è bene tenere sempre a mente che i reparti di Polizia sono composti da uomini addestrati come militari, e rispondono a una precisa catena di comando che parte direttamente dal Ministero degli Interni. In particolare, come è logico, quando si tratta della gestione di manifestazioni di piazza estese come quelle di ieri o come quelle a venire. Ci siamo allora chiesti che margine di manovra abbia un agente di polizia impegnato a garantire l’ordine durante una manifestazione, e se il gesto di togliersi il casco, secondo il protocollo, possa davvero essere lasciato a valutazioni di tipo personale, o non risponda piuttosto a logiche operative precise.
Per toglierci il dubbio, abbiamo interpellato una fonte interna alle forze dell’ordine della quale, come prevede la legge, tuteleremo l’anonimato, per capire meglio come leggere il comportamento in piazza dei suoi colleghi.
Ecco quello che ci ha detto.
“I vertici del Ministero degli Interni in questi giorni hanno il terrore che qualcuno si possa fare male. C’era dunque una manifesta volontà di non alimentare tensioni. Perciò, anche in riferimento alle scene di Firenze, con i colleghi che si sono tolti il casco davanti ai manifestanti, scordatevi che lo abbiano fatto perché sono a favore delle manifestazioni. Questa scelta è dovuta al fatto che il clima di tensione si è alzato e dunque c’è bisogno di tranquillizzare la situazione. Anche a Roma, qualora si fosse voluto evitare che il corteo partisse da piazza del Popolo, si sarebbe potuto attuare un piano di “bonifica”, con delle cariche di alleggerimento, ma la decisione è stata di non farlo.
Vorrei però sottolineare un aspetto: probabilmente i manifestanti hanno la consapevolezza che un’azione violenta non porterebbe a niente e quindi, anche dall’altra parte, si reputa inutile innescare meccanismi di tensione che potrebbero solo creare ulteriori problemi. Tendenzialmente, il fatto di togliersi il casco dipende da una “lettura” del manifestante: se il manifestante è pacifico il casco si toglie, se il manifestante è violento il casco si mette”.
Alla luce di questa testimonianza, crediamo utile non alimentare facili entusiasmi né ipotizzare scenari in cui le forze dell’ordine, come in un film a tinte rosa, siano pronte a eludere gli ordini per sfilare al fianco dei cittadini.
Fino ad oggi, il Ministero degli Interni ha scelto la “linea morbida”, ma non è detto che tale assetto venga mantenuto nei giorni successivi, specialmente se le manifestazioni spontanee dovessero intensificarsi e magari dovessero essere infltrate dalle solite frange che agiscono su preciso mandato di chi ha interesse ad innalzare il livello dello scontro.
L’auspicio è che i cittadini che manifestano contro un anno e mezzo di privazioni, cui si prospetta ora un passaporto per godere del diritto naturale allo spostamento, non debbano patire ulteriormente dallo scontro fratricida con altri cittadini, indipendentemente dal fatto che questi ultimi siano o meno d’accordo sui motivi che spingono la gente a scendere in piazza.
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