I corto circuiti dell’intelligenza oggi. E domani?
di La Croce Quotidiano (Giuseppe Bruno)
Mi chiedo dove ci porteranno i cortocircuiti dell’intelligenza. Che essi esistano e siano sempre più evidenti e invadenti mi pare indubitabile. Come non vedere che avere dubbi su qualche tema infuocato del dibattito politico odierno produca immediatamente il cortocircuito con un blackout immediato di ogni possibile conversazione? Eppure, oggi non si fa altro che parlare di dialogo, ma questo dialogo, che proprio sui temi più scottanti sarebbe necessario, non è possibile.
Prendiamo due esempi: i primi che vengono in mente. Sul primo, il Vaccino, mi sono già espresso più volte dimostrando, credo, come i dubbi più che legittimi su efficacia, eventuali danni a breve, media e lunga scadenza, opportunità di somministrazione relativa all’età del soggetto o, ancora, l’invito alla riflessione sull’uso non alternativo, ma almeno complementare, delle cure “altre” rispetto al vaccino (leggi per comodità “cure domiciliari”); tutti questi tentativi di ponderata argomentazione – credo appunto di aver dimostrato – che o siano immediatamente bollati quali stupidi o equivoci tentativi di negazionismo (“disfattismo” si diceva durante l’ultima guerra) della “sacrosanta” campagna vaccinale o, nella migliore delle ipotesi, come preoccupante frutto o causa di ignoranza e disinformazione. Comunque, esercizi dell’intelligenza non degni di essere considerati tali. Bollati da chi? Da coloro che oggi detengono il potere dell’informazione. Ma non è che poi siano visti davvero meglio dalla controparte – da coloro che aspirano al potere – che pur utilizzandole a proprio vantaggio, ci vuole schierati “senza se e senza ma” dalla sua parte. Ed ecco che il primo cortocircuito dell’intelligenza è bello e compiuto. Infatti, tutto resta come prima nell’agone politico e nessuno dei contendenti cambia “di una virgola” il suo “pre” “giudizio”.
Un altro esempio. L’accoglienza dei migranti. Lì devi stare molto attento perché rischi anche di trovarti contro addirittura la Chiesa che su questo aspetto è più agguerrita – in molti casi a ragione – dei globalisti progressisti. Anche se, sotto sotto, facendo i dovuti distinguo tra i soccorsi immediati e la strategia generale da tenere a riguardo, pure Papa Francesco ha ammesso, come intelligenza vuole ed encicliche pregresse a riguardo auspicano da oltre cinquant’anni a questa parte, che bisognerebbe che il fenomeno fosse in qualche modo governato ed evitato sul nascere, il famoso “aiutiamoli a casa loro”. Anche se sotto sotto, quando si va nel cuore del Problema anche i globalisti progressisti, ammettono la ineccepibile verità di questo assunto e, in più, che non può essere solo l’Italia ed altre realtà di confine più esposte a questo fenomeno a pagare per tutti. Ma tant’è, se cominci a formulare questi dubbi, automaticamente si produce il secondo cortocircuito. Blackout totale. Sei razzista, xenofobo, naziosovranista e, soprattutto, non hai carità cristiana. Il che oggi equivale a dire non sei un buon “cittadino del mondo”.
Già perché ancora una volta i detentori del potere dell’informazione scendono in campo e ti crocifiggono col tuo tentativo di ragionare e fare i dovuti indispensabili distinguo, necessari ad una mente che ancora funzioni. Ma, anche in questo caso, non è che poi tu sia visto davvero meglio dalla controparte -da coloro che aspirano al potere – che pur utilizzando a proprio vantaggio i tuoi argomenti, ti vuole schierato “senza se e senza ma” dalla sua parte. Quindi ancora una volta il cortocircuito, il blackout e tutto resta immutato nell’agone politico. E si potrebbe continuare e ciò spiegherebbe, per esempio, l’ostinarsi ad oltranza di un Letta per non cambiare “di una virgola” il ddl Zan, nonostante anche la Chiesa, verso cui avrebbe dovuto esserci in qualche misura rispettosa considerazione, abbia espresso su di esso chiare, circostanziate, motivate ed ufficiali perplessità e contrarietà. Ma dove andremo di questo passo? Verso una sicura catastrofe, inevitabile ogni qual volta l’“umanità” scende dal carro del buon senso e si dirige decisa verso una presunta Verità da perseguire a tutti i costi.
Ora, che dietro tutto ciò ci sia il famigerato complotto o il grand Reset, non ha nessuna importanza. L’importante e far risalire, se ancora ci si può riuscire, i tanti, troppi transfughi guidatori sul carro del buon senso che è fatto di ascolto, comprensione e confronto, che è fatto innanzitutto di senso del limite. E su questo penso che chi dirige il carretto transfuga dell’informazione dovrebbe fare un urgente esame di coscienza, perché sembra sempre più convinto, invece, che si tratti di persuadere con qualsiasi mezzo chi lo legge o lo ascolta a fare quello che vuole lui, perché per principio quella è la cosa giusta, vera ed è l’unico obiettivo che valga la pena perseguire. Un giorno li chiamavamo “montati di testa” e non erano presi in grande considerazione, al massimo gli si dava ragione pur di farli tacere per un po’, oggi sono i soli a parlare e li senti sproloquiare in lungo in largo e su tutto e su tutti.
L’intelligenza che un tempo compariva nei media importanti sembra essersi rifugiata in nicchie sparpagliate sui social e sui piccoli giornali, magari on line. Ma anche lì non gode di una vita facile perché se la vogliono tacitare basta spacciare chi ancora la pratica per diffusore di fake news, seminatore di odio, negazionista, “disfattista”, avversario dei pacifici e “tolleranti” “cittadini del mondo”. Intanto il mondo della cultura – quello che resiste – sempre sottotraccia, a chi nel gran frastuono riesce ancora ad ascoltarlo, indica verso dove dovrebbe convergere davvero il dibattito politico odierno: non le “soluzioni” gridate da “chi ha più voce”, ma l’umile e seria analisi dei problemi in vista di una reale, se c’è, possibile soluzione. Non una “cittadinanza del mondo” solo proclamata e propagandata, con il risultato di continuare ad alimentare le grandi catastrofi umanitarie e naturali, ma la capacità di affrontare il discorso che ne è alla base e che ormai nessuno di quelli che contano, pare abbia più la voglia e la capacità di affrontare sul serio: il discorso Etico e Bioetico.
Ma intanto per fare questo chi dirige il mondo non dovrebbe più essere il profitto o solo esso, ma almeno, assieme ad esso, per senso di responsabilità e necessità di sopravvivenza, la capacità di considerare davvero nel “progredire” i limiti e i limiti del Limite.
Nulla da aggiungere se non il fatto che molte persone, hanno completamente perso l’aspetto critico del pensiero.
Come fatto osservare, i cittadini nn sono fruitori di informazioni, ma di pubblicità, parole d’ordine. Cercare di fare ragionare questi è una ardua impresa. Chi nn vede il burrone ci finirà dentro.