L’astensione come metodo di governo
di DAVIDEMURA
Le elezioni comunali sono elezioni comunali, e qualcuno – giustamente – ha fatto notare che nelle elezioni comunali si vota la persona e il “programma” per la gestione del Comune. E’ difficile, dunque, dare un’interpretazione nazionale del dato elettorale delle ultime amministrative (quelle tenutesi ieri e l’altro), quelle che – per inciso – hanno visto la completa e inappellabile debacle della Lega. Ma è chiaro che una certa lettura nazionale comunque può essere data, se non altro perché queste amministrative hanno registrato un dato astensionistico allarmante e inequivocabile. Parliamo di una percentuale piuttosto alta, e cioè di oltre la metà dell’elettorato.
E allora non è difficile pensare che il dato astensionistico sia l’ennesima spia di una profonda crisi della nostra democrazia, martoriata e bistrattata da trent’anni di vincolo esterno eurocratico, e non in ultimo – e anzi in perfetta sintesi e connessione – dalle irrazionali e assurde misure anti-covid, tra le quali spicca il green pass (soprattutto quello per lavorare). Sicché, non pare certo fantascientifico affermare che una buona fetta degli italiani abbia deciso di non partecipare a quello che, sempre di più, sembra essere solo un teatrino sterile della politica: il voto. Voto che, per questa ragione, non cambia nella sostanza gli equilibri politici del paese (saldamente in mano alle élite) e non muta in alcun modo la direzione in cui stiamo correndo: quello dello schianto.
L’impressione, però, è che tutto ciò, fondamentalmente, sia voluto. L’astensione è una componente essenziale del regime liberista. Anzi, si potrebbe dire che l’astensione sia essenzialmente un “metodo di governo”, e dunque, di fatto, incentivata dalle élite che, in questo modo, possono imporre la loro visione classista ed elitaria della società, schiacciando sotto i piedi i diritti sociali costituzionali e le istanze democratiche, semplicemente perché a una buona fetta della popolazione viene negata qualsiasi rappresentanza politica, attraverso il sistema della legittimazione/delegittimazione dell’interlocutore politico, operata per mezzo degli strumenti mass-mediatici.
E i partiti che oggi si agitano nell’agone politico nulla fanno, in effetti, per cercare di rappresentare quella fetta di popolazione orfana di rappresentanza, e anzi – prendendo a esempio lampante la Lega di Salvini – dopo aver cavalcato per un certo periodo il dissenso, si mettono alla ricerca di quell’affannato senso di legittimazione elitaria, tradendo il segreto di pulcinella: che siano le élite (eurocratiche) a distribuire le patenti di legittimazione democratica e non il popolo che pretendono di rappresentare senza però difenderne le istanze.
L’astensione, dunque, non è evento socio-politico casuale. In un regime liberista, solo formalmente democratico, l’astensione è elemento essenziale per governare le classi subalterne senza il loro consenso. In assenza di un sistema elettorale censuario (quello in voga nell’ottocento), l’unica modo che hanno le élite per perpetrare il loro potere sulla società è appunto quello di disincentivare la partecipazione dei cittadini alla vita politica del paese, favorendone l’astensione.
E questa è anche la ragione per la quale oggi il dato astensionistico viene sospettosamente ignorato o comunque non considerato particolarmente rilevante nella cronaca massmediatica, controllata dalle stesse élite. Salvo qualche considerazione estemporanea e comunque non dirimente, chi prevale in una competizione elettorale dove il dato astensionistico è allarmante, è considerato vincitore a pieno titolo, sul presupposto che chi non vota si estromette da solo dalla possibilità di incidere sulla vita politica del paese.
Ma è chiaro che questa è una parziale verità: chi non vota spesso si ritrova come scelte alternative zuppa o pan bagnato. Cioè la stessa minestra liberista. Perciò è, inevitabilmente, un cittadino che si ritrova senza effettiva rappresentanza politica, come tale impossibilitato a fare un’effettiva scelta democratica, anche perché chi, effettivamente, potrebbe rappresentarlo spesso è tenuto fuori dalla partecipazione democratica, attraverso gli astuti meccanismi della legittimazione/delegittimazione politica elitaria di cui su si è dato conto.
Esistono soluzioni? Ovviamente sì. Ma richiedono che venga spazzata via la cosiddetta democrazia liberale e ripristinata quella popolare, disegnata nella Costituzione del 1948. Perché ciò avvenga, dovrebb nascere e affermarsi un partito popolare di massa che abbia come programma il raggiungimento di questo obiettivo. E qui la domanda sorge spontanea: chi e come, in una società impregnata di liberismo nocivo fino al midollo in cui sono le élite a distribuire patenti di legittimazione democratica?
Fonte: https://www.davidemura.com/astensione-come-metodo-di-governo-7402/
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