Diciassette tesi sulla costituzione di un partito
di La Fionda (Leandro Cossu)
1. Per chi si propone un cambiamento strutturale, le elezioni (parlamentari, regionali o amministrative) non sono un fine ma un mezzo. Per organizzarsi e radicarsi nel territorio, diffondere la propria visione del mondo, verificare un riscontro nelle classi di riferimento e, non ultimo, offrire una barricata istituzionale alle istanze sociali in un sistema che pur eticamente si rigetta.
2. Le elezioni amministrative del 2021 si sono tenute in un momento storico particolare, la caduta del simulacro democratico: il Governo più reazionario della storia d’Italia è al potere a causa della politicizzazione delle forze istituzionali e all’istituzionalizzazione delle forze politiche; anche di quelle che si erano presentate, a fini elettorali, come antisistema.
3. Una larga fascia della popolazione in naturale opposizione, coscientemente o no, al governo Draghi non avrebbe potuto riconoscersi in nessun partito afferente alla maggioranza o alla finta opposizione parlamentare di destra. Nonostante fossero presenti in ogni città forze sedicenti socialiste dal dichiarato compito di rappresentare questa classe, fossero esse sinistra di classe o esplicitamente comuniste, esse hanno ottenuto un risultato irrisorio a causa dell’astensionismo di massa della classe stessa.
4. La disaffezione è da interpretarsi tanto come sfiducia sistemica alla democrazia liberale quanto scarsa credibilità delle forze socialiste.
5. La sinistra extraparlamentare degli ultimi 30 anni è caratterizzata da una serie di difetti sistemici, il più importante dei quali è l’identificazione di un singolo leader con una serie di connotati politici. Si parla quindi di personalismo. I vari esponenti non sono individui perfettibili che parlano a nome di una causa, ma la causa stessa. Un tragico passaggio da “tutti importanti, nessuno indispensabile” a “pochi indispensabili”.
6. Un altro grave difetto è che suddette sigle hanno fatto sostanza di una presunta superiorità morale. Pertanto, le classi subalterne associano la parola sinistra, che va riportata al suo originale significato economico, a rivendicazioni naif, ossessione per la forma, lotte esterne al conflitto capitale-lavoro nazionale e alienate dalla coscienza di chi subisce tale conflitto.
7. Elettoralmente ciò si traduce in due modi: o alla proliferazione di liste, programmaticamente indistinguibili, che differiscono, per via del principio degli indiscernibili, solo per il nome degli appartenenti; oppure, alla creazione di macedonie locali su cui si crea la convergenza non tanto per motivi programmatici, quanto per i buoni rapporti personali degli esponenti locali. Entrambi questi modi di affrontare le elezioni, frazionismo ed elettoralismo spicciolo, hanno, per l’ennesima volta, fallito. Questo perché in entrambi i casi non ci sono stati partiti, ma sigle.
8. Questo non è un appello alle forze neosocialiste a fondersi in un’unica sigla ipocrita. È l’ultimo disperato appello far sì che tutte le persone politicamente compromesse con la distruzione della coscienza di classe si facciano in dietro, favorendo però, con il coinvolgimento di tutti coloro che hanno sinceramente militato in tutti i progetti politici fallimentari, la creazione non di una siglia ma di un partito. Ciò che deve venire fuori non è somma e disordine, ma sintesi e organizzazione. È l’invito a creare qualcosa di diagonale sia rispetto alle forze politiche che rispetto ai desideri e alle aspettative degli intellettuali di area. Non possiamo più aspettare che un partito del genere compaia per partenogenesi.
9. Fondare un partito significa tante cose. Ad alcune, come l’organizzazione gerarchica, siamo abituati. Ad altre, come la compromissione, quella spiacevole sensazione di errare in presenza di due o più scelte avvertite tutte come sbagliate, no. Bisogna risvegliare l’entusiasmo di essersi compromessi, di essersi sporcati le mani contro un Dio d’acqua che sembra assorbire i nostri colpi senza dare cenno di cedimento. Inoltre, dovrà essere superato ogni particolarismo: non alleanza corporativa di minoranze, ma lotta della maggioranza di oppressi, in cui tutte le differenze sono sospese, contro la minoranza di oppressori.
10. Esistono differenze irriducibili, contrasti sulla visione del mondo, conflittualità accese tra diversi modi di intendere il socialismo. Pacificare tutto ciò è ipocrita. Nonostante questo, esistono diverse alternative tra la pacificazione e la scissione: due fra tutte, la sospensione del giudizio a causa di altre urgenze irrimandabili (tale è il governo Draghi) o la costruzione in medio e lungo termine di una sintesi in una posizione altra. Diverse sensibilità potranno essere riunite sotto diverse correnti. La conflittualità non dovrà essere intesa come lotta per la supremazia, ma come spinta propulsiva.
11. Chi vorrà tutto e subito non deve essere il benvenuto. Questa è l’unico vero discrimine che deve essere sentito tra chi la pensa come noi. Saranno compagni di strada chi, pur non riconoscendosi in noi, deciderà di collaborare per un fine in comune.
12. A chi sintetizzerà le istanze col proprio volto devono essere chieste poche qualità. Il carisma, certo. Ma anche l’eloquio, la passione, una faccia tosta ma soprattutto una mefistofelica cattiveria e abilità nel padroneggiare le armi del nemico. Nel medio termine si penserà alla selezione e alla formazione dei quadri.
13. La fretta e la superficialità, o di riflesso la lentezza, potranno essere superate solo se ci penseremo come soggetto storico sub specie aeternitatis.
14. Gli animi dei militanti non saranno scaldati tutti, e subito. Alcuni accetteranno subito la sfida con entusiasmo, altri ci metteranno tempo prima di realizzare questo trauma fondativo. Alcuni, per purismo o personalismo nelle persone coinvolte, non vorranno partecipare e ostacoleranno tutto. Ce ne faremo una ragione.
15. Capiremo se la strada è giusta, sia quella che ho proposto qui o altre che verranno praticate, solo se coloro che diciamo di rappresentare non si accontenteranno di sostenerci, ma pretenderanno di militare.
16. Generalmente in un quadrante politico gli orientamenti sono rappresentati come punti. I punti sono irriducibili e incomunicabili come monadi. È giunto il momento di smettere di pensarci come punti e iniziare a essere superfici.
17. Purtroppo questo appello rimarrà lettera morta.
Fonte: https://www.lafionda.org/2021/10/07/diciassette-tesi-sulla-costituzione-di-un-partito/
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