NATO, quello che la Russia vuole e quello che può
da FULVIO SCAGLIONE (www.fulvioscaglione.com)
Sarebbe bello, però, se si trattasse solo di questioni personali. Perché il problema sta invece nella sostanza. La Russia si sente accerchiata e, soprattutto, vive come un incubo la prospettiva di avere armamenti Nato ai confini, ovvero così vicini da rendere un eventuale attacco missilistico o aereo non intercettabile e non replicabile. Per questo Mosca nel 2008 ha dato una lezione militare alla Georgia del provocatore Saakashvili, per questo nel 2014 non ha perso tempo nel rispondere all’Euromaidan di Kiev strappando all’Ucraina la Crimea e il Donbass. È una preoccupazione ragionevole? Dal punto di vista militare e strategico sì. Non c’è Paese della Nato che non ospiti basi e armi (anche atomiche) della Nato. Lo sa bene l’Italia, per fare un esempio geograficamente lontano dalla Russia, dall’Ucraina o dai Paesi Baltici. Negare questo significa dar ragione a Ryabkov quando dice: «Gli americani non capiscono quanto sia grave la situazione». Ovvero: che la Russia si sente davvero minacciata.
È altrettanto chiaro, però, che nessuna alleanza politico-militare (in questo caso la Nato) accetterebbe di farsi dire da un «avversario» chi può o non può farne parte. Nessun Paese, non solo Ucraina e Georgia, accetterebbe di farsi dire da altri con chi può o non può allearsi. E nessuna potenza, nel caso specifico gli Usa, accetterebbe di dare ad altri Paesi la patente di amici di serie B, come avverrebbe a Georgia e Ucraina se Biden accettasse le richieste russe. Tanto più che la collaborazione dei Paesi dell’Est europeo è utilissima agli Usa per tenere a bada eventuali smanie dell’Unione Europea.
Il cuore della questione è politico, anzi: geopolitico. La Nato ha iniziato a espandersi verso Est già negli anni Novanta. Cioè, quando a Mosca c’erano i governi più filo-occidentali della storia e la Russia tutto era tranne che bellicosa. L’idea degli Usa, di cui la Nato è un’estensione militare, era di approfittare delle debolezze altrui per «occupare» la maggiore quantità di spazio possibile. Quello che nessuno prevedeva allora (anzi, l’idea più comune era l’opposta) era che la Russia, e in misura anche maggiore la Cina, potesse risollevarsi così in fretta, recuperando orgoglio e potenza. Intendiamoci, Mosca non può competere con Washington (non solo in economia: il suo bilancio per la Difesa è un decimo di quello americano) ma può, per fare solo qualche esempio, mandare a monte i suoi piani in Siria o azzoppare l’Ucraina diventata feudo Usa. O stringere i rapporti con l’ex nemica Cina in un modo che fa tremare chi immagina le risorse energetiche russe al servizio della macchina produttiva cinese.
Per ottenere qualcosa, adesso, si tratterebbe di smontare decenni di politica mediocre e senza visione, concentrata solo su piccoli guadagni del breve periodo che hanno aperto la strada a disastri, come appunto ora si vede, nel lungo periodo. Cosa che verrebbe da definire impossibile, se non fosse che è meno triste chiamarla invece difficile.
FONTE: http://www.fulvioscaglione.com/2022/01/11/nato-quel-che-la-russia-vuole-e-quello-che-puo/
Vedendo cosa ha fatto la Russia in Kazakinstan, mi sembra evidente che la Russia ha tutti i modi per intervenire.
Lo abbiamo ben visto.