Le malefatte di Draghi
di ANDREA CORRITORE (RI Viterbo)
PARTE 1: I DERIVATI
Mario Draghi è stato direttore generale del Ministero del Tesoro dal 1991 al 2001. Durante la sua dirigenza, l’Italia ha sottoscritto tonnellate di derivati, cioè prodotti finanziari speculativi e rischiosissimi che hanno fatto perdere al nostro paese circa 35 miliardi in dieci anni (arricchendo però le banche d’affari che li hanno emessi, Morgan Stanley e la stessa Goldman Sachs per la quale Draghi è poi andato a lavorare, forse come premio per il suo operato quando era al ministero…).
PARTE 2: LE PRIVATIZZAZIONI
Come direttore generale del Ministero del Tesoro dal 1991 al 2001, Mario Draghi è stato il regista e l’esecutore del più grande piano di privatizzazioni e dismissioni del patrimonio pubblico italiano, svendendo a multinazionali e fondi speculativi quel blocco di industrie ed attività che da solo valeva oltre 2 milioni di posti di lavoro (più un indotto sconfinato) e che, soprattutto, dava al nostro paese solidità, competenze tecnologiche, forza produttiva e indipendenza geo-politica. Ecco perché l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ha definito Draghi “un vile affarista che ha liquidato l’industria pubblica italiana”.
PARTE 3: LA “LETTERINA” DEL 2011
Il 5 agosto 2011, in piena crisi finanziaria (aggravata dalla stessa BCE che iniziò a vendere i btp italiani per destabilizzare il paese), Mario Draghi, in veste di futuro governatore della BCE, scrisse assieme a Jean Claude Trichet la famosa “letterina” all’Italia, dove si ordinava al nostro governo di applicare feroci misure di austerità, un aumento drastico dell’età pensionabile (la legge Fornero), la privatizzazione su larga scala di beni e servizi pubblici, l’abolizione dei contratti collettivi e la liberalizzazione delle leggi sul lavoro (il decreto Sacconi e il Jobs Act). Un insieme di provvedimenti che, applicati dai successivi governi Monti, Letta e Renzi, finiranno di distruggere quel che rimaneva della nostra economia, generando povertà e disgregazione sociale ma garantendo, allo stesso tempo, i profitti degli speculatori finanziari.
[continua…]
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