Il “fattore UE” secondo Canfora
di GIAMPIERO MARANO
Il nuovo libro di Luciano Canfora, La democrazia dei signori (ed. Laterza, 2022, pp. 74, 12 euro), sembra confermare le analisi (e le prognosi) proposte dall’area politico-culturale neosocialista da un decennio a questa parte. Dopo una stoccata proemiale nei confronti della cosiddetta sinistra (accusata di “doppiezza” per il “disappunto” e per il “sussiegoso disdegno” con i quali si rapporta sistematicamente al popolo pur dichiarandosi democratica), Canfora riconosce che nel radicale cambiamento dell’Italia dai tempi di Nenni e del centrosinistra ha avuto un ruolo decisivo il “fattore UE”.
Da esso dipende essenzialmente non solo il tradimento della sinistra, che alla lotta di classe ha sostituito l’europeismo e l’atlantismo e ha così perso consenso presso il suo antico elettorato di riferimento, ma anche il fatto che “da oltre trent’anni l’Italia vede attuarsi periodicamente soluzioni ‘irregolari’ delle crisi politiche”. Canfora pensa ovviamente alla nomina a presidente del Consiglio di personalità, estranee a un Parlamento ormai sempre più screditato, come Monti e, soprattutto, come Draghi, gradito a quell’establishment europeo che dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi ha fatto rapidamente approvare il “Recovery Plan”.
L’assetto politico italiano procede dunque a grandi falcate, non senza il complice conformismo dei mass-media, verso “una forma originale di partito unico” paragonabile a un dipartimento universitario con le sue articolazioni, mentre la reale capacità di azione dei partiti è di fatto vanificata, a dispetto di quanto vuole la Costituzione (art. 49). Quest’ultima, ormai smantellata anche grazie al prolungato stato di emergenza sanitaria. è vista come un ostacolo dalle forze oggi ritornate in auge, dopo avere appoggiato a suo tempo il fascismo, “in abiti ammodernati e con una esteriore patente di onorabilità, facente perno (tra l’altro) sull’’atlantismo’”.
L’obiettivo finale di simili forze, come pure di quelle “prevalenti al vertice UE”, consiste sia nel favorire il passaggio del potere legislativo dal Parlamento al governo sia nella distruzione completa dello Stato sociale, “visto come un ingombro e come il fossile di un’altra era geologica”. In tal senso, la posizione “statalista” di Canfora, secondo cui i problemi annosi del Paese potranno essere risolti mediante “un gigantesco investimento che incrementi la pubblica amministrazione, ma questo è l’esatto contrario di ciò che ‘chiede l’Europa’”, è nitida e del tutto condivisibile.
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