Il dovere
di FIORELLA FOGLI (RI Ferrara)
Che stato è uno stato senza sovranità monetaria? Che stato è uno stato senza una banca centrale che eserciti la funzione di prestatore di ultima istanza? Che stato è uno stato in cui il parlamento rappresenta solo se stesso e non la volontà dei cittadini?
Che stato è uno stato con un governo che ogni giorno calpesta gli articoli della Costituzione Italiana su cui ha prestato giuramento, annullando la dignità delle persone con il ricatto, discriminando senza alcun fondamento scientifico e/o sanitario parte della popolazione, aumentando la disoccupazione, privatizzando asset strategici, svendendo patrimoni nazionali, decidendo di coinvolgere il Paese in una guerra fornendo armi e soldati?
Che stato è uno stato in cui presidente e magistratura fanno finta di non vedere che ogni giorno, a colpi di fiducia e Decreti, vengono cancellati i diritti inalienabili degli italiani? Che stato è uno stato in cui il governo proclama “stati di emergenza” ad libitum solo per esercitare il proprio potere senza ostacolo alcuno?
Non è più uno stato. È diventato niente più che una fetta del mercato europeo, ingabbiata da assurde normative dettate da poteri esterni, da sfruttare a piacimento E questo è potuto accadere perché non ci siamo più occupati di politica. Perché dal 1992 i nostri “politici” hanno operato alacremente per convincerci che la politica fa schifo.
In realtà, è il comportamento di questa classe dirigente e politica che fa schifo, non la politica in sé. La politica, e la partecipazione popolare alla politica, è l’unico mezzo che i cittadini hanno per portare in parlamento la propria voce. Dai sondaggi emerge che più del 40% degli Italiani continua a non volere partecipare alla politica del proprio Paese. Auspico che, alle prossime elezioni, cambino idea.
Le alternative per un voto che non esprima la solita scelta del “meno peggio” ci saranno. Spetterà a noi sfruttare quell’occasione. Chiunque abbia intenzione di sottrarsi da questo, che più che mai diventa un dovere, usi almeno la cortesia di smettere di lamentarsi.
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